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editoriali

Zagrebelsky l’emergenziale

Il guru anti “svolta autoritaria” ora legittima il governo. Ne usciremo migliori (cit.)

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Avevamo lasciato il professore Gustavo Zagrebelsky un po’ di tempo fa, anni Zero e metà degli anni Dieci, quando si batteva come un sol uomo contro quotidiane minacce alla democrazia e alla pubblica morale – insomma Berlusconi – e poi contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi che avrebbe consegnato pieni poteri (ops!) a un esecutivo para-piduista tutto in mano al Giglio magico e ai suoi sordidi alleati. Era addirittura presidente del Comitato per il No al referendum. Infaticabile, s’era messo anche alla guida dell’associazione Libertà e Giustizia, paladina di tutti i no a tutte le possibili riforme, in nome dell’opposizione alla “svolta autoritaria”. Bene.

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Avevamo lasciato il professore Gustavo Zagrebelsky un po’ di tempo fa, anni Zero e metà degli anni Dieci, quando si batteva come un sol uomo contro quotidiane minacce alla democrazia e alla pubblica morale – insomma Berlusconi – e poi contro la riforma costituzionale di Matteo Renzi che avrebbe consegnato pieni poteri (ops!) a un esecutivo para-piduista tutto in mano al Giglio magico e ai suoi sordidi alleati. Era addirittura presidente del Comitato per il No al referendum. Infaticabile, s’era messo anche alla guida dell’associazione Libertà e Giustizia, paladina di tutti i no a tutte le possibili riforme, in nome dell’opposizione alla “svolta autoritaria”. Bene.

 

Ora, anticipando a Repubblica un suo prossimo saggio, ha affermato che bisogna saper distinguere tra stato d’emergenza e stato d’eccezione. Bocciato il secondo, l’emergenza è invece legittima e anzi è stata (in questi mesi) “strumento” per proteggere la salute dei cittadini. Ragionamento cui dare il benvenuto, ma che tanto ha strabiliato quelli del Fatto quotidiano che lo hanno intervistato, incalzanti. Una cosa sul leitmotiv: professore, è proprio sicuro? E lui, altro che sicuro: ha rincarato la dose: “Dal punto di vista costituzionale, ciò che conta sono le valutazioni del governo convalidate dal Parlamento, salvi i controlli che esistono presso il presidente della Repubblica e la Corte costituzionale”. Non mollano: “Obiezione: dei decreti legge si è fatto larghissimo utilizzo…”. “E con ciò? Nei decenni passati s’è fatto abuso. Ma ciò significa che il decreto legge non può più essere usato quando è lecito usarlo?”. Gli ricordano che l’osservatorio intitolato a Rodotà (tà-tà) ha definito una “rottura costituzionale” la proroga dello stato d’emergenza. E lui: “Innanzitutto sarebbe saggio non sfruttare l’autorità di una persona che non c’è più”. E poi la stoccata contro il “beau gest libertario assomigliante al menefreghismo” di quelli che per negare l’emergenza mettono in pericolo la salute altrui. Tutto bene, e perfino ben detto. Ma vuoi vedere che alla fine avevano ragione quelli di “il virus ci ha cambiati” e “ne usciremo migliori”?

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