PUBBLICITÁ

SoundCheck

Buone ragioni per non rinnovare Quota 100

Lorenzo Borga

Matteo Salvini torna alla carica sulle pensioni per estendere la sua riforma anche dopo il 2021. Ma perché dovremmo spendere decine di miliardi di euro per un gruppo ristretto di popolazione che non è stato svantaggiato più di altri dalla crisi?

PUBBLICITÁ

Matteo Salvini è tornato a parlare di pensioni. Lo ha fatto dopo che il premier Giuseppe Conte ha annunciato la volontà del suo governo di non rinnovare alla fine dell’anno prossimo i prepensionamenti di Quota 100. Il leader della Lega da qualche giorno a questa parte sta rispondendo ai cronisti che gli chiedono un commento sulla scelta dell’esecutivo che sarebbe “una follia in un momento di crisi economica pensare di alzare l’età pensionabile”. Salvini sembra rifarsi all’idea promossa anche dall’economista John Maynard Keynes, per cui in periodi di crisi economica sono necessari misure anti-cicliche per invertire la rotta del sistema economico e riportarlo in crescita.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Matteo Salvini è tornato a parlare di pensioni. Lo ha fatto dopo che il premier Giuseppe Conte ha annunciato la volontà del suo governo di non rinnovare alla fine dell’anno prossimo i prepensionamenti di Quota 100. Il leader della Lega da qualche giorno a questa parte sta rispondendo ai cronisti che gli chiedono un commento sulla scelta dell’esecutivo che sarebbe “una follia in un momento di crisi economica pensare di alzare l’età pensionabile”. Salvini sembra rifarsi all’idea promossa anche dall’economista John Maynard Keynes, per cui in periodi di crisi economica sono necessari misure anti-cicliche per invertire la rotta del sistema economico e riportarlo in crescita.

PUBBLICITÁ

  

Quella di Salvini sembrerebbe quindi un’affermazione sensata. Ma rimangono dei dubbi. Prima di tutto un dato fattuale: Quota 100 verrebbe terminata nella sua sperimentazione triennale a fine del 2021, cioè tra più di un anno. Per allora la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale e anche il governo italiano stimano che il nostro paese sarà tornato a crescere dopo la pandemia e il lockdown. Certo, il pil non dovrebbe – almeno secondo le stime – essere già riuscito a recuperare i livelli del 2019, ma la recessione dovrebbe essere ormai alle spalle. Per allora dunque non saremmo in un “momento di crisi economica” come afferma Matteo Salvini.

  

PUBBLICITÁ

Ci sono inoltre altri due motivi per cui l’affermazione del segretario della Lega non sta in piedi. Prima di tutto perché Salvini dimentica il fatto che, secondo il suo ragionamento, in periodi di crescita economica l’età pensionabile si dovrebbe dunque effettivamente alzare. In modo da poter risparmiare quando il paese è in crescita e saper rispondere adeguatamente alle crisi economiche preservando le munizioni per tempi di vacche magre, che sono prevedibili (avreste mai pensato di vivere una pandemia globale?). Ma è esattamente il contrario di quanto avvenuto nel 2018, quando Salvini era al governo, e anche di quanto deciso negli anni precedenti dalle diverse maggioranze politiche. L’introduzione di Quota 100 ha invece portato a centinaia di migliaia di prepensionamenti quando sia il prodotto interno lordo che il mercato del lavoro erano in espansione. Per di più il numero di lavoratori continuava ad aumentare in particolare per la fascia interessata dalla misura, cioè gli ultra-55enni. Insomma, la necessità di stoppare Quota 100 e non rinnovarla oltre la sua naturale scadenza è la diretta conseguenza di aver introdotto quella legge.

  

È vero d’altra parte che le riforme pensionistiche possono avere degli effetti recessivi sul sistema economico. La riforma firmata da Elsa Fornero nel 2011 per esempio, che aumentò considerevolmente l’età pensionabile, ha prodotto dei problemi alle fasce più giovani della popolazione. Lo ha dimostrato una ricerca firmata da Tito Boeri, Pietro Garibaldi ed Espen Moen, secondo i quali un innalzamento dell’età pensionistica repentino può causare una riduzione delle assunzioni tra i più giovani nel breve periodo. Secondo loro la riforma Fornero avrebbe ridotto di 37mila unità le assunzioni tra il 2011 e il 2014: cioè il 25 per cento del crollo delle nuove assunzioni per i giovani di quel periodo. Dunque perché Salvini non avrebbe ragione? Prima di tutto perché non rinnovare Quota 100 avrebbe un impatto minore rispetto a quella che è stata la svolta sui conti pubblici e la sostenibilità del sistema previdenziale della riforma del governo Monti. Inoltre se le preoccupazioni di Matteo Salvini fossero per i più giovani sarebbe una novità. La sua misura non ha aumentato l’occupazione giovanile, nonostante le tante promesse in merito (“tre giovani assunti per ogni neo-pensionato”, ve li ricordate?). Anzi, arriverà a costare solo quest’anno circa 5 miliardi e mezzo secondo l’Inps e l’Ufficio parlamentare di bilancio, dopo averne già spesi qualcosa in meno nel 2019. Ogni politico saggio dovrebbe a questo punto chiedersi se questa stessa spesa possa essere utilizzata in modo più efficace, se l’obiettivo – come dichiara Salvini – è uscire dalla crisi economica. È il cosiddetto concetto del costo-opportunità: a cosa sto rinunciando spendendo 15 miliardi sui prepensionamenti? Visto che lo stesso governo Lega-Movimento 5 Stelle nel Documento di economia e finanza aveva scritto che quella misura riduce l’occupazione invece che aumentarla, forse qualcosa di meglio si può trovare.

   

Inoltre il tema non è solo quello della ripresa economica. Quando si fanno scelte di politica economica, si deve tenere conto anche delle conseguenze redistributive. Visto che i soldi dello Stato vengono dai contribuenti e tornano all’economia reale, ma non agli stessi che hanno pagato quelle tasse. Ebbene, le ricerche confermano che ai prepensionamenti di Quota 100 hanno avuto accesso per la maggior parte lavoratori maschi e del Nord, e molti dipendenti pubblici (quindi non a rischio disoccupazione o licenziamenti in età avanzata). Si tratta di un gruppo quindi ben selezionato di beneficiari, che non corrisponde a chi – anche secondo gli ultimi dati dell’Istat sul mercato del lavoro – sta soffrendo di più la crisi economica dovuta al Covid-19. I più svantaggiati fino ad adesso sono stati i giovani, chi ha un contratto a tempo determinato che non è stato rinnovato o altre forme più precarie, i lavoratori autonomi, le donne e gli stranieri.

PUBBLICITÁ

  

PUBBLICITÁ

Matteo Salvini vorrebbe rinnovare i suoi prepensionamenti anche dopo la fine del 2021, perché è “una follia in un momento di crisi economica pensare di alzare l’età pensionabile”. Ma in questo modo si spenderebbero altre decine di miliardi di euro pubblici, per un gruppo ristretto di popolazione che non è stato svantaggiato più di altri dalla crisi economica, e in un momento (speriamo che i numeri del 2022 confermino le stime) di ripresa del pil e dell’occupazione. Peraltro in un paese in cui secondo l’Ocse si continua ad andare in pensione prima che in Germania, Regno Unito e soprattutto della media degli altri paesi.

  

PUBBLICITÁ

Matteo, sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ