PUBBLICITÁ

Dopo la "rivoluzione" fallita de Magistris a Napoli sogna la grandissima coalizione demopopulista

David Allegranti

Diceva "scassiamo tutto", ma nel capoluogo campano non è stato scassato niente, anzi. I servizi sono un colabrodo e persino il sindaco stesso lo ammette

PUBBLICITÁ

Roma. Sono passati quasi dieci anni – era il 2011 – dalla vittoria di Luigi de Magistris a Napoli. Soliti annunci di “rivoluzione” al grido di “scassiamo tutto” come da slogan dell’ex pm che ricordava la ben nota scatoletta di tonno parlamentare da aprire per il M5s. Il risultato è che a Napoli non è stato scassato niente così come i grillini a Roma sono diventati il tonno.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Sono passati quasi dieci anni – era il 2011 – dalla vittoria di Luigi de Magistris a Napoli. Soliti annunci di “rivoluzione” al grido di “scassiamo tutto” come da slogan dell’ex pm che ricordava la ben nota scatoletta di tonno parlamentare da aprire per il M5s. Il risultato è che a Napoli non è stato scassato niente così come i grillini a Roma sono diventati il tonno.

PUBBLICITÁ

 

I servizi sono un colabrodo, come dice l’annuale classifica del Sole 24 Ore del 2019 (Napoli è 83esima su 107 per ambiente e servizi, persino Roma sta molto meglio, al 19esimo posto). Ed è stato proprio il sindaco di Napoli, in una recente intervista all’edizione napoletana di Repubblica, a dirsi poco contento dei risultati ottenuti: “Io stesso sono insoddisfatto. Dobbiamo migliorare l’organizzazione del trasporto pubblico su ferro e gomma, garantire migliori condizioni del verde pubblico, una effettiva manutenzione ordinaria dei parchi, il diserbo di strade e aiuole. Intorno a me non voglio né pigri né Ponzio Pilato. Io farò di tutto perché i servizi raggiungano livelli migliori, di qui a giugno. Insomma lancio un programma straordinario di dieci mesi per garantire le cose ordinarie, trasporti, ambiente, queste sono le mie priorità”. 

 

PUBBLICITÁ

 

Bello, ma perché in dieci mesi dovrebbe riuscire a fare quello che non gli è riuscito in dieci anni? Mistero. Sembra piuttosto un tentativo in extremis per non consegnare la città alle mitologiche “destre” di cui parlano un po’ tutti nel centrosinistra e a sinistra quando devono riferirsi a Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega (quest’ultima peraltro dovrebbe ottenere la candidatura alle elezioni amministrative napoletane del 2021 per conto della coalizione ed già in campagna elettorale: “Campi rom, luoghi di ghettizzazione e di degrado. Vanno chiusi senza se e senza ma. A Giugliano con la Lega al governo della città li chiuderemo”, ha detto il deputato Nicola Molteni di Cantù, provincia di Como, segretario regionale della Lega in Campania). D’altronde, la “rivoluzione arancione” demagistrisiana s’è fermata alle elezioni regionali se non molto prima.

 

Il sindaco napoletano ha tentato inutilmente di presentarsi come king maker di un’alleanza a tre fra DeMa, M5s e Pd, salvo poi accontentarsi delle elezioni suppletive con la candidatura di Sandro Ruotolo, sostenuto da DeMa e Pd. Un po’ poco per chi coltiva ambizioni nazionali e dice di voler lanciare nuovi movimenti. Alla fine de Magistris non s’è presentato neppure alle elezioni regionali, neanche in prima persona. Neanche per sfidare Vincenzo De Luca con la sua “macedonia rancida”, così l’ha definita, di liste elettorali. Peccato che in mezzo a quel rancidume ci siano fior di candidature demagistrisiane. Fulvio Frezza, fedelissimo del sindaco di Napoli e vicepresidente del consiglio comunale, si candida con + Campania in Europa, al fianco di De Luca. Gabriele Mundo, in passato assessore in Comune, nel 2016 rieletto nella lista de Magistris sindaco, si candida con Italia Viva. Maria Caniglia, presidente della commisione Welfare, un tempo vicina al sindaco, si candida con Fare Democratico, una lista che mette insieme ex Pd ed ex forzisti. E via così.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Eppure per il 2021 il sindaco di Napoli sogna una grande coalizione insieme a M5s e Pd. Dunque cerca di nuovo di presentarsi come facilitatore politico di un accordo difficilissimo. I giudizi del Pd sul sindaco non sono teneri. Dice al Foglio la senatrice Valeria Valente che l’assenza dell’ex pm alle elezioni regionali non deve stupire: “Come avrebbe potuto de Magistris proporsi in questa partita? Così si sottrae da una competizione che con ogni evidenza lo avrebbe visto soccombere certificandone il fallimento”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ