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"Allargare il fronte europeista rafforzerà il governo a Bruxelles", ci dice Baretta

Valerio Valentini

Il sottosegretario all'Economia spiega il Piano nazionale delle riforme. "L'appartenenza all'Ue è un caposaldo. A settembre per il M5s sarà più facile accettare il Mes. E dopo Quota 100 puntiamo a una 'Nuova Ape social'"

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Roma. Da veneziano affezionato alla sue acque, Pier Paolo Baretta dice che “la navigazione è lunga e perigliosa, ma per prima cosa bisogna evitare di naufragare in porto”. Segno, dunque, che il rischio della crisi il sottosegretario all’Economia, esponente del Pd, la intravede. “Bisogna scavallare l’autunno che ci attende: bisogna fare in modo che il settore del lavoro e quello delle imprese resistano ai mesi che verranno, e che saranno durissimi. Poi, nel 2021, il rimbalzo del pil ci aiuterà, se saremo bravi a pianificare la ripartenza”. Sempre, beninteso, che tutto non s’impantani subito, tra liti e veti incrociati. “Le discussioni, anche aspre, sono fisiologiche in una fase così imprevedibile. Ma guai a pregiudicare alcuni capisaldi: primo fra tutti l’appartenenza al progetto europeo. Che, insieme a un rinnovato impegno sullo stato sociale, è la vera linea della faglia tra i vari schieramenti politici”. 

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Roma. Da veneziano affezionato alla sue acque, Pier Paolo Baretta dice che “la navigazione è lunga e perigliosa, ma per prima cosa bisogna evitare di naufragare in porto”. Segno, dunque, che il rischio della crisi il sottosegretario all’Economia, esponente del Pd, la intravede. “Bisogna scavallare l’autunno che ci attende: bisogna fare in modo che il settore del lavoro e quello delle imprese resistano ai mesi che verranno, e che saranno durissimi. Poi, nel 2021, il rimbalzo del pil ci aiuterà, se saremo bravi a pianificare la ripartenza”. Sempre, beninteso, che tutto non s’impantani subito, tra liti e veti incrociati. “Le discussioni, anche aspre, sono fisiologiche in una fase così imprevedibile. Ma guai a pregiudicare alcuni capisaldi: primo fra tutti l’appartenenza al progetto europeo. Che, insieme a un rinnovato impegno sullo stato sociale, è la vera linea della faglia tra i vari schieramenti politici”. 

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E allora viene da chiederglielo subito, a Baretta, cosa ne sarà del Mes. “Nel Piano nazionale di riforme, necessario per ottenere i fondi europei, si stima in 32 miliardi la cifra necessaria per gli investimenti in sanità. Il nuovo Mes, che proprio a quel tipo di spese è finalizzato, ci concederebbe fino a 36 miliardi di prestito agevolato. La coincidenza non è certo casuale, e dà il segno di una decisione irrinunciabile. Non credo ci sia nessuno che, in questo momento, osi rifiutarsi di rinnovare il nostro sistema sanitario in tutti i suoi settori”. Il M5s, in verità, tentenna. “Io credo che a settembre, quando si definirà tutto il pacchetto degli interventi europei, sarà più facile per il M5s presentare l’adesione al Mes come un tassello di un mosaico molto più ampio, e indispensabile per l’economia italiana: da Bruxelles, col Recovery fund, arriverebbero 173 miliardi di euro, di cui 80 a fondo perduto. Davvero vogliamo compromettere questo progetto per un puntiglio ideologico?”. Ed è proprio pensando alle trattative europee che Baretta sposta l’occhio dall’attuale maggioranza giallorossa a una diversa. “Se il partito europeista, all’interno del Parlamento italiano, dovesse ingrandirsi, questa sarebbe un’ottima notizia, anche perché rafforzerebbe il governo nelle sue contrattazioni a Bruxelles”. Pensa insomma alla maggioranza Ursula, di cui tanto si parla sui giornali. “Non credo siano solo chiacchiere di giornale. Sul tema strategico dell’appartenenza all’Europa, Forza Italia ha dimostrato da sempre una posizione diversa da quella di Lega e FdI”.

 

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Ma certo, non si può pensare di fare affidamento su un pezzo dell’opposizione per risolvere le ambiguità interne alla maggioranza. “Non ho detto questo”, precisa Baretta. “E infatti, col Pnr dimostriamo all’Europa che stiamo facendo sul serio su due importanti filoni. Il primo è quello degli investimenti pubblici sulla digitalizzazione del paese, sulla prevenzione contro il dissesto idrogeologico, sulle infrastrutture e l’alta velocità, con l’obiettivo di uno sviluppo green”. Ma sulle semplificazioni delle normative degli appalti il governo litiga da settimane. “Nel Pnr si individua nel Modello Genova, quello del ponte Morandi, un esempio virtuoso intorno a cui costruire una riforma normativa”

 

E poi c’è l’altro filone? “Sì, quello della riforma fiscale, indispensabile dopo un primo intervento di riduzione del cuneo fiscale. Serve una ristrutturazione complessiva, e senza limitarci a modifiche temporanee, di Irpef, Iva e tax expenditures connesse. Su entrambi i fronti servono riforme coraggiose e strutturali, avendo attenzione per i ceti medio-bassi e le famiglie. Abbandoniamo qualsiasi suggestione per la flat tax, e pensiamo invece a modificare le aliquote, se necessario, nel rispetto del principio della progressività”.

 


Quel che nel Pnr non si dice, se non in modo reticente, è cosa volete fare di Quota 100. “Tra le righe, però, si intuisce”, sorride Baretta. E allora ci aiuti. “Prevediamo di non rinnovare la sperimentazione oltre il 2021, quando scadrà. E coi ‘risparmi’ che abbiamo accumulato rispetto alle spese preventivate, ci dedicheremo a una riforma strutturale del sistema pensionistico che non ci faccia tornare alla Fornero, ma che punti semmai a una sorta di ‘Nuova Ape social', più generalizzata e omogenea”.  

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Prima, però, c’è un nuovo scostamento da varare. “Lo faremo nei prossimi giorni, e fino all’ultimo minuto è difficile dire se la cifra oscillerà intorno ai 10 o ai 20 miliardi. Di certo ci dovrà essere un impegno importante per confermare e rafforzare il pacchetto di ammortizzatori sociali. Perché prima di pensare al futuro lontano, c’è da pensare all’autunno che verrà”. Primum sopravvivere, insomma.

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