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L’“irrazionalità intrinseca” di Salvini

Redazione

Picconate della Consulta al primo decreto sicurezza: ora restano le briciole

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Con la sentenza di oggi, la Consulta ha messo nero su bianco il nulla giuridico che ammantava il primo decreto sicurezza. La norma che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva voluto fortemente, quella che escludeva per i richiedenti asilo il diritto di residenza, era già ampiamente disapplicata da nord a sud dell’Italia. L’ex vicepremier si era sbracciato per un anno intero saltando da una piazza all’altra per convincere un paese in trance – quello gialloverde – che l’accoglienza era nociva e che invece il suo decreto era una rivoluzione capace di cambiare la vita a tutti, dalla casalinga di Voghera al disoccupato a caccia di redditi di cittadinanza. I sindaci si erano ribellati: la mancata iscrizione all’anagrafe non era solamente un orpello buono per la propaganda, ma, piuttosto, una privazione di diritti. Senza una carta d’identità non si ha accesso ai servizi sociali, al medico di base, a un lavoro regolare. Il ricorso alla Consulta, insomma, era inevitabile.

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Con la sentenza di oggi, la Consulta ha messo nero su bianco il nulla giuridico che ammantava il primo decreto sicurezza. La norma che l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva voluto fortemente, quella che escludeva per i richiedenti asilo il diritto di residenza, era già ampiamente disapplicata da nord a sud dell’Italia. L’ex vicepremier si era sbracciato per un anno intero saltando da una piazza all’altra per convincere un paese in trance – quello gialloverde – che l’accoglienza era nociva e che invece il suo decreto era una rivoluzione capace di cambiare la vita a tutti, dalla casalinga di Voghera al disoccupato a caccia di redditi di cittadinanza. I sindaci si erano ribellati: la mancata iscrizione all’anagrafe non era solamente un orpello buono per la propaganda, ma, piuttosto, una privazione di diritti. Senza una carta d’identità non si ha accesso ai servizi sociali, al medico di base, a un lavoro regolare. Il ricorso alla Consulta, insomma, era inevitabile.

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E così, oggi, i giudici hanno motivato l’illegittimità del decreto definendolo “irrazionale” perché in contrasto con l’articolo 3 della Costituzione. Per i togati, il provvedimento è un palazzo costruito sul nulla dell’“irrazionalità intrinseca, poiché la norma censurata non agevola il perseguimento delle finalità di controllo del territorio dichiarate dal decreto sicurezza”. E poi, come rilevato già dai tribunali di Milano, Ancona, Salerno, Bologna e Firenze, c’è una “irragionevole disparità di trattamento, perché rende ingiustificatamente più difficile ai richiedenti asilo l’accesso ai servizi che siano anche a essi garantiti”.

 

 

Ma oltre ai tribunali e alla Corte costituzionale, anche le Sezioni unite della Corte di cassazione avevano contribuito a demolire il primo decreto sicurezza, privandolo di qualsiasi retroattività nel rifiutare la concessione della protezione umanitaria ai migranti. Insomma, contro Salvini si è alzato, ancora una volta, un muro invalicabile: quello dello stato di diritto. Pensare di rendere più sicuro il paese togliendo diritti, invece che tutelando quelli esistenti, è un controsenso. E ora, degli slogan del Truce non restano che le briciole.

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