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editoriali

Una svolta da seguire nel centrodestra

Redazione

Meno fesserie sull’Europa, assist al governo. Prove di una destra non truce

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Matteo Salvini si è reso conto che le sue invettive contro la “gabbia” europea appaiono sempre più infondate e ha deciso di cambiare. Spiega che non è stato lui a modificare la sua visione ma è l’Europa che è cambiata, ma non importa. Adesso intraprenderà un viaggio per le capitali del Vecchio continente alla ricerca di collegamenti e rapporti, nell’ambito di una linea fermamente occidentale. “Guardiamo all’America, all’occidente e Israele”, ha esclamato, forse per fare dimenticare qualche flirt con la Russia e la Cina. Non ha (ancora) deciso di uscire dal gruppo sovranista, anche perché un approdo al Partito popolare europeo sarebbe assai arduo, e come la volpe con l’uva che non riusciva a raggiungere dichiara di non essere intenzionato a “cambiare casacca”. Però le lodi alle scelte della Banca centrale europea, il consenso per il Recovery fund (appena compensato dalla permanente critica al Mes che obbedirebbe, chissà perché, a tutt’altra logica) suonano come una musica tutta diversa da quella del passato anche recente.

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Matteo Salvini si è reso conto che le sue invettive contro la “gabbia” europea appaiono sempre più infondate e ha deciso di cambiare. Spiega che non è stato lui a modificare la sua visione ma è l’Europa che è cambiata, ma non importa. Adesso intraprenderà un viaggio per le capitali del Vecchio continente alla ricerca di collegamenti e rapporti, nell’ambito di una linea fermamente occidentale. “Guardiamo all’America, all’occidente e Israele”, ha esclamato, forse per fare dimenticare qualche flirt con la Russia e la Cina. Non ha (ancora) deciso di uscire dal gruppo sovranista, anche perché un approdo al Partito popolare europeo sarebbe assai arduo, e come la volpe con l’uva che non riusciva a raggiungere dichiara di non essere intenzionato a “cambiare casacca”. Però le lodi alle scelte della Banca centrale europea, il consenso per il Recovery fund (appena compensato dalla permanente critica al Mes che obbedirebbe, chissà perché, a tutt’altra logica) suonano come una musica tutta diversa da quella del passato anche recente.

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Gli incontri con i partiti europei (anche di governo) servono come base per dare una certa solidità alla svolta intrapresa. La scelta di fondo è quella di uscire dall’isolamento, seguendo le indicazioni di Giancarlo Giorgetti, che accompagnerà Salvini nel tour. D’altra parte la Lega ha bisogno di presentarsi come forza potenziale di governo, capace di rappresentare l’Italia nei rapporti con i partner europei, e questo passaggio risulta indispensabile. Insomma il vecchio slogan ereditato dalle frange estremiste del ’68, l’Europa si abbatte e non si cambia, è stato capovolto.

 

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Si vedrà se saranno tratte tutte le conseguenze logiche, se la Lega saprà collegarsi alle tendenze che puntano a dare soddisfazione agli interessi nazionali nell’ambito dell’interdipendenza continentale. Per l’Italia sarebbe un vantaggio poter contare su alternative di governo e di maggioranza costruite all’interno del sistema, in cui la competizione si svolge sulle soluzioni proposte e non sulla furia distruttiva dello schema di riferimento fondamentale. Si può e si deve criticare il ritardo e una certa timidezza di questa svolta, il che non toglie che sia un passaggio rilevante e utile.

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