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editoriali

Il Pd non ha alternative all’agenda Renzi

redazione

Il Mes, la concorrenza, il recovery non come lista della spesa. Cercasi motorino

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Chiuso il capitolo del voto di fiducia, il Partito democratico dovrebbe interrogare sé stesso: che ruolo ha giocato durante la crisi di governo? Che posizione ha espresso? In quale modo pensa di condizionare l’azione dell’esecutivo? Purtroppo, nessuna di queste domande al momento può trovare una risposta soddisfacente o anche solo chiara. Il Pd si è auto-assegnato la funzione di guardiano della stabilità e del collocamento europeo dell’Italia, ma fatica ad andare oltre. Dovrebbe, invece, sparigliare: lasciarsi alle spalle la persona di Matteo Renzi non equivale necessariamente a lasciarsi alle spalle i temi che egli ha posto. Anche perché, come molti parlamentari dem confessano gli uni agli altri, l’ex segretario aveva, nella sostanza, ragione.

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Chiuso il capitolo del voto di fiducia, il Partito democratico dovrebbe interrogare sé stesso: che ruolo ha giocato durante la crisi di governo? Che posizione ha espresso? In quale modo pensa di condizionare l’azione dell’esecutivo? Purtroppo, nessuna di queste domande al momento può trovare una risposta soddisfacente o anche solo chiara. Il Pd si è auto-assegnato la funzione di guardiano della stabilità e del collocamento europeo dell’Italia, ma fatica ad andare oltre. Dovrebbe, invece, sparigliare: lasciarsi alle spalle la persona di Matteo Renzi non equivale necessariamente a lasciarsi alle spalle i temi che egli ha posto. Anche perché, come molti parlamentari dem confessano gli uni agli altri, l’ex segretario aveva, nella sostanza, ragione.

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Ne ha dato implicita conferma lo stesso premier, Giuseppe Conte, che dopo una lunga resistenza ha ceduto la delega sui servizi. Ecco: Nicola Zingaretti dovrebbe ripartire da qui. Facendo propria l’agenda Renzi o, almeno, gran parte delle questioni che hanno motivato lo strappo di Italia Viva. Anche perché, in buona sostanza, le parole di Renzi davano voce ai silenzi del Pd, che si vedeva scippati i suoi temi e non riusciva a intestarseli. Due su tutti: il Mes e le riforme. Sulla linea pandemica del Mes, c’è poco da dire: essa rappresenta tanto un’importante occasione di risparmio per le nostre disastrate finanze pubbliche, quanto uno statement politico. Per parafrasare Forrest Gump, europeista è chi europeista fa. Per mesi il Pd ne ha fatto una bandiera: perché ora tace? Quanto alle riforme, i malumori della Commissione europea sul Piano nazionale di ripresa e resilienza nascono dalla loro assenza. Sebbene il Pd finga di non accorgersene, è proprio un esponente del Pd, cioè Paolo Gentiloni, a ricordarcelo con disperata insistenza. Ebbene: cosa pensa il Pd dei richiami su concorrenza, pubblica amministrazione, servizi pubblici, gare e concessioni? Sarebbe bene che il principale azionista della maggioranza facesse chiarezza al suo interno, e poi presentasse un progetto credibile al paese.

 

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