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“A volte vien voglia di dire mollo tutto. Ma io resto”. Parla Fontana

Annalisa Chirico

“Se abbandonassi, vorrebbe dire che la gogna dei giornali ha preso il posto della democrazia del voto”, ci dice il governatore

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Roma. Due trust alle Bahamas, un conto svizzero, una multa Anac. Presidente Fontana, lei sembra il nuovo Diabolik della politica italiana. “Da mesi subisco attacchi ostinati e incessanti, tutti volti alla demolizione della mia reputazione. Tanta aggressività avrebbe piegato anche un toro”. Si piega ma non si spezza? “Io non mollo. Passo le giornate in ufficio, qui c’è un’economia da far ripartire, abbiamo appena stanziato 3,5 miliardi di euro e i primi 400 milioni saranno presto nelle casse dei comuni. Vorrei occuparmi di cose concrete, invece devo difendermi da una canea di sospetti e illazioni, che amarezza”.

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Roma. Due trust alle Bahamas, un conto svizzero, una multa Anac. Presidente Fontana, lei sembra il nuovo Diabolik della politica italiana. “Da mesi subisco attacchi ostinati e incessanti, tutti volti alla demolizione della mia reputazione. Tanta aggressività avrebbe piegato anche un toro”. Si piega ma non si spezza? “Io non mollo. Passo le giornate in ufficio, qui c’è un’economia da far ripartire, abbiamo appena stanziato 3,5 miliardi di euro e i primi 400 milioni saranno presto nelle casse dei comuni. Vorrei occuparmi di cose concrete, invece devo difendermi da una canea di sospetti e illazioni, che amarezza”.

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Il Corriere ha raccontato della multa dell’Anac a suo carico, del valore di mille euro, per aver omesso la dichiarazione sul suo stato patrimoniale risalente al 2015, l’anno in cui i cinque milioni depositati a Lugano vengono sanati. “Ho agito nel rispetto della legge italiana, attuando una voluntary disclosure secondo le norme all’epoca in vigore, norme volute peraltro dal centrosinistra. I soldi in questione sono i risparmi di una vita dei miei genitori: quando mio padre è morto, sono passati a mia madre e poi, dopo la di lei scomparsa, io li ho ereditati. Ho versato all’erario italiano i soldi della disclosure e quelli per la denuncia di successione, all’erario italiano continuo a versare le imposte dovute sugli utili”. Della multa Anac, però, lei non ha mai parlato. “Nessuno mi ha interrogato sul punto, e io me n’ero persino scordato. Quando nel 2018 mi sono insediato in regione Lombardia, il deposito estero era visibile e trasparente nella mia dichiarazione patrimoniale. Non ho voluto nascondere alcunché”. E i trust alle Bahamas? “Escludo che mia madre sia mai stata alle Bahamas, non ho idea di come sia venuta fuori questa storia. Da quanto ne so io, quei soldi sono sempre rimasti a Lugano dove ogni tanto i miei genitori si recavano per curarne la gestione. Fino alla morte di mia madre, non me ne sono occupato perché non ne avevo bisogno, guadagnavo bene con il mio studio legale. Se i miei genitori hanno commesso delle violazioni, non spetta a me giudicarli. Ma non posso essere io a dover rispondere della loro condotta”.

   

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“Mi crocifiggono perché ho detto di aver saputo della procedura in corso il 12 maggio mentre la notizia sarebbe stata trasmessa alla mia segreteria il 10. Peccato che il 10 fosse domenica, lo avrò saputo l’11 o il 12 sera, che importa? Non appena ne sono venuto a conoscenza, ho chiesto a mio cognato di rinunciare all’introito”


   

Com’è venuto in mente a suo cognato di negoziare un contratto di fornitura, ancorché legittimo, con la regione Lombardia? “La vicenda va contestualizzata: in quel frangente avremmo acquistato camici e mascherine da chiunque, mi creda. C’era urgenza, da un giorno all’altro migliaia di persone si sono ritrovate in terapia intensiva con gravi problemi respiratori. Il coronavirus si è abbattuto sulla nostra regione con una violenza inaudita e improvvisa. Mi crocifiggono perché ho detto di aver saputo della procedura negoziale in corso il 12 maggio mentre la notizia sarebbe stata trasmessa alla mia segreteria già il 10. Peccato che il 10 sia una domenica, lo avrò saputo l’11 o il 12 sera, che importa? Non appena sono venuto a conoscenza, ho chiesto a mio cognato di rinunciare all’introito per una questione di opportunità. Successivamente ho deciso di disporre un bonifico per partecipare a quello che era diventato, a tutti gli effetti, un atto di liberalità che volevo condividere con lui senza comparire. Tutto qui”. Che pasticcio, presidente. “La regione non ha speso un euro, infatti gli stessi magistrati hanno derubricato l’ipotesi iniziale di turbativa d’asta in frode o inadempimento in pubblica fornitura. Io ho cercato semplicemente di compensare un guadagno mancante per la rinuncia che chiedevo a un affine. Il male è negli occhi di chi guarda”.

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Lei ha parlato di un tentativo di “destabilizzazione”. “Da settimane, anzi da mesi, subisco attacchi quotidiani, mi hanno accusato di aver provocato la strage delle Rsa, di aver lasciato morire la gente. Il clima si è fatto talmente incandescente che sono finito sotto scorta. Quando si ricorre a questi mezzi per delegittimare l’avversario, quando non ci si ferma neanche davanti ai morti, viene voglia di dire: mollo tutto e torno alla mia vita. Perché io una vita ce l’ho”. Medita il passo indietro? “L’idea non mi sfiora. Resto qui e non mollo. Se abbandonassi l’incarico che i cittadini lombardi mi hanno assegnato, vorrebbe dire che in Italia la gogna dei giornali ha preso il posto della democrazia del voto. A fine mandato, saranno i lombardi a giudicare la qualità dell’amministrazione da me guidata”. C’è da augurarsi che non spuntino nuovi dettagli sul passato dei suoi avi e consanguinei. “Ho spiegato ogni cosa, è tutto lineare e limpido. La mia integrità è fuori discussione. Il sistema lombardo, che rappresento e difendo, ha saputo tamponare un’emergenza imprevedibile e imprevista. La commissione d’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio, voluta dalla Regione e composta da giuristi del calibro di Gherardo Colombo e Giovanni Canzio, ha evidenziato come unica anomalia l’elevato tasso di assenteismo. Per il resto, i tassi di mortalità sono nella media di quelli registrati nelle altre case di riposo”.

   

E’ mancata la medicina del territorio, si dice. “Chi dice questo non sa di cosa parla. La sanità lombarda resta un’eccellenza europea, ogni anno 165mila cittadini italiani vengono a curarsi dalle altre regioni. Noi abbiamo dovuto fronteggiare, da un giorno all’altro, le orde di persone che affollavano gli ospedali perché non riuscivano a respirare. Quando non respiri, non vai dal medico condotto: vai al pronto soccorso. Nessuno racconta che il numero delle morti nelle province lombarde più colpite dal virus sono analoghi a quelli di alcune province emiliano-romagnole. A Cremona, per esempio, si è registrato un tasso di mortalità analogo a quello di Piacenza, e la colpa non è di questo o quel governatore, è una questione di contiguità territoriale. La verità è che anche di fronte a una tragedia immane si cerca a tutti i costi il capro espiatorio, è un’antica abitudine del nostro paese”. Anche la Lega è stata, per una lunga stagione, il partito delle ramazze e delle forche. “Io sono sempre stato un convinto garantista, anche in dissonanza con il mio partito che oggi non è certo tacciabile di giustizialismo. Il garantismo è un principio democratico irrinunciabile”. Il telefono squilla in questi giorni? “Ricevo centinaia di messaggi di solidarietà, anche da chi non ti aspetteresti, anche da tanti sindaci e amministratori di centrosinistra”. Lo sente il sindaco Beppe Sala? “Sì, spesso”. Si piega o si spezza? “Mi dispiace solo per i miei figli: i due più giovani sono ingiustamente coinvolti. E mia moglie, che ha sempre ricercato la riservatezza, si ritrova nel mezzo di questa tempesta, come se la volontà di non apparire fosse reato”.

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