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La voce del nord

"Salvini al governo? Che Dio ce ne scampi". Parla Giancarlo Pagliarini

Carmelo Caruso

Non solo Bossi e Gentilini. Anche l'ex ministro leghista adesso dice che "questa Lega io non la voto neppure da morto. E' un partito assoggettato ai meridionali"

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“Da vecchio leghista dico che questa Lega io non la voto neppure da morto”. E’ vero che al nord la vecchia Lega non vuole votare la nuova Lega per Salvini? “Il malumore è grandissimo, non è un’invenzione giornalistica, e non è neppure malafede. In Veneto, la lista Zaia triplicherà i voti rispetto alla Lega per Salvini. Vincerà Zaia ma non vincerà Salvini”. Giancarlo Gentilini, Umberto Bossi (“Le ragioni del nord sono vive. I nostri territori sono stati barattati per i voti del sud”) ed eccone un altro. In vacanza a Zoagli, dove fa dolcissimi sogni europei (“Abbiamo bisogno di un’Europa forte e non di un’Italia forte in una Europa debole”), Mimmo Pagliarini, l’ex ministro del Bilancio del primo governo Berlusconi, ex senatore della Lega, dice che questa Lega senza nord non è altro che una birichinata a cui non si può che rispondere con una provocazione da birbanti: “Avanzo la mia proposta. Anziché chiamarla Lega per Salvini chiamatela Lega Sud. E’ un partito assoggettato al meridione e ai meridionali. Io la politica l’ho fatta. La conosco. Sono politici aggressivi nelle richieste. Chiedono solo aiuti, fiscalità di vantaggio. Che c’entrano con noi, anzi, con quello che eravamo noi?”.

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“Da vecchio leghista dico che questa Lega io non la voto neppure da morto”. E’ vero che al nord la vecchia Lega non vuole votare la nuova Lega per Salvini? “Il malumore è grandissimo, non è un’invenzione giornalistica, e non è neppure malafede. In Veneto, la lista Zaia triplicherà i voti rispetto alla Lega per Salvini. Vincerà Zaia ma non vincerà Salvini”. Giancarlo Gentilini, Umberto Bossi (“Le ragioni del nord sono vive. I nostri territori sono stati barattati per i voti del sud”) ed eccone un altro. In vacanza a Zoagli, dove fa dolcissimi sogni europei (“Abbiamo bisogno di un’Europa forte e non di un’Italia forte in una Europa debole”), Mimmo Pagliarini, l’ex ministro del Bilancio del primo governo Berlusconi, ex senatore della Lega, dice che questa Lega senza nord non è altro che una birichinata a cui non si può che rispondere con una provocazione da birbanti: “Avanzo la mia proposta. Anziché chiamarla Lega per Salvini chiamatela Lega Sud. E’ un partito assoggettato al meridione e ai meridionali. Io la politica l’ho fatta. La conosco. Sono politici aggressivi nelle richieste. Chiedono solo aiuti, fiscalità di vantaggio. Che c’entrano con noi, anzi, con quello che eravamo noi?”.

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Di sicuro non c’entrano nulla con lui, uno che la base leghista chiama ancora “vecchio Paglia”, settantotto anni di genuinità e parole controcorrente. Pagliarini si è dichiarato a favore del Mes, si oppone a qualsiasi statalizzazione, salvataggio (“Quando sento la Lega sostenere che bisogna salvare Alitalia, mi si drizzano i capelli. Se non è capace di stare sul mercato deve fallire”). E’ contro il sovranismo che porterà i leghisti “all’harakiri”, una tensione culturale che è contro il buon senso: “Io non scelgo i prodotti in base alla nazionalità, li scelgo secondo un rapporto prezzo-qualità. Il sovranismo è una cretineria”. Ha delle idee in testa che sono molto simili a quelle di Giancarlo Giorgetti che viene dalla sua stessa scuola: “Entrambi siamo stati revisori contabili. I conti li sappiamo fare”.

   

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Ha mai capito quali idee in testa abbia Salvini? “A parte l’immigrazione, dove ha ragione, e dove gioca facile, dato che la sinistra porta acqua al suo mulino, ebbene, a parte questo, io non ho mai capito che idea abbia sull’economia, sul resto del mondo. E’ un fenomeno a prendere voti, ma i voti soltanto non bastano. Si è rivelato un disastro. Non è un caso che quei voti li abbia buttati via” risponde Pagliarini che è uomo di scenari e di slanci continentali: “Dobbiamo finirla di pensarci autosufficienti, parlare di stati nazione. Lo trovo anacronistico, un non senso. Occorre invece puntare a una Europa che gareggi con Usa e Cina”.

   

Nella Lega a occuparsi di economia c’è Alberto Bagnai che è il grande teorico della uscita dall’euro e poi carta moneta da stampare notte tempo… Facciamo come dice lui? “E’ la ricetta migliore per ridurre l’Italia all’accattonaggio. Questi signori non vogliono fare grande l’Italia ma solo farne la repubblica di Weimar. Chiedo almeno l’istituzione di una legge. La bara gratuita per ogni pensionato. Con queste singolari e bizzarre teorie, i primi a perdere i loro risparmi sarebbero i pensionati” spiega ancora Pagliarini che insomma li canzona ma solo perché convinto che “nessuno presterebbe più denaro all’Italia e si rischierebbe non la bancarotta semplice ma la fraudolenta”.

  

E’ un’altra idea di Lega, quella che Salvini spesso sbeffeggia, lui che non si accontenta di un movimento del quattro per cento e che sempre si autocelebra per averne fatto un partito del trenta, un partito nazionale. Chi non rinuncia alla vecchia identità, si consegna a Luca Zaia che, secondo questo simpatico ex ministro, non lascerà mai il Veneto e che mai sfiderà Salvini: “E’ una persona seria. Il Veneto è la sua Italia e l’Italia è una parte del suo Veneto” dice Pagliarini che racconta di tentativi, iniziative in corso. Il professore Carlo Lottieri insieme a Marco Bassani è il cofirmatario di un manifesto dal titolo: “Nuova Costituente: a difesa dei territori. Democrazia, libertà, federalismo”. Al momento è un pensatoio, un movimento ma che starebbe solleticando imprenditori, studiosi del nord e che recupera il tema del federalismo. Salvini ha smesso di parlarne. Per Pagliarini si stanno creando spazi. Come leggere, del resto, la singolare scelta di alcuni protagonisti della Lega? Negli ultimi mesi, uomini come Giorgetti, Calderoli, Garavaglia hanno scelto, spontaneamente, di destinare erogazioni liberali alla vecchia Lega Nord, quella in sonno, e non alla nuova, quella per Salvini, che è appena nata. Da lontano, Giorgia Meloni osserva e spera di scalare questa Lega in crisi. “E io non la voterei. E però, devo dire che cresce e anche questa non è una fantasia” conferma Pagliarini che non voterebbe neppure Salvini e che si affida al cielo: “Lui al governo? Che il creatore ce ne salvi”

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