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“Caro Zingaretti, non fare il destabilizzatore”. Parla Magi

Marianna Rizzini

Il segretario del Pd predica stabilità ma spinge per la riforma elettorale anche a costo di far venire meno il vincolo di maggioranza. “Non si trova così l'equilibrio tra governabilità e rappresentatività”, dice il deputato radicale di + Europa
 

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Roma. “Siamo davanti a una forzatura poco sostenibile, fatta per imporre una legge pessima, senza averne i numeri”. E' il giorno della probabile resa dei conti in Commissione Affari Costituzionali sulla legge elettorale e Riccardo Magi, deputato radicale di + Europa, commenta così la situazione attuale, quella in cui il segretario del Pd Nicola Zingaretti, con insoliti toni tranchant, dice che “la nuova legge elettorale va votata subito e senza ambiguità perché è un impegno preso dalla maggioranza”, anche facendo capire di essere pronto a far venire meno il vincolo di maggioranza in caso Matteo Renzi non voti il testo sul proporzionale (Renzi, intervistato dalla Stampa, ha definito la pressione Pd-M5s un “blitz anti maggioritario… ci spingono al grande centro”).

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Roma. “Siamo davanti a una forzatura poco sostenibile, fatta per imporre una legge pessima, senza averne i numeri”. E' il giorno della probabile resa dei conti in Commissione Affari Costituzionali sulla legge elettorale e Riccardo Magi, deputato radicale di + Europa, commenta così la situazione attuale, quella in cui il segretario del Pd Nicola Zingaretti, con insoliti toni tranchant, dice che “la nuova legge elettorale va votata subito e senza ambiguità perché è un impegno preso dalla maggioranza”, anche facendo capire di essere pronto a far venire meno il vincolo di maggioranza in caso Matteo Renzi non voti il testo sul proporzionale (Renzi, intervistato dalla Stampa, ha definito la pressione Pd-M5s un “blitz anti maggioritario… ci spingono al grande centro”).

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“La maggioranza sta forzando in una commissione dove, nell'ultima seduta, si era finiti a 23 contro 23. Come si fa ad adottare un testo base di legge elettorale in queste condizioni e con questi numeri, con il voto del presidente Giuseppe Brescia, oltretutto? Zingaretti, che parla sempre di stabilità, sta forzando su una legge che fotograferebbe invece l'instabilità”. Il testo base, che dice Magi servirebbe a Pd e Cinque Stelle e non renderebbe il quadro più chiaro, “riporta il paese indietro rispetto alla governabilità e a favorire un impianto di maggioranze variabili e porte girevoli”. E se la legge elettorale deve essere un correttivo del referendum sul taglio dei parlamentari, “questo testo invece servirebbe ai due principali partiti non a rinforzare la compattezza di una maggioranza, ma a rendere possibile il balzo in un passato di non trasparenza nei comportamenti e nella contrattazione politica, con conseguente indebolimento del ruolo del Parlamento”.

   

Prima Repubblica? “Ma senza avere quei partiti e quelle modalità”. E a chi fa paragoni con la Germania, Magi dice: “Il sistema tedesco è diverso, dai collegi alla sfiducia costruttiva alla liste. Qui finiremmo con liste corte bloccate: il trionfo di un modo contrattuale, la morte del Parlamento. Pensiamoci, specie ora, in un momento in cui bisogna anche pensare a come spendere i fondi europei”. Ripensa, Magi, alle parole del professor Roberto D'Alimonte durante l'audizione in Commissione Affari Costituzionali, qualche settimana fa. Già il titolo dell'intervento parlava: “Perché questa è una riforma elettorale sbagliata”. Per non dire della considerazione successiva: “Che cosa vi fa pensare che reintroducendo il proporzionale il sistema funzionerebbe come in Svezia, in Olanda o in Gemania? Che cosa vi fa pensare che la nostra cultura politica faccia funzionare il proporzionale come in questi paesi e non come nell’Italia della Prima Repubblica o la Francia della Quarta dove i governi duravano in media meno di sei mesi? (…) Nella sostanza voi siete di fronte alla scelta se ritornare al passato o meno. Il sistema proporzionale in discussione è un sistema che priva gli elettori della possibilità di decidere chi governa. Lascia i partiti liberi di decidere a piacimento con chi allearsi dopo il voto”. A quel punto era intervenuto a difesa del testo il relatore per i Cinque Stelle Francesco Forciniti. E D'Alimonte aveva replicato: “Lei è in dissacordo con me praticamente su tutto, per risponderle dovrei invitarla al mio corso sui sistemi elettorali… ma il punto è che la differenza tra lei e me è che a me interessa che questo paese sia governato con un assetto stabile, per lei e per la sua parte politica la governabilità non è un valore”. Trovare un equilibrio “tra governabilità e rappresentatività: questo è il punto. Ma non con questa forzature”, dice Magi.

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