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Esclusiva del Foglio

Ecco il piano sulla sanità del governo

Claudio Cerasa

Zingaretti chiede al ministro della Salute di tirare fuori dal cassetto le linee guida per rafforzare il sistema sanitario. Il testo sarà presentato il 15 ottobre, ma Speranza anticipa qualcosa al Foglio. C’è un numero chiave: 10 per cento

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Il telefono del ministro Roberto Speranza squilla pochi minuti dopo le undici, nello stesso istante in cui il sito del Financial Times rilancia un articolo dedicato al caso Italia. L’articolo è così intitolato: “Le dure lezioni subite aiutano l’Italia a tenere a bada la seconda ondata”. Sottotitolo: “Mentre Spagna, Francia e Regno Unito subiscono una nuova ondata di Covid, l’Italia, dopo una prima fase brutale, resiste”. Roberto Speranza non cade nella tentazione di rivendicare una specifica eccezionalità italiana ma riconosce che la fotografia dell’Europa in questo momento si presenta con due sfumature diverse: vi sono paesi in cui i contagi sono ripartiti a ritmo lento e vi sono paesi in cui i contagi sono ripartiti in modo preoccupante. I contagi, dice Speranza, stanno aumentando ovunque (ieri 1.640, con 20 vittime) ma l’Italia, rivendica il ministro, grazie a un sistema di monitoraggio che sembra funzionare, grazie a una capacità di tracciamento rapido che sembra funzionare e grazie a una disciplina dei cittadini che sembra perdurare per il momento è riuscita, come scrive il Financial Times, a tenere a bada l’ondata. E proprio per questo, essendo l’Italia il primo paese europeo ad aver indicato una direzione possibile per gestire la pandemia, l’Italia, dice ancora il ministro, potrebbe diventare il primo paese a indicare una direzione possibile per gestire la convivenza con il virus, attraverso la declinazione, rapida, di un piano da 32 miliardi di euro dedicato al rafforzamento del Sistema sanitario nazionale.

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Il telefono del ministro Roberto Speranza squilla pochi minuti dopo le undici, nello stesso istante in cui il sito del Financial Times rilancia un articolo dedicato al caso Italia. L’articolo è così intitolato: “Le dure lezioni subite aiutano l’Italia a tenere a bada la seconda ondata”. Sottotitolo: “Mentre Spagna, Francia e Regno Unito subiscono una nuova ondata di Covid, l’Italia, dopo una prima fase brutale, resiste”. Roberto Speranza non cade nella tentazione di rivendicare una specifica eccezionalità italiana ma riconosce che la fotografia dell’Europa in questo momento si presenta con due sfumature diverse: vi sono paesi in cui i contagi sono ripartiti a ritmo lento e vi sono paesi in cui i contagi sono ripartiti in modo preoccupante. I contagi, dice Speranza, stanno aumentando ovunque (ieri 1.640, con 20 vittime) ma l’Italia, rivendica il ministro, grazie a un sistema di monitoraggio che sembra funzionare, grazie a una capacità di tracciamento rapido che sembra funzionare e grazie a una disciplina dei cittadini che sembra perdurare per il momento è riuscita, come scrive il Financial Times, a tenere a bada l’ondata. E proprio per questo, essendo l’Italia il primo paese europeo ad aver indicato una direzione possibile per gestire la pandemia, l’Italia, dice ancora il ministro, potrebbe diventare il primo paese a indicare una direzione possibile per gestire la convivenza con il virus, attraverso la declinazione, rapida, di un piano da 32 miliardi di euro dedicato al rafforzamento del Sistema sanitario nazionale.

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Due giorni fa, all’indomani del successo elettorale registrato alle regionali, Nicola Zingaretti, nel corso di una conferenza stampa al Nazareno, ha invitato il ministro Speranza a “presentare un piano della nuova sanità italiana, per uscire da una discussione solo ideologica e per poter costruire il migliore sistema sanitario del mondo”. Il segretario del Pd, come è noto, ha invitato il governo ad attivare anche la linea di credito dedicata alle spese sanitarie prevista dal Mes e pur essendo d’accordo con il leader del Partito democratico Roberto Speranza offre al Foglio non solo una griglia utile a individuare in che modo quel piano si andrà a strutturare (il testo completo sarà presentato il 15 ottobre) ma anche un numero da tenere bene a mente: dieci per cento.

 

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Cos’è questo dieci per cento? Speranza ci arriva così. “Sono convinto, come ho già detto in altre occasioni, che sia necessario lavorare a un piano integrato su territorio, ospedali, ricerca e innovazione tecnologica e sostegno alla filiera industriale legata alla Sanità. E il piano che stiamo costruendo si basa su cinque assi fondamentali. Di questi assi tre sono verticali e due sono trasversali. I tre assi verticali sono territorio e sanità di prossimità; ospedali in rete; salute e ambiente. Poi ci sono gli assi trasversali: conoscenza per la salute e innovazione digitale per il Sistema sanitario nazionale”.

 

Il dieci per cento a cui si riferisce Speranza riguarda un obiettivo specifico a cui punta il ministro della Salute: trasformare l’Italia nel paese più avanzato d’Europa nell’ambito delle cure domiciliari. “Ci sono molte priorità, ma penso che questa sia una delle più importanti: fare della casa il primo luogo di cura per gli italiani. Oggi, in Europa, in quest’ambito, i modelli più avanzati sono quelli di Germania e Svezia, che curano in casa circa il 9 per cento dei pazienti over 65. La media Ocse è pari al 6 per cento. L’Italia, prima degli investimenti inseriti nel decreto “Rilancio”, è passata da essere due punti sotto la media Ocse, 4 per cento, circa 611 mila persone, a essere 0,7 punti sopra la media Ocse, ovvero 923 mila persone. Con il piano che stiamo preparando porteremo l’Italia a doppia cifra, per arrivare almeno al dieci per cento del totale dei pazienti con più di 65 anni. E un incremento sostanziale in questo ambito lo daremo anche all’assistenza per i pazienti al di sotto dei 65 anni, che passerà dagli attuali 70 mila assistiti a domicilio ai futuri 140 mila”. Speranza, che auspica che i fondi per le spese sanitarie vengano ricavati dalla linea di credito dedicata del Mes, dice che vincere la battaglia sanitaria, oggi, è “la precondizione per poter giocare la partita dello sviluppo economico” e su questo fronte il ministro dice di essere ottimista per almeno tre ordini di ragioni. La prima ragione ha a che fare con la responsabilità di fondo mostrata dagli italiani – “ci sono pochi paesi europei che sulle mascherine sono disciplinati come il nostro”. La seconda ragione ha a che fare con l’arrivo del vaccino che il ministro continua a ripetere che arriverà entro la fine dell’anno – “il contratto definitivo che l’Italia, insieme con altri paesi europei, ha firmato con AstraZeneca prevede che le prime dosi di vaccino saranno disponibili entro la fine del 2020”. La terza ragione ha invece a che fare con la possibilità che entro i primi mesi del prossimo anno l’Italia abbia a disposizione anche una cura per evitare che chi si ammali di Covid-19 finisca in terapia intensiva – “c’è ancora molto da fare, ma se i test sugli anticorpi monoclonali portati avanti a Siena dal polo della Toscana Life Sciences dovessero dare ancora buoni risultati, all’inizio del 2021 ci potrebbero essere le condizioni per industrializzare una cura”. “Tutto questo – conclude il ministro – per dire che la nostra sfida non è presentare un piano per l’emergenza ma è provare a ripensare e riorganizzare il nostro Sistema sanitario, con un progetto di riforma e di investimenti pensato per la Sanità non dei prossimi mesi ma dei prossimi decenni. Vedrete, sei-sette mesi ancora e poi, finalmente, vedremo la luce”.

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