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Attenti agli impostori della libertà che surfano sull’onda del Covid

Claudio Cerasa

In una stagione in cui lo stato ha una maggiore centralità è importante mantenere attivo il pensiero libertario. Bloccandone però le derive in forma di fake news, complottismo, cultura no mask

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Impostori no, grazie. Nella politica post pandemica, specie in quella fetta di classe dirigente che sta cercando di cambiare registro per adattarsi il più in fretta possibile a un mondo che cambia alla velocità della luce, c’è una verità alternativa che si sta andando a diffondere in queste settimane e che tende ad affermare un concetto che suona grosso modo così: la pandemia ha rimesso lo stato al centro dei giochi della politica e in una stagione in cui lo stato tornerà a dettare anche i tempi dell’economia è inevitabile che a dettare i tempi della politica sia una classe dirigente più di stampo statalista che di stampo libertario. Corollario finale: chi teorizza le politiche libertarie oggi come non mai è un nemico tanto dell’interesse nazionale quanto della salute pubblica di ciascun paese. Per quanto possa essere osceno, il ragionamento parte da un dato di fatto reale che è quello con cui dovranno fare i conti tutti i grandi paesi che hanno cercato di trovare un modo per governare la pandemia. E il ragionamento è evidente: in una stagione in cui aumenterà il debito pubblico e in cui lo stato avrà più centralità sarà inevitabile che le politiche stataliste abbiano una cittadinanza superiore rispetto al passato. Ciò che però viene ignorato da chi fa questo ragionamento è che, proprio alla luce di questa tempesta perfetta, mai come oggi il pensiero libertario assume una sua centralità strategica. 

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Impostori no, grazie. Nella politica post pandemica, specie in quella fetta di classe dirigente che sta cercando di cambiare registro per adattarsi il più in fretta possibile a un mondo che cambia alla velocità della luce, c’è una verità alternativa che si sta andando a diffondere in queste settimane e che tende ad affermare un concetto che suona grosso modo così: la pandemia ha rimesso lo stato al centro dei giochi della politica e in una stagione in cui lo stato tornerà a dettare anche i tempi dell’economia è inevitabile che a dettare i tempi della politica sia una classe dirigente più di stampo statalista che di stampo libertario. Corollario finale: chi teorizza le politiche libertarie oggi come non mai è un nemico tanto dell’interesse nazionale quanto della salute pubblica di ciascun paese. Per quanto possa essere osceno, il ragionamento parte da un dato di fatto reale che è quello con cui dovranno fare i conti tutti i grandi paesi che hanno cercato di trovare un modo per governare la pandemia. E il ragionamento è evidente: in una stagione in cui aumenterà il debito pubblico e in cui lo stato avrà più centralità sarà inevitabile che le politiche stataliste abbiano una cittadinanza superiore rispetto al passato. Ciò che però viene ignorato da chi fa questo ragionamento è che, proprio alla luce di questa tempesta perfetta, mai come oggi il pensiero libertario assume una sua centralità strategica. 

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Da un lato, per evitare che lo stato cada nella tentazione di voler drogare il mercato puntando più sulla promozione dell’assistenzialismo che sulla tutela della concorrenza. Dall’altro lato, per evitare che i finti libertari utilizzino la difesa della libertà solo come un’arma per attaccare i propri avversari e per difendere i propri interessi politici. Il primo fronte è un fronte vigile e trasversale che non smette di ricordare ogni giorno allo stato che differenza c’è tra uno stato attento al mercato e uno stato nemico del mercato (leggete per credere lo splendido monografico di Carlo Stagnaro pubblicato sul Foglio di oggi). E per quanto si possa essere rassegnati allo statalismo occorre riconoscere che la fatica della ripresa sta mostrando, su questo punto, una verità difficile da negare: se un maggiore intervento pubblico è necessario e inevitabile in alcuni ambiti, in altri invece ne serve di meno. Pensate per esempio alla vicenda delle mascherine, dove in questi mesi abbiamo capito che, per accelerare la produzione, bisogna semplificare drasticamente la burocrazia. E pensate per esempio al modello Genova, che in fondo altro non fa che esprimere la stessa necessità di regole più semplici e che in fondo non fa altro che ricordarci che l’unico modo di tollerare una maggiore presenza dello stato è avere uno stato capace di essere meno opprimente e più efficiente (e lo stesso concetto dovrebbe essere applicato al più presto sul tema della libertà di imprese, e fa bene oggi Stagnaro a ricordare che i paesi che impongono i divieti di licenziamento di solito sono paesi che si ispirano a una cultura più autoritaria che libertaria).

    

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Il secondo fronte è invece un fronte pigro e superficiale che spesso non si accorge che molti difensori della libertà oggi invece non sono altro che impostori della libertà. Pensate al modello dei libertari no mask: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di non difendere la salute del prossimo. Pensate al modello dei libertari trumpiani: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di difendere il business senza difendere il mercato. Pensate al modello dei libertari anti euro: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di poter far fare all’Italia la fine dell’Argentina. Pensate al modello dei libertari nemici dell’Europa: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di poter proteggere il proprio paese facendo a meno della protezione dell’Europa. Pensate al modello dei libertari putiniani: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di non difendere le democrazie liberali. Pensato al modello dei libertari xenofobi: politici che spacciano per difesa della libertà la libertà di poter difendere chiunque faccia propria la grammatica del razzismo. Pensate a tutto questo. E pensate poi a un altro elemento da non sottovalutare, considerando il fatto che in giro per il mondo esiste un rischio che sarebbe meglio non sottovalutare: è vero che la gestione della pandemia ha reso evidente quanto le politiche populiste possano essere incompatibili con il governo dei processi complessi. Ma è altrettanto vero che l’impatto che avrà il Covid sulle nostre vite potrebbe portare a qualche conseguenza anche di natura politica oltre che di natura economica e sociale. E per quanto si possa essere ottimisti non si può non notare che in giro per il mondo c’è un pericoloso mix che sta affiorando sul piano politico e ideologico fatto di complottismo, di cultura no mask, di fake news sull’immigrazione. Una nuova internazionale nazipop cercherà di fare surf sull’onda del Covid. Conviene vigilare. Imparando a distinguere i veri difensori della libertà dagli impostori no mask.

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