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Liberticidi chi?

Redazione

Critiche comprensibili, ma lo stato d’emergenza ha le sue buone ragioni

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La proroga dello stato di emergenza, richiesta al Senato da Giuseppe Conte, ha molte ragioni pratiche a favore, ma suscita anche legittime perplessità su un piano più giuridico e formale, e la forma è essenziale in una democrazia. Le ragioni pratiche sono evidenti: ci sono regimi commissariali che dipendono dallo stato di emergenza e la loro continuità è indispensabile. Ci sono misure straordinarie che incidono sui rapporti di lavoro, per esempio l’estensione della cassa integrazione e il divieto di licenziamento che dipendono dallo stato di emergenza e il rinnovo dello stato d’emergenza poteva essere fatto con altri tempi.

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La proroga dello stato di emergenza, richiesta al Senato da Giuseppe Conte, ha molte ragioni pratiche a favore, ma suscita anche legittime perplessità su un piano più giuridico e formale, e la forma è essenziale in una democrazia. Le ragioni pratiche sono evidenti: ci sono regimi commissariali che dipendono dallo stato di emergenza e la loro continuità è indispensabile. Ci sono misure straordinarie che incidono sui rapporti di lavoro, per esempio l’estensione della cassa integrazione e il divieto di licenziamento che dipendono dallo stato di emergenza e il rinnovo dello stato d’emergenza poteva essere fatto con altri tempi.

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C’è poi la questione dei poteri del premier, che in realtà può emanare decreti anche senza lo stato di emergenza, ma che vede agevolato l’iter da questa condizione eccezionale. Conte ha chiarito che intende usare la proroga soltanto a fini pratici, che non insisterà nella pratica delle ordinanze e ha corretto molti degli aspetti di frettolosità e superficialità che erano apparsi evidenti al primo annuncio della volontà di estendere l’emergenza fino alla fine dell’anno. Dal punto di vista formale però restano aperte alcune questioni: la prima fra tutte è l’esistenza o meno della condizione di emergenza nei fatti. Si obietta, non a torto, che nessuno vieterebbe di proclamare nuovamente lo stato di emergenza e che quindi è improprio prorogarla ora che l’emergenza è cessata.

  

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Meno convincenti, invece, sono le critiche che accusano il premier di volersi attribuire poteri straordinari senza ragione: l’uso che si è fatto finora di quei poteri e l’impegno assunto a esercitarli nel modo meno lesivo possibile delle prerogative parlamentari sembrano una risposta sufficiente e convincente.

 

Resta l’interrogativo di fondo: Conte dice che solo in stato di emergenza lo stato può operare rapidamente e senza troppi condizionamenti. Questo significa che invece in condizioni normali non si può governare efficacemente? Probabilmente sì, ma questo riporta a questioni come le riforme istituzionali progettate da decenni e mai arrivate in porto, tema che tutti considerano centrale ma del quale nessuno si occupa davvero. E anche questa è un’eterna emergenza italiana.

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