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Editoriali

Protestare, sì. Disobbedire, no

Redazione

La sfida alla salute pubblica delle regioni che politicizzano la pandemia

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Il dissenso delle regioni che sono state messe in una situazione di quarantena più rigida (e della Campania il cui presidente invece avrebbe preferito regole più rigide) è discutibile ma legittimo, purché non superi i limiti imposti, oltre che dalle norme, dall’esigenza di non vanificare gli sforzi e i sacrifici necessari per combattere l’espansione del virus. È comprensibile che i governatori dissenzienti attribuiscano al governo centrale la responsabilità dei ritardi e della imprevidenza che hanno reso così difficile affrontare la nuova ondata di contagi, com’è comprensibile che il governo, al contrario, sottolinei i ritardi delle regioni sulla stessa materia: discutere, criticare, persino protestare fa parte della dialettica tra istituzioni e tra forze politiche che è naturale nella vita democratica.

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Il dissenso delle regioni che sono state messe in una situazione di quarantena più rigida (e della Campania il cui presidente invece avrebbe preferito regole più rigide) è discutibile ma legittimo, purché non superi i limiti imposti, oltre che dalle norme, dall’esigenza di non vanificare gli sforzi e i sacrifici necessari per combattere l’espansione del virus. È comprensibile che i governatori dissenzienti attribuiscano al governo centrale la responsabilità dei ritardi e della imprevidenza che hanno reso così difficile affrontare la nuova ondata di contagi, com’è comprensibile che il governo, al contrario, sottolinei i ritardi delle regioni sulla stessa materia: discutere, criticare, persino protestare fa parte della dialettica tra istituzioni e tra forze politiche che è naturale nella vita democratica.

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Persino la possibilità di ricorrere contro le decisioni del governo fa parte delle possibilità legali garantite: chiedere a un’autorità giudiziaria indipendente di valutare la congruità delle scelte non è un atto eversivo. Il limite è un altro, e consiste nella chiamata o nella tolleranza della disobbedienza incivile. Se si imbocca questa strada nefasta si mette in pericolo, con l’efficacia delle misure anti Covid, la sicurezza dei cittadini, la loro salute e la tenuta delle istituzioni. Ottemperare alle disposizioni, anche contestandole, anche chiedendone la sospensione a un tribunale, è indispensabile. I contagi continuano ad aumentare, la tenuta del sistema sanitario è messa a rischio, e con essa la vita di tanti cittadini.

  

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Giuste o sbagliate che siano le misure adottate, esse costituiscono l’unica barriera che si può opporre all’espansione del contagio e che possono tentare di controllarne l’evoluzione. Anche chi pensa che sarebbero state migliori scelte diverse ha il dovere di rispettare quelle che ci sono e di usare i propri poteri e la propria influenza per farle rispettare. La disciplina civica è l’arma essenziale per combattere il contagio, in una democrazia si può sempre discutere sulla validità delle scelte e persino in certi casi contestarle per via legale. Ma disobbedire o tollerare la disobbedienza è intollerabile sempre, lo è in particolare in una situazione di pericolo per la salute pubblica come quella attuale.

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