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La piazza del 26 settembre

La scuola tra ripartenza e mobilitazione

Come la "Priorità alla scuola" si salda con i movimenti (da Fridays for Future in su e in giù), ma con l'aggiunta dei sindacati (e il rimprovero di Prodi)

Marianna Rizzini

In Piazza del Popolo arriveranno genitori, docenti, studenti, sindacalisti, esponenti delle associazioni. Per una "vera ripartenza", ma con il rischio che le istanze scolastiche finiscano per essere assorbite da quelle sindacali. Romano Prodi invita piuttosto a dare una mano, il ministro Azzolina a non fare "boicottaggio". Appuntamento doppio: il 25 gli studenti già in piazza

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Roma. C'è la scuola che riparte, e c'è il fronte di chi considera quella della settimana scorsa una “falsa partenza”. Falsa partenza nelle modalità, ma anche in prospettiva, nei contenuti. Ed è un fronte puramente scolastico di genitori, docenti e sindacalisti, ma allo stesso tempo un fronte “aggregato”, in cui confluiscono altre istanze non nuove alla prova della mobilitazione, anche se su altri temi: sabato 26 arriveranno infatti in Piazza del Popolo, a Roma, alla manifestazione indetta da “ Priorità alla scuola”, l'associazione che durante l'estate ha organizzato altri eventi in varie città per chiedere la riapertura in presenza, molti pullman che rimandano a sigle del nuovo ambientalismo, della sinistra extra partitica, dell'associazionismo dei diritti, da “Friday for Future” a “Black lives matter” a “Non una di meno” a “Actionaid” alla Casa internazionale delle donne a Legambiente.

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Roma. C'è la scuola che riparte, e c'è il fronte di chi considera quella della settimana scorsa una “falsa partenza”. Falsa partenza nelle modalità, ma anche in prospettiva, nei contenuti. Ed è un fronte puramente scolastico di genitori, docenti e sindacalisti, ma allo stesso tempo un fronte “aggregato”, in cui confluiscono altre istanze non nuove alla prova della mobilitazione, anche se su altri temi: sabato 26 arriveranno infatti in Piazza del Popolo, a Roma, alla manifestazione indetta da “ Priorità alla scuola”, l'associazione che durante l'estate ha organizzato altri eventi in varie città per chiedere la riapertura in presenza, molti pullman che rimandano a sigle del nuovo ambientalismo, della sinistra extra partitica, dell'associazionismo dei diritti, da “Friday for Future” a “Black lives matter” a “Non una di meno” a “Actionaid” alla Casa internazionale delle donne a Legambiente.

 

La saldatura, in un autunno che non può essere “caldo” nel senso della mobilitazione prolungata e affollata nelle scuole e nelle vie delle città, viste le misure di precauzione e contenimento anti-Covid, non a caso sta avvenendo ora, mentre gli studenti tornano in aula e in piazza (il 25) e il governo si trova alla prese con i risultati di referendum e regionali. Tanto che lo stesso scendere in piazza assume, rispetto all'estate, un altro significato agli occhi di chi, come l'ex premier Romano Prodi, vede nella mobilitazione il pericolo di una rottura dello spirito solidale che ha portato l'Italia a superare i mesi del lockdown: “Le scuole hanno appena riaperto, date una mano invece di scioperare e fare manifestazioni ora”. Ma che cosa chiedono i manifestanti? “Priorità alla scuola”, nel volantino di convocazione, parte dal “no a una scuola dimezzata e a singhiozzo: la scuola che riapre non è il luogo più accogliente e inclusivo e più sicuro per tutti che chiediamo da mesi”. Dopo aver lanciato un appello a fine agosto, la stessa associazione ha così motivato il ponte con i movimenti ecologisti e per i diritti: “La scuola non è solo di chi la vive, è anche un modo di prefigurare insieme un'altra società”. E i movimenti tornano in piazza con il primo comune obiettivo: che una parte cospicua del Recovery fund venga destinato alla scuola in emergenza e che ci siano investimenti strutturali definitivi in termini di percentuali del Pil investito per scuola e ricerca. “Chiediamo priorità alla scuola per evidenziare le problematiche con cui la scuola pubblica in tutta Italia convive da decenni e ripensarla nel suo complesso” in un percorso “ampio e collettivo di immaginazione”. Programma troppo vasto? Troppi gli eserciti coinvolti? Se all'inizio, infatti, il movimento raccoglieva genitori, studenti e docenti all'uscita dall'esperienza difficile della scuola a distanza attorno al tema “riaprire senza Dad” e in sicurezza, e restava quindi circoscritto al qui e ora delle fasi due, tre e quattro, ora, con l'innesto di una parte del mondo sindacale, con partecipazione cioè del settore Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Gilda e Snals, più i Cobas, la mobilitazione congiunta rischia di schiacciare la parte “pedagogia e contenuti” sotto parole d'ordine di altre stagioni e dentro altre piattaforme, fatta eccezione per la questione degli organici, sollevata già in estate anche dai comitati dei genitori preoccupati per la riapertura. “Ci spaventa il pericolo di finire in un'amalgama in cui si perdono di vista i temi della vera ripartenza”, dice una preside romana che pure sarà in piazza. Anche perché l'appuntamento è doppio: il 25 gli studenti, il 26 la manifestazione indetta in Piazza del Popolo da “Priorità alla scuola”. Come si farà a non perdersi nel mare di slogan? Gli studenti intanto invocano “un piano di riapertura chiaro” e un intervento immediato su organici e “classi pollaio”. Il sindacato lancia accuse retroattive su tagli e ritardi. E il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, in un'intervista a Repubblica, ha già detto la sua: “Nei sindacati c'è chi sabota”. 

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