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La lettera al direttore del Foglio

Roma, Marino attacca Raggi: "Il problema dei rifiuti è colpa tua"

Ignazio Marino

Da Malagrotta alla raccolta differenziata, l'ex sindaco della Capitale spiega tutte le mancanze della grillina: "Il mio piano non è stato portato avanti e questi sono i risultati"

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ho letto con interesse il suo editoriale del 17 agosto relativo alla candidatura di Virginia Raggi a sindaca di Roma per il quinquennio 2021-2026. In esso, vengono analizzati vari elementi sull’opportunità di tale candidatura e su alcune criticità che impoveriscono la qualità della vita nella Capitale d’Italia, offuscandone l’immagine nel mondo. Sono convinto che Roma si divida in due parti. Una maggioranza che vive nel disagio e che torna al centro dell’attenzione solo nell’approssimarsi delle campagne elettorali e una minoranza che cerca con determinazione di mantenere i propri privilegi. Quando un sindaco cerca di spostare questa condizione, ad esempio con scelte basate sul merito e non decise in stanze chiuse misurando equilibri “politici”, viene percepito come un ostacolo da rimuovere. A un osservatore attento non può essere sfuggito che questo equilibrio è stato di nuovo raggiunto. Potrei fare decine di esempi ma ne faccio solo due. La scelta dei vertici di Acea, la società responsabile per la distribuzione dell’acqua e della elettricità con un fatturato di diversi miliardi, e la scelta dell’amministratore delegato dell’Auditorium Parco della Musica, una delle cinque migliori istituzioni musicali del mondo. Nel 2014-2015 vennero scelti con una selezione internazionale dalla quale emersero, per merito, figure che nè il sindaco nè i soci proprietari conoscevano. Furono percorsi osteggiati ma avevano l’obiettivo di scegliere i migliori con trasparenza e offrendo a tutti la possibilità di competere. Addirittura per l’Auditorium si organizzò una competizione internazionale con centinaia di candidati di ogni continente e vinse uno spagnolo che risanò il bilancio. Invece che le decisioni in streaming promesse dai Cinque Stelle, abbiamo visto il ritorno al metodo delle stanze chiuse prediletto dai partiti e questo ha certamente placato la minoranza privilegiata. Anche per questo, un partito come il Pd, che aveva esercitato una lieve opposizione al sindaco Alemanno, dal momento che egli aveva nominato nei consigli di amministrazione anche rappresentanti indicati dal Pd, fece la più dura opposizione della storia repubblicana di Roma alla mia giunta mentre oggi non si oppone alla sindaca, in quanto potrebbe trovarsi nella condizione di sostenerla alle prossime elezioni. È una strategia sensata per la minoranza privilegiata di Roma che spera di non dover rinunciare alle proprie rendite di posizione.

   

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Ha certamente ragione Il Foglio sulla situazione dei trasporti, ma oggi vorrei concentrarmi sui rifiuti. Il 30 Settembre 2013 chiusi la più grande discarica d’Europa (in realtà, Malagrotta era nel 2013 la più grande del mondo: ottenne il triste primato dopo la chiusura di Fresh Kills a New York, successivamente al trasporto dei resti di Ground Zero). Nei primi 90 giorni di mandato feci ciò che avevo promesso nella campagna elettorale, chiudendo una discarica che sulla base della direttiva Europea avrebbe dovuto essere chiusa entro il 31 Dicembre 2007. La chiusi nonostante vaste opposizioni basate anche sul fatto che il suo proprietario, l'avvocato Manlio Cerroni, aveva ottenuto dalle autorità italiane, precedentemente al mio insediamento, un aumento significativo della volumetria (nonostante la direttiva Europea). Presi la decisione da solo e, quando lo feci, la sera del 30 settembre 2013, nessuno mi rispose al telefono nè a Palazzo Chigi, nè nella sede della Regione Lazio (volevo informare le istituzioni della decisione presa e attuata alla mezzanotte di quel giorno con la chiusura dei cancelli).

    

Durante il governo della sindaca Raggi è stato affermato di frequente che Marino chiuse Malagrotta senza un piano alternativo. È una affermazione falsa, ma non mi sorprende perché se l’obiettivo è quello del mantenere le rendite di posizione è necessario indebolire i servizi pubblici per avere necessità dei privati che con la mia Giunta persero significativi e ingiustificabili introiti. Per trasformare questo paradigma avevo ben definito un piano alternativo e avevo individuato i fondi per realizzarlo. Il piano aveva un obiettivo: quello di liberare l’azienda dei rifiuti dai condizionamenti dei privati e restituirla ai romani. Si sviluppava secondo tre direttrici: autonomia negli impianti, riduzione dei costi con incremento della produttività dei servizi e sviluppo della raccolta differenziata.

  

Sul primo punto cominciai a far funzionare gli impianti pubblici passando da un utilizzo del 54% al 91% (nel giugno 2015 uno “strano incendio” fermò per tre mesi il Tmb Salario) e avviai soluzioni per gestire il transitorio e non lasciare i rifiuti per strada. Per supplire ai fermi degli impianti e scongiurare le emergenze acquistai anche un nuovo macchinario per il trattamento meccanico dei rifiuti (tritovaglio mobile) con una capacità di 300 tonnellate giorno. Con il costo che sostenevamo per mandare i rifiuti al tritovaglio di proprietà privata di Rocca Cencia mi resi conto che potevamo acquistarne uno di proprietà pubblica utilizzando meno del denaro che davamo ai privati in 1 (una!) settimana. Quella macchina è stata definita dai media "il giocattolo di Marino" e l'opposizione del Movimento 5 Stelle affermò che non lo avrebbe mai utilizzato. Oggi è a Ostia ed è utilizzato al massimo regime per le crisi periodiche in atto (senza di esso ci sarebbero ogni giorno altre 300 tonnellate abbandonate sul suolo di Roma). Ma soprattutto disegnai la realizzazione di nuovi ecodistretti e non sulla carta o nelle slide.

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In pochi mesi si progettò e fu presentata l’autorizzazione di un biodigestore per la produzione di gas dai rifiuti umidi (come i rifiuti alimentari) che a Roma ammontano a quasi 500.000 tonnellate/anno e venne rispristinato un impianto per il trattamento delle plastiche. Quel progetto “pubblico” avrebbe fatto risparmiare a Roma milioni di euro ogni anno ma, dopo il mio allontanamento da parte del Pd, comune a Cinque Stelle e regione (Pd) si sono trovati d’accordo nel non procedere. Anzi decisero di inserire di nuovo il tritovaglio di proprietà privata di Rocca Cencia per rifiuti indifferenziati nell’attuale piano rifiuti. Invece di ritornare ad affidare parte della gestione dei rifiuti ai privati, come hanno fatto M5s e Pd, gli ecodistretti progettati al tempo della mia Giunta avrebbero trasformato un problema in ricchezza. I progetti e la documentazione della copertura finanziaria per realizzare gli ecodistretti sono ancora nei cassetti del Campidoglio e sarebbe sufficiente aprirli. Sono molto ben formulati e mi sorprese il fatto che vennero cancellati dalle amministrazioni straordinarie ordinarie che hanno seguito la mia senza sostituirli con null'altro che l'affermazione, più volte ripetuta, che Marino chiuse Malagrotta senza un piano. Ma si sa che se un concetto falso viene ripetuto molte volte diventa vero nell'immaginario collettivo. Non voglio affermare che il mio piano sia il migliore possibile: io ho sempre pensato che debba vincere l’idea migliore. Quindi se la sindaca Raggi o il Pd o altri hanno un’idea migliore ben venga e la si applichi. La realtà è che sono trascorsi sette anni da quelle mie decisioni e nulla è stato fatto. Si immagina se in ospedale si attendessero sette anni per decidere come curare un tumore e nel frattempo ci si dedicasse a criticare le idee dei primari del passato?

    

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I minori costi di gestione e la maggiore produttività nei servizi hanno consentito una diminuzione della Tari di circa l’1,5 % nel periodo 2014-2015. In particolare, il 2015 si chiuse con una riduzione significativa dei costi operativi (circa 40 milioni di euro) e importanti risultati sul fronte della lotta all’evasione e alla morosità.

    

Infine, un breve ragionamento sulla raccolta differenziata che ritenni dovesse essere un obiettivo strategico per Roma. A parole lo affermò anche la sindaca Raggi, che promise di raggiungere in pochi anni la soglia del 70%. E invece cosa è accaduto da quando venni rimosso dal Pd dal Campidoglio? Riporto i dati certificati dalle nostre istituzioni. Nel luglio 2013 si insedia la giunta Marino: durante i successivi 28 mesi la percentuale di raccolta differenziata crebbe dal 31,1% (Bilancio Ama 2013) al 41,2% (Bilancio Ama 2015): un incremento di oltre il 30% in uno spazio temporale assai ridotto. In soli due anni la raccolta differenziata a Roma è cresciuta dello stesso valore percentuale ottenuto nei 9 anni precedenti. Per maggiore chiarezza espositiva è interessante confrontare le dinamiche di crescita a Roma con quelle di altre città italiane in cui si sono sviluppati progetti analoghi. A Milano l’implementazione del porta a porta, su 1.300.000 abitanti, avviene nel periodo 1992-2000 (dal 7% al 28,2%), con introduzione della raccolta separata della frazione organica nel triennio 2012-2014 e con una media di circa 110.000 abitanti intercettati per anno. A Torino l’implementazione del porta a porta, su 400.000 abitanti, avviene nel periodo 2003-2013 con una media di 40.000 abitanti intercettati per anno. A Bologna l’implementazione del porta a porta, su 200.0000 abitanti, avviene tra il 2008 e il 2014 con una media di 40.000 abitanti intercettati per anno.

     

A Roma il sistema di raccolta porta a porta viene implementato su 925.000 abitanti dalla metà del 2013 alla fine del 2015, quando l’amministrazione Marino viene allontanata. In altre parole, durante il periodo temporale concesso all’amministrazione Marino, vengono intercettati 370.000 abitanti medi/anno: un unicum in tutto il panorama nazionale. Con il 41,2% di raccolta differenziata del 2015 (fonte: Bilancio Ama 2015), raggiunto durante i 28 mesi dell’amministrazione Marino, Roma si proietta tra le capitali europee più virtuose, peraltro, quest’ultime, dotate di un sistema impiantistico strutturato e funzionale che Roma non possiede. Viene pressoché eguagliata la percentuale di Berlino al 42% e distanziate sia Londra al 34% che Vienna al 35%. Madrid e Parigi si collocano rispettivamente al 17% e al 13%.

    

La raccolta differenziata a Roma però rallenta drasticamente durante le successive amministrazioni straordinarie e ordinarie. Nei fatti dal 2016 al 2020 la crescita nella raccolta differenziata si arresta. Nel 2016 la raccolta differenziata passa dal 41,2% al 42,88%: solo 1,7% di incremento. Nel 2017, dal 42,88% al 44,33%: solo il 3,4% di incremento. Gli ultimi dati del 2019 sono anch’essi deprimenti: 45,4%.

   

Non cerco alcuna visibilità e scrivo solo perché ho molto sofferto per lo sbeffeggio mediatico subito per circa due anni della mia vita in cui decisi di servire la comunità di Roma. È legittimo e anche desiderabile il dibattito pubblico su alcune scelte (come la chiusura al traffico privato dei Fori Imperiali o la chiusura della discarica di Malagrotta, ecc.) ma è doloroso e sterile leggere informazioni che non corrispondono al vero come quelle spesso diffuse sull’assenza di un piano per i rifiuti. Voglio concludere con un episodio che farà sorridere. A fronte della sostanziale stagnazione della raccolta differenziata negli ultimi cinque anni gli uffici della sindaca Raggi, nel 2018, mi fecero pervenire un atto di “messa in mora” per il mio mancato raggiungimento degli obietttivi della raccolta differenziata. Sembra uno scherzo ma, per fortuna, i numeri hanno una loro testardaggine perché provengono dai bilanci certificati e non da Twitter o Facebook.

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