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Lo strano caso del libro di Speranza pubblicato ma eliminato dagli scaffali

Simonetta Sciandivasci

"Perché guariremo", scritto dal ministro della Sanità, sarebbe dovuto uscire ieri ma non si trova da nessuna parte. “Ci scusi, Non sappiamo se uscirà piu’ avanti o mai piu’, per ora no” ci dicono da Feltrinelli

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L’uscita di “Perché guariremo”, il libro del ministro della Salute, Roberto Speranza, era prevista per il 22 ottobre, ieri. Solo che ieri, sin dal mattino, sui principali store online dell’interregno esso era irreperibile. Risultava ma non compariva. Come la felicità che, se la cerchi, scompare. Su Google se ne trovava notizia in qualche articolo indignato che diceva (arrotondiamo per eleganza) che il ministro ha trovato pure il tempo per scrivere, ma su Amazon alla voce “Roberto Speranza” risultava “Il tempo di morire. Riflessioni su come accogliere e accompagnare la persona morente alla fine della vita”, e alla voce “Perché guariremo” risultava “E’ stata sfiga a prima vista”. Idem su IBS. Differiva solamente Bookdealer, la piattaforma degli editori indipendenti, ché l’underground è sempre l’ultimo a sapere le cose, le quali cose, in questa storia, sono le seguenti, sussurrateci da inteneriti uffici stampa Feltrinelli: il libro è stato sospeso, non era il caso di farlo uscire con quest’altra catastrofe incombente, già che poi il ministro non era mai stato troppo convinto di scriverlo. Chiediamo se prima o poi uscirà. Risposta: chissà. Chiediamo chi ha fermato la pubblicazione. Risposta: chissà. Chiediamo se possiamo parlare con l’editor del ministro, che poi è responsabile della saggistica Feltrinelli. Risposta: attenda. Attendiamo. Chiamiamo il portavoce del ministro, ci dice gentilmente che sta per entrare in una riunione e non ha tempo e sentiamoci magari tra tre ore ché il ministro è “sotto pressione per via della recrudescenza del virus”, e allora, poiché abbiamo un alto senso dell’ubi maior, smettiamo di dire che vorremmo soltanto sapere che fine ha fatto il libro e ci ritiriamo di buon ordine e attendiamo che qualcuno ci faccia sapere. Come ai provini. Ma nessuno ci fa sapere (sempre come ai provini).

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L’uscita di “Perché guariremo”, il libro del ministro della Salute, Roberto Speranza, era prevista per il 22 ottobre, ieri. Solo che ieri, sin dal mattino, sui principali store online dell’interregno esso era irreperibile. Risultava ma non compariva. Come la felicità che, se la cerchi, scompare. Su Google se ne trovava notizia in qualche articolo indignato che diceva (arrotondiamo per eleganza) che il ministro ha trovato pure il tempo per scrivere, ma su Amazon alla voce “Roberto Speranza” risultava “Il tempo di morire. Riflessioni su come accogliere e accompagnare la persona morente alla fine della vita”, e alla voce “Perché guariremo” risultava “E’ stata sfiga a prima vista”. Idem su IBS. Differiva solamente Bookdealer, la piattaforma degli editori indipendenti, ché l’underground è sempre l’ultimo a sapere le cose, le quali cose, in questa storia, sono le seguenti, sussurrateci da inteneriti uffici stampa Feltrinelli: il libro è stato sospeso, non era il caso di farlo uscire con quest’altra catastrofe incombente, già che poi il ministro non era mai stato troppo convinto di scriverlo. Chiediamo se prima o poi uscirà. Risposta: chissà. Chiediamo chi ha fermato la pubblicazione. Risposta: chissà. Chiediamo se possiamo parlare con l’editor del ministro, che poi è responsabile della saggistica Feltrinelli. Risposta: attenda. Attendiamo. Chiamiamo il portavoce del ministro, ci dice gentilmente che sta per entrare in una riunione e non ha tempo e sentiamoci magari tra tre ore ché il ministro è “sotto pressione per via della recrudescenza del virus”, e allora, poiché abbiamo un alto senso dell’ubi maior, smettiamo di dire che vorremmo soltanto sapere che fine ha fatto il libro e ci ritiriamo di buon ordine e attendiamo che qualcuno ci faccia sapere. Come ai provini. Ma nessuno ci fa sapere (sempre come ai provini).

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Andiamo in un paio di megastore, chiediamo il libro: niente. Chiamiamo qualche amico libraio indie: niente. Gli raccontiamo la storia, ci dice che è probabile che la distribuzione sia stata fermata a inizio settimana, quando alcune copie erano già partite, e quindi da qualche parte, in qualche scantinato, “Perché guariremo” c’è – a noi si surriscalda l’immaginazione e ci figuriamo parenti del ministro che, nella notte, fanno irruzione in tutte le librerie d’Italia e comprano le copie clandestine del libro recusato, più o meno come fece la mamma di Peppino Impastato nelle edicole di Cinisi. Feltrinelli due ore dopo ci fa sapere che: “Non abbiamo molto da dire: non sappiamo se uscirà più avanti o mai più, per ora no”. Che bizzarria.

 

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Se i libri valessero qualcosa, in questo paese, qualcuno se ne sarebbe accorto e i complottisti avrebbero maturato chissà quali sfavillanti teorie sulla ricusazione – nel libro c’era la ricetta del vaccino: è una spremuta! Se i libri valessero qualcosa, in questo paese, un ministro della Repubblica non ne scriverebbe uno controvoglia, ritirandolo dal commercio a pochi giorni dall’uscita, alla chetichella, confidando nel sopore generale. Imboscare è il vero potere, stavolta è stato usato per evitare una figura forse non commendevole, ovverosia proporre in lettura agli italiani un saggio dell’uomo che guida un ministero sulla cui crucialità in questo momento di iella cosmica e malattia mondiale è forse crudele spendere parole, che in esso scrive (su Google Books qualche pagina si trova!): “Ho deciso di scrivere nelle ore più drammatiche della tempesta, perché non possiamo più permetterci di essere colti disarmati di fronte alla violenza di una eventuale nuova pandemia”. E poiché ci siamo fatti trovare impreparati dalla stessa pandemia, qualcuno deve aver saggiamente suggerito al ministro di evitare di pubblicare un libro dai toni profetici, ché di questi tempi le profezie infiniti lutti adducono, e con un titolo tanto discutibile, dove un semplice punto interrogativo avrebbe forse aggiunto la serietà necessaria, come accade nella vita. Che intenerente e infelice vicenda è questa qui: non si può più programmare niente, dalle cene ai saggi da scrivere, tutto muta, i vantaggi si ritorcono in svantaggi, l’opportuno diventa inopportuno, le buone idee del lunedì al martedì fanno già schifo.

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