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Editoriali

Prove di anti Beppe Sala

Redazione

Rasia Dal Polo si candida su Fb. Moderato, piace alla Lega. Scelta giusta o timida?

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Scegliere il giorno di Capodanno per annunciare sul profilo Facebook personale la propria imminente candidatura (salvo intese) per il centrodestra nella corsa per il sindaco di Milano può essere un audace colpo di comunicazione, oppure una strategia concordata per preparare il debutto ufficiale, oppure un modo per invitare chi deve decidere – ovvero i tre partiti della coalizione – a fare in fretta. Poiché Roberto Rasia Dal Polo, il candidato in pectore in questione, viene dal giornalismo e dalla comunicazione, si può prendere per corretta la prima ipotesi.

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Scegliere il giorno di Capodanno per annunciare sul profilo Facebook personale la propria imminente candidatura (salvo intese) per il centrodestra nella corsa per il sindaco di Milano può essere un audace colpo di comunicazione, oppure una strategia concordata per preparare il debutto ufficiale, oppure un modo per invitare chi deve decidere – ovvero i tre partiti della coalizione – a fare in fretta. Poiché Roberto Rasia Dal Polo, il candidato in pectore in questione, viene dal giornalismo e dalla comunicazione, si può prendere per corretta la prima ipotesi.

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Rasia Dal Polo, 46 anni (di cui il Foglio aveva anticipato alcune settimane fa un profilo) è oggi direttore della comunicazione del gruppo Pellegrini e ha una carriera di tutto rispetto tra radiofonia, televisione e relazioni pubbliche per grandi aziende. Ligure di origini, ha scelto un approccio molto milanese per il suo annuncio: “Mancano pochi mesi e da cittadino dico: rimbocchiamoci le maniche. Io lo faccio per Milano, che amo. Per i milanesi, tutti. Per mia figlia”. Non attacca a testa bassa Beppe Sala, che “è forte e da me stimato”. Ma spiega che la sua amministrazione “ha compiuto alcuni errori gravi negli ultimi due anni. Credo che Milano possa tornare a pensare in grande”.

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Fin qui tutto bene, i candidati sindaco del centrodestra a Milano escono sempre un po’ a sorpresa, dalla società civile o da una formazione aziendale distante dalla politica. Del resto è puro “modello Berlusconi”. Anche se in questo caso il nome proviene dalla Lega di Matteo Salvini e dal lavorìo di Stefano Bolognini, suo commissario a Milano. Un manager, un moderato senza tessere, che ha lavorato a lungo con Ennio Doris, non esattamente un sovranista d’attacco ma proposto dalla Lega: può essere il giusto compromesso per il centrodestra milanese. Potrebbe apparire però, quantomeno per la figura pubblica tutta da costruire, anche una scelta un po’ rinunciataria, come a dare per scontata la conferma di Sala, e più utile evitare le liti di coalizione. Ma questo lo si capirà presto, dai toni che assumerà la campagna elettorale.

 

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