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W il partito degli ex premier

Claudio Cerasa

Amato, Gentiloni, Renzi, D’Alema, Monti… Le parole d’amore che Prodi ha rivolto al Cav. illuminano qualcosa di più importante di un retroscena: la presenza di una classe dirigente trasversale che contro le scemenze populiste parla la stessa lingua

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Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza probabilmente si ritroverebbero a vivere una scena non troppo diversa dalla mitica riunione condominiale messa in scena in “Fantozzi subisce ancora”, quando il ragioner Ugo si decise ad affrontare i suoi condomini, rigorosamente armati di mattarello, solo dopo essersi assicurato di aver poggiato in testa un elmetto piuttosto solido. Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza, probabilmente si ritroverebbero a litigare dopo pochissimi secondi, scambiandosi tutti un qualche simpatico sganassone, facendo emergere vecchie ruggini e riprendendo il filo di antiche polemiche. Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza, gli ex presidenti del Consiglio italiani probabilmente non si parlerebbero in modo per così dire amabile.

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Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza probabilmente si ritroverebbero a vivere una scena non troppo diversa dalla mitica riunione condominiale messa in scena in “Fantozzi subisce ancora”, quando il ragioner Ugo si decise ad affrontare i suoi condomini, rigorosamente armati di mattarello, solo dopo essersi assicurato di aver poggiato in testa un elmetto piuttosto solido. Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza, probabilmente si ritroverebbero a litigare dopo pochissimi secondi, scambiandosi tutti un qualche simpatico sganassone, facendo emergere vecchie ruggini e riprendendo il filo di antiche polemiche. Se li mettessero tutti insieme in un’unica stanza, gli ex presidenti del Consiglio italiani probabilmente non si parlerebbero in modo per così dire amabile.

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Ma se c’è un dato politicamente rilevante emerso in questi mesi di pandemia, quel dato corrisponde a una consapevolezza improvvisa che ha in qualche modo arricchito il dibattito pubblico e che ci dice anche qualcosa di interessante e non di retroscenistico relativamente alle parole di elogio spese da Romano Prodi nei confronti di Silvio Berlusconi: la nascita di un movimento del buonsenso, deciso a combattere alcune scemenze della politica antisistema, guidato proprio dagli ex capi di governo del nostro paese. Apparentemente, messi così uno di fianco all’altro con i loro elmetti e con i loro mattarelli, Giuliano Amato (premier nel 1993 e nel 2000), Silvio Berlusconi (premier nel 1994, nel 2001 e nel 2008), Romano Prodi (premier nel 1996 e nel 2006), Massimo D’Alema (premier nel 1998), Mario Monti (premier nel 2011), Enrico Letta (premier nel 2013), Matteo Renzi (premier nel 2014) e Paolo Gentiloni (premier nel 2016) potrebbero dare l’impressione di avere pochi punti in comune l’uno con l’altro. Eppure, nelle ultime settimane, di fronte alle molte scemenze messe in campo sui temi europei da parte dei movimenti antisistema, si sono ritrovati, pur discutendo probabilmente poco tra di loro, a parlare tutti la stessa lingua (e immaginiamo che se fossero stati interpellati su questi temi avrebbero risposto allo stesso modo anche Lamberto Dini, premier nel 1995, e Ciriaco De Mita, premier nel 1988).

 

 

C’è chi lo ha fatto con maggiore enfasi, c’è chi lo ha fatto con maggiore forza, c’è chi lo ha fatto con maggiore visibilità. Ma in modo tanto improvviso quanto sorprendente oggi c’è un punto difficile da negare: Gentiloni, Renzi, Prodi, D’Alema, Letta, Berlusconi, Monti e Amato si stanno spendendo, compatibilmente con i propri ruoli e con le proprie vite, per tenere l’Italia il più lontano possibile dal nazionalismo populista e il più vicino possibile al riformismo europeista. La presenza di un linguaggio comune, di quella che un tempo si sarebbe chiamata koiné, è emersa alla luce del sole negli ultimi mesi, in un momento particolare della nostra vita politica. E di fronte alla necessità di rispondere in modo onesto sul tema del Mes – e sulla possibilità per l’Italia di ottenere dall’Europa una linea di credito per le spese sanitarie a tasso agevolato – non c’è stato un solo ex presidente del Consiglio che abbia risposto nel modo in cui hanno risposto i sovranisti populisti (Salvini chi?). E da Berlusconi a D’Alema passando per Amato, Monti, Renzi, Letta, Prodi e Gentiloni, la risposta su questo tema è stata unanime: dire di no al Mes, come avrebbe detto sempre Paolo Villaggio, è una boiata pazzesca.

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Naturalmente, dire sì al Mes non significa dire sì solo a un complicato meccanismo economico-finanziario. Ma significa dire sì a un insieme di valori – scusate la parola – che una classe dirigente con la testa sulle spalle sa che in un grande paese come il nostro non possono che essere semplicemente non negoziabili. Dire sì al Mes significa dire sì all’euro, significa fidarsi dell’Europa, significa non demonizzare il vincolo esterno, significa difendere uno spazio comune, significa difendere la società aperta, significa opporsi ai regimi illiberali, significa rendersi conto che per combattere contro i giganti del mondo occorre non travestirsi da topolini e significa in definitiva dire sì all’idea che a fare la forza dei paesi membri sia l’unione e non la divisione.

 

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Nelle amorevoli parole rivolte da Romano Prodi a Silvio Berlusconi (“Non è certo un tabù l’ingresso di Forza Italia in maggioranza” e, riferito al Cav., “la vecchiaia porta saggezza”) c’è ovviamente molto altro e c’è anche, se vogliamo, un dato politico importante che riguarda una doppia consapevolezza mostrata dall’ex leader dell’Ulivo. Da un lato, c’è una maturazione dello stesso Prodi (oggi sogna un ingresso del Cav. in maggioranza dopo aver demonizzato nel 2015 il patto del Nazareno voluto da Renzi con il Cav.: la vecchiaia porta saggezza a tutti). Dall’altro lato vi è invece la consapevolezza che nella politica di oggi il vero bipolarismo non è più tra partiti di destra e partiti di sinistra (concetto che ormai in Europa è piuttosto sfumato, considerando che da anni il Parlamento europeo si trova a governare facendo leva su una grande coalizione tra Ppe e Pse) ma è tra partiti europeisti e partiti antieuropeisti. E il fatto che in Italia ci sia un fronte trasversale che, pur senza parlarsi molto, ha scoperto di parlare la stessa lingua sui temi cruciali, è una buona notizia che ci ricorda perché il nostro paese in fondo è molto più forte di chi cerca ogni giorno di farlo diventare un po’ più debole.

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