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EDITORIALI

Non andrà tutto bonus

Redazione

Una Manovra piena di mance, incapace di guardare sia al futuro sia al presente

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Dopo che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fornito l’autocertificazione a Babbo Natale, il Parlamento ha riempito di bonus il sacco della legge di Bilancio. I doni più consistenti li ha messi il governo. A partire dal Cashback, definito “sproporzionato” dalla Bce, attraverso cui l’esecutivo investe lo sproposito di 5 miliardi per incentivare i pagamenti digitali (ma non tutti) e lanciato proprio nella versione “Christmas edition” che garantisce sconti che nella versione classica si potranno cumulare in sei mesi: si regala il 10 per cento a chi spende fino a 1.500 euro in sole tre settimane di dicembre. Non proprio il budget di una famiglia medio-bassa provata dall’emergenza Covid. L’altro grande dono governativo è il Superbonus al 110 per cento, attraverso cui lo stato ristrutturerà gratis casa a chi vorrà, aggiungendo un ulteriore 10 per cento di mancia. Il Parlamento ha voluto aggiungere tanti altri regalini, come ad esempio il “bonus mobili” potenziato per chi avrà anche il Superbonus agli steroidi per ristrutturare. Per completare la casa nuova, c’è pure il “bonus idrico” per rubinetti e tazze Wc a risparmio d’acqua: 1.000 euro per 20 mila fortunati (budget: 20 milioni). Per le fasce a reddito più basso ci sono il bonus per l’acquisto di occhiali e lenti a contatto e lo smartphone in comodato d’uso per un anno, comprensivo di abbonamento internet e a due giornali. Per chi ha Isee fino a 30 mila euro c’è il “bonus auto elettrica”, che sembra tarato non tanto per chi ha pochi soldi ma per chi ne dichiara pochi al fisco. Sempre in zona mobilità c’è il bonus “cargo bike”, per chi non ha fatto in tempo a prendere il monopattino. C’è poi la nona clausola di salvaguardia per gli “esodati” della legge Fornero, che evidentemente nel tempo aumentano anziché diminuire. Le mance si sono sempre viste, in ogni Manovra, ma stavolta sono peggiori del solito. Perché non riescono a guardare né al futuro, cioè al rilancio economico e agli investimenti per le prossime generazioni, né al presente, cioè al sollievo delle sofferenze di chi è completamente schiacciato dalla crisi. Uno spettacolo triste e indecoroso.

 

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