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editoriali

Come si cura la lentocrazia

Redazione

Tolta la task force sui fondi europei non resta che far funzionare i ministeri

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Teresa Bellanova, responsabile dell’Agricoltura al governo ed esponente di Italia viva, ha annunciato, dopo l’incontro con il premier, una grande vittoria: “La task force non c’è più”. Quello che era stato interpretato come uno strappo istituzionale, un esproprio indebito delle prerogative dei ministeri o addirittura della politica, persino della democrazia, è stato affossato. Evviva. In effetti la proposta originaria di Giuseppe Conte, che attribuiva a un gruppo di esperti il potere di indirizzare  le riforme finanziate dai fondi europei appariva come un’estensione dei poteri del premier, che si dotava di una specie di “governo tecnico” che affiancava e forse addirittura scavalcava quello politico. E’ stato giusto mettere in discussione il modo in cui si voleva affrontare la questione dell’efficienza e del controllo di questo sistema di innovazioni, ma resta ancora del tutto inevasa la questione del come gestire questi dossier e questi fondi in modo veloce ed efficace.

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Teresa Bellanova, responsabile dell’Agricoltura al governo ed esponente di Italia viva, ha annunciato, dopo l’incontro con il premier, una grande vittoria: “La task force non c’è più”. Quello che era stato interpretato come uno strappo istituzionale, un esproprio indebito delle prerogative dei ministeri o addirittura della politica, persino della democrazia, è stato affossato. Evviva. In effetti la proposta originaria di Giuseppe Conte, che attribuiva a un gruppo di esperti il potere di indirizzare  le riforme finanziate dai fondi europei appariva come un’estensione dei poteri del premier, che si dotava di una specie di “governo tecnico” che affiancava e forse addirittura scavalcava quello politico. E’ stato giusto mettere in discussione il modo in cui si voleva affrontare la questione dell’efficienza e del controllo di questo sistema di innovazioni, ma resta ancora del tutto inevasa la questione del come gestire questi dossier e questi fondi in modo veloce ed efficace.

 

Al di là della richiesta delle autorità europee di assicurare un controllo efficace, ci sono un passato e un presente preoccupante con cui fare i conti. L’Italia ha sprecato o non utilizzato una quota rilevante dei fondi regionali europei e ha finora ottenuto risultati alterni e assai differenziati secondo le aree geografiche. Basti pensare a questioni apparentemente semplici, come il ciclo dei rifiuti e l’informatizzazione della Pubblica amministrazione per rendersene conto. C’è chi ha messo in opera i termovalorizzatori e chi li combatte, chi raggiunge livelli ragguardevoli nella raccolta differenziata e chi no, ci sono comuni che hanno emesso le carte d’identità elettroniche e molti che non lo hanno fatto. Si tratta di operazioni semplici, avviate da anni e ancora non concluse. Basta riportare ai ministeri i poteri di indirizzo e controllo per superare queste difficoltà che si presentano moltiplicate quando si tratta di avviare simultaneamente un certo numero di progetti? L’idea della burocrazia ministeriale, comunemente chiamata lentocrazia, che diventa improvvisamente un acceleratore sembra piuttosto illusoria. Sarà una vittoria solo se a un sistema criticato se ne sostituirà un altro davvero efficiente, ma su questo per ora è più che lecito dubitare.

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