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Promesse e progetti. La politica dell'irrealtà

Perché la "rivoluzione per l'Italia" annunciata da Conte è un altro esempio di cattivo uso delle parole. Parla Sabino Cassese

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La pandemia è stato un grande richiamo alla realtà del nostro paese. Come ha reagito la classe dirigente?

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La pandemia è stato un grande richiamo alla realtà del nostro paese. Come ha reagito la classe dirigente?

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Fuggendo dalla realtà. Prendiamo l’esempio della sanità. Abbiamo avuto la dimostrazione concreta di quello che analisi compiute in più circostanze e da più parti hanno messo in luce: debolezza delle strutture sanitarie di base, sul territorio, come si suol dire, e diseguaglianze tra le varie zone del paese. Si poteva sperare che questo fosse l’impegno prioritario. Invece, lo stanziamento per la sanità è inferiore a quello per l’Alitalia. Una larga parte della maggioranza, nonché l’opposizione sono contrarie all’intervento del Meccanismo europeo di stabilità che sarebbe destinato proprio alla sanità. L’ineffabile ministro della Salute sembra anche lui più impegnato nel dichiarare che nel fare. 

   

Arriveranno, però, anche altre risorse finanziarie europee.

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Attenzione, si tratta in larga misura di autorizzazioni a indebitarsi, quindi di risorse che saremo abilitati a raccogliere noi stessi, con l’unico vantaggio di avere l’appoggio europeo, che mantiene bassi gli interessi da pagare. Ciò non vuol dire che dovremo restituire il capitale ai risparmiatori o ai fondi e alle banche che avranno comprato i titoli emessi. Anche qui, però, bisogna passare dalle parole ai fatti. Questi richiedono che si facciano progetti. Chi li prepara? Se intendiamo usare questi fondi, bisognerà prima stabilire l’ordine delle priorità: quanto per costruire ospedali, quanto per scuole, quanto per strade, quanto per carceri, per limitarci agli investimenti pubblici. Una volta stabilita la destinazione, bisognerà disporre dei progetti. Poi si mette in moto la trafila dei contratti di appalto, superando tutte le difficoltà del codice dei contratti pubblici che avrebbe dovuto esser semplificato e non lo è stato. Noi abbiamo ancora fondi europei assegnati dal 2014 e non spesi per mancanza di capacità amministrativa. Per noi, non conta tanto il finanziamento, quanto i progetti, perché è più facile trovare i primi che preparare i secondi.

   

Ma l’emergenza ha consentito di andare avanti con tanti decreti legge: non ce n’è stato uno di accelerazione?

I decreti legge sono stati molti, uno solo di semplificazione, che si è complicato per strada, passando da 48 a 65 articoli, molti dei quali estranei allo scopo di semplificazione. Ma nessuno controlla l’omogeneità dei decreti legge, che pure sarebbe necessaria, secondo la Corte costituzionale. E chi si interessa della reale attuazione di tutti questi decreti legge a pioggia? In uno Stato ben amministrato, vi sarebbe un ufficio che segue settimana per settimana lo stato di avanzamento dell’attuazione, correggendo e accelerando. Annunci e realizzazioni sono separati. Ci dobbiamo accontentare dei primi.

   

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Ma, sia pure con molto ritardo, due anni, il governo ha chiuso la vicenda di Autostrade per l’Italia.

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Chiuso? Sappiamo a quale prezzo Cassa depositi e prestiti acquisterà le azioni? E a quale prezzo acquisteranno gli investitori privati perché la società diventi una “public company”?

   

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Non crede, dunque a quella “rivoluzione per l’Italia” che è stata annunciata dal presidente del Consiglio dei ministri il 7 luglio a Repubblica?

Ecco un altro esempio di cattivo uso delle parole, di annunci a vuoto. La scuola è nota. Risale a un collaboratore di Trump, che ha affascinato qualche grillino, secondo il quale non è la realtà quella che conta, ma la sua narrazione. Vale quel che racconti, non i fatti. Quindi, la politica viene fatta di parole, di promesse. C’è chi crede di poter ripetere il miracolo e di poter camminare sulle acque. Guido Dorso criticava questo tipo di politici, chiamandoli “politici dell’irrealtà”. Paolo Mieli, sul Corriere della Sera del 9 luglio, ha definito illusionisti coloro che rifiutano il principio di realtà.

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