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Editoriali

Desecretare stanca

Redazione

Il Comitato tecnico scientifico suggeriva e la politica decideva. Non serve il dubbio sui ruoli

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Il governo, aderendo alla richiesta delle opposizioni e del Copasir, ha reso pubblici molti verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico che erano state messe alla base dei decreti del presidente del Consiglio sull’emergenza sanitaria. Mentre tutti, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza, esaltano la “trasparenza”, si può avanzare il dubbio che invece sarebbe più logico che attività consultive di questa natura restino riservate. I responsabili politici non hanno competenze specifiche in campo sanitario e, in particolare, non erano e non sono in grado di valutare l’evoluzione di una pandemia dai caratteri tuttora indefiniti anche per gli scienziati. Il governo ha fatto bene a consultarsi con i tecnici, i quali a loro volta hanno l’esigenza di potersi esprimere liberamente, in un confronto anche tra loro che non è stato sempre facile o unanime. Date poi le incertezze a livello addirittura mondiale. Non parlavano all’opinione pubblica, davano consigli all’esecutivo che peraltro è l’unico che ha il potere e la responsabilità di assumere decisioni. Le decisioni politiche sono ovviamente pubbliche, e su di esse è ovvio che si svolga un dibattito politico. I pareri dei tecnici, non vincolanti, invece hanno un carattere diverso.

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Il governo, aderendo alla richiesta delle opposizioni e del Copasir, ha reso pubblici molti verbali delle riunioni del Comitato tecnico scientifico che erano state messe alla base dei decreti del presidente del Consiglio sull’emergenza sanitaria. Mentre tutti, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza, esaltano la “trasparenza”, si può avanzare il dubbio che invece sarebbe più logico che attività consultive di questa natura restino riservate. I responsabili politici non hanno competenze specifiche in campo sanitario e, in particolare, non erano e non sono in grado di valutare l’evoluzione di una pandemia dai caratteri tuttora indefiniti anche per gli scienziati. Il governo ha fatto bene a consultarsi con i tecnici, i quali a loro volta hanno l’esigenza di potersi esprimere liberamente, in un confronto anche tra loro che non è stato sempre facile o unanime. Date poi le incertezze a livello addirittura mondiale. Non parlavano all’opinione pubblica, davano consigli all’esecutivo che peraltro è l’unico che ha il potere e la responsabilità di assumere decisioni. Le decisioni politiche sono ovviamente pubbliche, e su di esse è ovvio che si svolga un dibattito politico. I pareri dei tecnici, non vincolanti, invece hanno un carattere diverso.

  

Si può eccepire che troppo spesso le ordinanze sono state presentate come conseguenza delle opinioni tecniche e scientifiche, ma questo non cambia la realtà pratica e giuridica. D’altra parte ai tecnici non può essere richiesta una valutazione politica o una conoscenza approfondita delle regole istituzionali: il caso più evidente di dissonanza tra le decisioni del governo e il parere tecnico è la scelta di imporre il lockdown a tutto il paese in modo omogeneo e non differenziato per aree geografiche. E’ stata una decisione politica che era nelle facoltà del governo e che teneva conto delle conseguenze che avrebbe avuto una divisione del paese in aree sanitarie differenziate. La valutazione di una scelta politica di questa natura non può essere tecnica e non lo è stata. C’è spazio per una discussione, naturalmente, ma c’è da sperare che non ci si avvii sulla strada delle eterne e inconcludenti indagini parlamentari. Un’altra commissione sui misteri d’Italia non serve a nessuno.

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