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editoriali

La lotteria delle banalità sovraniste

redazione

Salvini, Meloni e le posizioni senza senso sul gioco degli scontrini  

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In un raro, per loro, caso di distanziamento dal comune sentire sociale degli italiani Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono scagliati contro la cosiddetta lotteria degli scontrini. Mentre l’iniziativa, provate a sentire un po’ in giro per credere, incassava simpatia, interesse e  curiosità da parte di moltissime persone, arrivava l’interdetto della coppia dei capi di destra, con parole degne di ben altra causa. Meloni è più specifica e vede nell’iniziativa del governo un piano per mettere sotto controllo la nostra libertà e schiacciare, da parte di un esecutivo di accattoni, la nostra dignità. “Parte – scrive su Facebook (cui intanto concede vagonate di tracciabilità) – la vergognosa lotteria degli scontrini”. Il succo è che chi paga con carta di credito e aderisce (su base volontaria) al giochino a estrazione fa sapere a “Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri e all’Agenzia delle entrate quali sono le sue abitudini, cosa gli piace, cosa compra e da chi e a che ora” e poi, si aggiunge, lo stato potrà giudicare i cittadini per acquisti immorali o chissà per che altro.

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In un raro, per loro, caso di distanziamento dal comune sentire sociale degli italiani Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sono scagliati contro la cosiddetta lotteria degli scontrini. Mentre l’iniziativa, provate a sentire un po’ in giro per credere, incassava simpatia, interesse e  curiosità da parte di moltissime persone, arrivava l’interdetto della coppia dei capi di destra, con parole degne di ben altra causa. Meloni è più specifica e vede nell’iniziativa del governo un piano per mettere sotto controllo la nostra libertà e schiacciare, da parte di un esecutivo di accattoni, la nostra dignità. “Parte – scrive su Facebook (cui intanto concede vagonate di tracciabilità) – la vergognosa lotteria degli scontrini”. Il succo è che chi paga con carta di credito e aderisce (su base volontaria) al giochino a estrazione fa sapere a “Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri e all’Agenzia delle entrate quali sono le sue abitudini, cosa gli piace, cosa compra e da chi e a che ora” e poi, si aggiunge, lo stato potrà giudicare i cittadini per acquisti immorali o chissà per che altro.

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In mezzo a tanta foga si smarrisce il senso del ridicolo. Proviamo a recuperarlo immaginando una riunione tra i succitati per chiedersi perché il tal dei tali ha comprato un paio di scarpe proprio coi lacci e proprio in quel negozio e alle 17,38. E poi, grazie, a questi dati,  imporre un controllo sociale (la scelta di far entrare uno specifico scontrino in lizza per il premio finale è volontaria come stare su Facebook). Poi arriva Salvini, anche lui invitando al boicottaggio dell’iniziativa, e ribadisce che “vogliono controllare quello che compriamo”, ma i contanti o il rifiuto della partecipazione restano usabilissimi, e aggiungendo un contraddittorio lamento perché ci chiudono in casa ma “poi vogliono anche controllare quello che compriamo”.

  

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Chissà se Meloni e Salvini comprano qualcosa online, certamente sono fissi sui social, e chissà se sanno quanti dati cedono e quante tracce lasciano. Ora prendersela col giochino dello scontrino, pensato come strumento nudge e non certo impositivo, per dare una mano ai negozi e ridurre il contante, suona  strano. Sembra proprio di avere a che fare con qualche sovranista che di botto vuol fare il liberale, senza sapere come si fa.

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