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i furbetti del populismo

"A Renzi e Salvini suggerisco di portare Tridico in tribunale", dice Rotondi

Valerio Valentini

Il pasticcio del bonus, il trambusto nella campagna referendaria e la delegittimazione di tutto il Parlamento. "L'unico a dimettersi dovrebbe essere il presidente dell'Inps", spiega il deputato democristiano

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"Fossi in Matteo Salvini o in Matteo Renzi, per prima cosa farei un'azione civile contro Pasquale Tridico". Non lo si conoscesse, si direbbe che Gianfranco Rotondi, con quella sua proverbiale bonomia, con quella pacatezza così anacronistica nel teatro sbracato della politica, stia scherzando, quando dice che "qui l'unico che dovrebbe dimettersi forse è il presidente dell'Inps". Solo che poi, con cristallina lucidità d'analisi e di ragionamento, il deputato irpino, già ministro con Berlusconi, cinque volte deputato e una volta senatore, irriducibile oppositore del populismo antiparlamentare, dimostra che no, non è solo una provocazione la sua. "Concedetemi un'analisi da leguleio democristiano", dice con gusto dell'autoironia, lui che dello Scudo crociato è uno degli ultimi custodi. 

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"Fossi in Matteo Salvini o in Matteo Renzi, per prima cosa farei un'azione civile contro Pasquale Tridico". Non lo si conoscesse, si direbbe che Gianfranco Rotondi, con quella sua proverbiale bonomia, con quella pacatezza così anacronistica nel teatro sbracato della politica, stia scherzando, quando dice che "qui l'unico che dovrebbe dimettersi forse è il presidente dell'Inps". Solo che poi, con cristallina lucidità d'analisi e di ragionamento, il deputato irpino, già ministro con Berlusconi, cinque volte deputato e una volta senatore, irriducibile oppositore del populismo antiparlamentare, dimostra che no, non è solo una provocazione la sua. "Concedetemi un'analisi da leguleio democristiano", dice con gusto dell'autoironia, lui che dello Scudo crociato è uno degli ultimi custodi. 

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"La questione è semplice", ci dice. "Dall'Inps è trapelata la notizia di questi cinque parlamentari che avrebbero fatto richiesta d'accesso, secondo quanto la legge consentiva, al contributo statale per le partite Iva. Dopo una giornata di canea, si è fatto sapere che si tratterebbe di tre leghisti, un esponente del M5s e uno di Italia viva. Ma siccome i nomi dei cinque presunti reprobi non sono stati divulgati, ecco che tutti i parlamentari dei tre partiti sono stati gettati nel calderone del sospetto, della maldicenza: chiunque di loro andasse al bar, domattina, dovrebbe difendersi dall'accusa di essere un mezzo manigoldo, stando alla narrazione generale". E dunque? "E dunque, se fossi in un deputato o in un senatore della Lega, del M5s o di Italia viva, io sporgerei denuncia contro Tridico per divulgazione di informazioni d'ufficio e conseguente procurato danno d'immagine. Se proprio non si volesse perseguire la via penale, a Salvini e Renzi (e anche a Crimi, se non fosse che Crimi sta già cavalcando la campagna mediatica che s'è scatenata), suggerirei quantomeno di costituirsi parte civile e chiedere un bel milione di euro di risarcimento". 

 

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E a quel punto, secondo Rotondi, il presidente dell'Inps si ritroverebbe sotto scacco. "Sì, perché di fronte a una simile azione, Tridico potrebbe cavarsela solo rivelando i nomi dei cinque parlamentari. Ma allora sarebbero questi ultimi a poter accusare Tridico, per violazione delle norme della privacy e danno d'immagine". Lo faranno? "Lo spero. Mi auguro che quanto meno non si limitino a cospargersi il capo di cenere prestandosi a questo gioco di delegittimazione dell'intera classe politica".

 

Tutta una macchinazione da parte del presidente dell'Inps, organico al M5s? "Che non sia un bel gesto, quello dei parlamentari che hanno chiesto il bonus, è fuor di discussione. E a questa gara a sparare l'aggettivo più ignominioso nei loro confronti io non partecipo. Ma non c'è alcun dubbio che tutta questa cagnara sia funzionale a dare una spinta alla campagna referendaria in favore del taglio dei parlamentari, ché forse qualcuno cominciava a temere un recupero delle ragioni del No". 

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