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L'INTERVISTA

“Così faremo tornare i ragazzi a scuola con il nuovo anno”

Annalisa Chirico

Gli investimenti su infrastrutture e mobilità all’ombra della pandemia. Parla la ministra Paola De Micheli

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“Si chiude un anno paradossale: in qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ho il mandato di sbloccare i cantieri ma poi non posso andare fisicamente a inaugurarli. Ho investito 11 miliardi e mezzo per la mobilità del futuro, il trasporto rapido di massa, il completamento delle metropolitane, ma poi le persone non possono spostarsi”. A parlare è Paola De Micheli, numero uno del dicastero delle Infrastrutture e Trasporti, talvolta annoverata, nei boatos di palazzo, come figura traballante del Conte II. “Sono la prima donna a guidare un ministero tipicamente maschile – incalza lei – I dirigenti apicali del ministero, nel bigliettino di auguri natalizi, mi hanno scritto una frase di Annibale che tradotta significa più o meno che, se non c’è un modo di fare le cose, io lo trovo sempre, perciò non mi stupisco se qualcuno s’infastidisce…”. Emblematico è il caso Autostrade: in molti puntavano il dito contro di lei ma poi si è scoperto che a incontrare l’ex ad di Atlantia Giovanni Castellucci era il titolare dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. “Ho trattato quel dossier con particolare rigore, forse anche con rigidità. Quando c’è di mezzo una concessione il ruolo di vigilante è fondamentale perché i privati hanno il diritto di guadagnare legittimamente ma non devono approfittare del ruolo di monopolisti. Quanto alle polemiche, io sono abituata a fare le cose, non mi piace perdere tempo in chiacchiere”.

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“Si chiude un anno paradossale: in qualità di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ho il mandato di sbloccare i cantieri ma poi non posso andare fisicamente a inaugurarli. Ho investito 11 miliardi e mezzo per la mobilità del futuro, il trasporto rapido di massa, il completamento delle metropolitane, ma poi le persone non possono spostarsi”. A parlare è Paola De Micheli, numero uno del dicastero delle Infrastrutture e Trasporti, talvolta annoverata, nei boatos di palazzo, come figura traballante del Conte II. “Sono la prima donna a guidare un ministero tipicamente maschile – incalza lei – I dirigenti apicali del ministero, nel bigliettino di auguri natalizi, mi hanno scritto una frase di Annibale che tradotta significa più o meno che, se non c’è un modo di fare le cose, io lo trovo sempre, perciò non mi stupisco se qualcuno s’infastidisce…”. Emblematico è il caso Autostrade: in molti puntavano il dito contro di lei ma poi si è scoperto che a incontrare l’ex ad di Atlantia Giovanni Castellucci era il titolare dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. “Ho trattato quel dossier con particolare rigore, forse anche con rigidità. Quando c’è di mezzo una concessione il ruolo di vigilante è fondamentale perché i privati hanno il diritto di guadagnare legittimamente ma non devono approfittare del ruolo di monopolisti. Quanto alle polemiche, io sono abituata a fare le cose, non mi piace perdere tempo in chiacchiere”.

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Forse lei è una donna che fa paura agli uomini? “Il mio piglio decisionista può spiazzare qualcuno, non so se sia questione di maschi e femmine, ma dall’inizio del mio incarico ho sostenuto molte candidature femminili competenti. Rfi, ad esempio, per la prima volta nella storia ha una presidente e un amministratore delegato donna”. Nel governo c’è aria di crisi, Matteo Renzi stavolta sembra intenzionato ad andare fino in fondo. “Se la discussione serve a risolvere i problemi, ben venga, se è solo un tema di poltrone questo non è il momento”. Lo ha chiesto a Renzi? E’ stato il suo segretario nel Pd. “No, non lo sento da un mese e mezzo”. Avete sbloccato cantieri per 17 miliardi e investimenti per 11, eppure il contatore sul sito del ministero è ai più sconosciuto. “Forse il tema è un po’ debole, un po’ perché i problemi quando sono risolti non fanno notizia, un po’ perché in fase di pandemia prevalgono altre novità”. Si attendono ancora i nomi dei commissari. “In realtà il ritardo è solo di un mese, i nomi arriveranno probabilmente agli inizi di gennaio”. Come avete fatto a sbloccare le opere? “Abbiamo anche fatto ricorso all’articolo due del decreto semplificazioni che, nell’attesa che si completi la procedura di individuazione dei commissari, consente di assegnare al Rup (Responsabile unico del procedimento ndr) poteri straordinari”.

 

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Next Generation Eu: una buona parte degli oltre 209 miliardi sono destinati a progetti di infrastrutture e trasporti, eppure il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni è tornato a chiedere corsie preferenziali e procedure straordinarie. “Ci siamo dati un tempo supplementare di riflessione per risolvere i nodi veri: la programmazione finanziaria, i progetti definitivi ed esecutivi, i processi autorizzativi. Non possiamo perdere la straordinaria opportunità rappresentata dal Recovery fund perciò dobbiamo accelerare facendo gioco di squadra”. Ma lei è favorevole alla struttura immaginata dal premier Conte con sei super manager e alcune centinaia di tecnici? “Quando ho letto il documento preparato dal premier, non mi sono sentita defraudata dei miei poteri, ci deve essere un unico interlocutore con l’Europa e dobbiamo immaginare una struttura snella. Io aprirei una grande stagione di assunzioni con procedure semplificate, dal Mit abbiamo chiesto 500 assunzioni in Anas”. Non sarebbe il caso di valorizzare gli interni? “Nella Pa esistono importanti risorse, sui progetti nazionali, per esempio, abbiamo una struttura di progettazione come Italferr che può supportare, oltre a Rfi, anche Anas. Tuttavia abbiamo bisogno di più personale perché il blocco del turnover ha lasciato buchi nelle amministrazioni nazionali e locali, le province sono quasi sprovviste di progettisti”.

 

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sarà il Ponte sullo stretto? “La commissione interna al Mit ha elaborato i numeri relativi alle esigenze trasportistiche economiche e sociali, sul collegamento stabile dello stretto, decideremo ma il vincolo temporale dettato dall’Europa per l’avvio dei cantieri è il 2023”. Ma i 5 Stelle, Toninelli in testa, continuano a dirsi contrari. “La questione non va posta in termini ideologici. Credo che su ogni opera vada misurato l’impatto ambientale, sociale e trasportistico: se tali fattori si combinano positivamente la politica deve discuterne. Per la Sicilia il collegamento sullo stretto sarebbe un volano di crescita, valorizzerebbe il suo ruolo di hub portuale nel Mediterraneo accelerando gli spostamenti di merci e persone. Abbiamo deciso di fare l’alta velocità in Calabria, così come abbiamo indetto la prima gara per l’alta velocità in Sicilia. Esistono fatti concreti, atti giuridicamente vincolanti, che determinano una modificazione nel prossimo decennio della condizione trasportistica di queste regioni, da qui l’esigenza di un collegamento stabile e rapido tra le due regioni. E poi mi lasci dire che, in generale, anche un’opera da trenta milioni può cambiare il volto di un territorio incentivando le imprese a investire in quell’area, come è accaduto con il collegamento ferroviario di Gioia Tauro”. Snam, Fincantieri e Ferrovie dello Stato si candidano a essere front-runner in Europa nella mobilità a idrogeno con treni, navi e trasporto su gomma. “E’ un settore affascinante, dalle enormi potenzialità, che vogliamo sostenere. Insieme a Fs abbiamo dato disponibilità per sperimentare nuove motrici che vanno alternativamente a idrogeno ed elettricità, inoltre sediamo al tavolo della filiera idrogeno. Vogliamo rendere navi e porti ambientalmente sostenibili con banchine innovative”. A gennaio le scuole riapriranno con una capienza massima al 50 percento. Un buon compromesso? “Con le ministre Azzolina e Lamorgese abbiamo dato mandato ai tavoli prefettizi per potenziare i mezzi di trasporto e scaglionare gli orari scolastici come se la didattica in presenza fosse già al 75 per cento. I ragazzi devono tornare a scuola”.

 

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