PUBBLICITÁ

Editoriali

Prova di sicurezza

Redazione

Bene il nuovo decreto “Sicurezza”, ma su confini, centri d’accoglienza e ong c’è ancora da lavorare

PUBBLICITÁ

Il nuovo decreto “Sicurezza” abolisce alcune delle norme più restrittive che erano state introdotte nel precedente testo redatto da Matteo Salvini, senza accedere alla logica dell’accoglienza indiscriminata propugnata dagli estremisti alla Saviano. L’emigrazione da certe zone è un fenomeno inarrestabile, quindi va regolato e controllato, impedirlo, oltre che in molti casi inumano, è impossibile. L’accoglienza deve essere selettiva, la protezione “speciale” per chi rischia in patria di dover sottostare a forme ignobili di oppressione e discriminazione è giusta purché non se ne abusi. I confini europei, e quindi quelli italiani, non devono essere aboliti, vanno controllati e gestiti con buon senso e spirito umanitario. Questi sono i princìpi cui si ispira il nuovo provvedimento, e fin qui tutto bene. Da lì in poi si apre la partita assai complessa dell’applicazione delle nuove regole.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Il nuovo decreto “Sicurezza” abolisce alcune delle norme più restrittive che erano state introdotte nel precedente testo redatto da Matteo Salvini, senza accedere alla logica dell’accoglienza indiscriminata propugnata dagli estremisti alla Saviano. L’emigrazione da certe zone è un fenomeno inarrestabile, quindi va regolato e controllato, impedirlo, oltre che in molti casi inumano, è impossibile. L’accoglienza deve essere selettiva, la protezione “speciale” per chi rischia in patria di dover sottostare a forme ignobili di oppressione e discriminazione è giusta purché non se ne abusi. I confini europei, e quindi quelli italiani, non devono essere aboliti, vanno controllati e gestiti con buon senso e spirito umanitario. Questi sono i princìpi cui si ispira il nuovo provvedimento, e fin qui tutto bene. Da lì in poi si apre la partita assai complessa dell’applicazione delle nuove regole.

PUBBLICITÁ

 

In primo luogo l’identificazione e la selezione di chi ha diritto all’accoglienza richiedono strutture e personale adatti. Se non si vuole che i centri di accoglienza restino quello che sono stati finora, luoghi di confinamento ma anche di evasione quasi libera, che suscitano le proteste sia di chi chiede rigore sia di chi chiede spirito umanitario, devono diventare strutture efficienti. Da questo dipende il successo o il fallimento della politica sull’immigrazione.

 

PUBBLICITÁ

Egualmente l’abolizione delle sanzioni alle ong in cambio dell’obbligo di comunicazione preventiva deve essere sperimentato concretamente. L’equilibrio tra controllo dei confini, cioè della sovranità sul proprio territorio, e accoglienza selettiva e umanitaria è difficile da perseguire, per farlo servono norme meno restrittive, e quelle sono state preparate, ma anche un’azione permanente per dare a questi intendimenti le gambe per camminare. Altrimenti c’è il rischio che anche questi decreti risultino inapplicabili come in realtà erano, magari per ragioni opposte, quelli securitari di Salvini. L’intenzione è buona, c’è da sperare che ci si renda conto che da sola non basta.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ