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EDITORIALI

Il richiamo di Mattarella alla responsabilità

Redazione

Il discorso di fine anno del presidente, tra preoccupazione e speranza

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Nelle parole di Sergio Mattarella c’è l’equilibrio giusto tra preoccupazione e speranza: una preoccupazione per i ritardi accumulati che si sommano alla tragedia della pandemia, la speranza basata sulla rapida evoluzione della ricerca che ha prodotto i vaccini che ci proteggeranno e sulla svolta solidale dell’Ue che ha saputa superare le chiusure che avevano reso inefficace la risposta alla crisi finanziaria precedente, scegliendo invece oggi una strategia di crescita e di ripresa complessiva. “Tutto questo”, ha detto nel suo discorso del 31 dicembre il Presidente, “richiama e sollecita la responsabilità delle istituzioni, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi”. Particolarmente preciso è il richiamo alla “declinazione nazionale” del piano europeo per la ripresa. Questo nodo politico viene inserito in un quadro più ampio di responsabilità comune verso il futuro e verso le giovani generazioni.

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Nelle parole di Sergio Mattarella c’è l’equilibrio giusto tra preoccupazione e speranza: una preoccupazione per i ritardi accumulati che si sommano alla tragedia della pandemia, la speranza basata sulla rapida evoluzione della ricerca che ha prodotto i vaccini che ci proteggeranno e sulla svolta solidale dell’Ue che ha saputa superare le chiusure che avevano reso inefficace la risposta alla crisi finanziaria precedente, scegliendo invece oggi una strategia di crescita e di ripresa complessiva. “Tutto questo”, ha detto nel suo discorso del 31 dicembre il Presidente, “richiama e sollecita la responsabilità delle istituzioni, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi”. Particolarmente preciso è il richiamo alla “declinazione nazionale” del piano europeo per la ripresa. Questo nodo politico viene inserito in un quadro più ampio di responsabilità comune verso il futuro e verso le giovani generazioni.

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Non c’è alcuna compiacenza verso le tendenze conservatrici a tornare come prima; al contrario l’esortazione del Quirinale va persino emotivamente in direzione della trasformazione e dell’innovazione: “cambiamo ciò che va cambiato”. Le “fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto” devono essere corrette, e proprio su questo ognuno è chiamato a fare la propria parte. Il senso complessivo del discorso è che bisogna fidarsi: fidarsi della scienza, fidarsi dell’Europa, fidarsi dei vaccini, fidarsi delle competenze: “serietà, collaborazione e anche senso del dovere”. Naturalmente Mattarella non si è espresso sulle immediate prospettive politiche, ma ha dato l’indicazione di una via maestra: “Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo”. Non cessa la competizione politica, “non viviamo in una parentesi della storia”, ma il terreno su cui confrontarsi “richiama l’unità morale e civile degli italiani”. Mattarella non attenua la coscienza delle difficoltà, dei ritardi, delle fragilità strutturali, ma proprio in questo panorama realistico indica le risorse solidali della comunità nazionale come fattori di ripresa. Un’indicazione sobria, priva di retorica vuota e davvero impegnativa per chi vuole onorare le proprie responsabilità.

 

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