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La rivolta delle femministe del Pd contro il ddl Zan

Carmelo Caruso

La legge contro l’omofobia e le discriminazione (dem) divide i dem. Parlano Fedeli, Valente, Di Giorgi

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Roma. “Proviamo a portare a casa un buon testo contro le violenze, e non solo di genere, contro gli attacchi, le discriminazioni vili che non fanno altro che aumentare. Ma diciamo subito che le perplessità sollevate dalle femministe vanno esaminate, discusse e approfondite. Non mi nascondo. Credo che alcune delle loro preoccupazioni siano giuste. Ripeto. Con un atteggiamento sereno non si può non confrontarsi con loro”. E infatti, la senatrice del Pd, ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, una storia e una militanza femminile più che femminista, dice che è necessario avere un nuovo disegno di legge che vigili sull’omotransfobia e che estenda, di fatto, la legge Mancino, ma è altrettanto utile per il Pd “includere tutte le voci anche quelle che meno ci piacciono. Insomma, è un dibattito importante quello sull’identità di genere, un dibattito che non riguarda solo l’Italia e che non può essere oggetto di chiusure da parte nostra. E' un mondo, quello che mostra scetticismo, che va seriamente ascoltato…”.

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Roma. “Proviamo a portare a casa un buon testo contro le violenze, e non solo di genere, contro gli attacchi, le discriminazioni vili che non fanno altro che aumentare. Ma diciamo subito che le perplessità sollevate dalle femministe vanno esaminate, discusse e approfondite. Non mi nascondo. Credo che alcune delle loro preoccupazioni siano giuste. Ripeto. Con un atteggiamento sereno non si può non confrontarsi con loro”. E infatti, la senatrice del Pd, ex ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, una storia e una militanza femminile più che femminista, dice che è necessario avere un nuovo disegno di legge che vigili sull’omotransfobia e che estenda, di fatto, la legge Mancino, ma è altrettanto utile per il Pd “includere tutte le voci anche quelle che meno ci piacciono. Insomma, è un dibattito importante quello sull’identità di genere, un dibattito che non riguarda solo l’Italia e che non può essere oggetto di chiusure da parte nostra. E' un mondo, quello che mostra scetticismo, che va seriamente ascoltato…”.

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Lo hanno infiammato alcune protagoniste di “Se non ora quando”, donne come la regista Cristina Comencini, Donatina Persichetti, che attraverso una lettera ai parlamentari del Pd e ad Alessandro Zan – firmatario del ddl che porta il suo nome – parlano di identità di genere come “espressione che sostituisce l’identità basata sul sesso con un’identità basata sul genere dichiarato”. La paura delle femministe è che scompaia, così scrivono, e che venga dissolta “la realtà dei corpi femminili”, che si torni a duellare sulla maternità surrogata, il corpo come categoria marxista “prodotto, merce”. Sono temi, questi ultimi, che non sono contenuti nel testo Zan e che però completano una controversia che sta animando il femminismo internazionale e che anche Giuditta Pini, deputata del Pd, che proprio con le femministe ha avuto un confronto aspro, riconosce esserci. “Sono consapevole pure io che, in Inghilterra, la scrittrice J.K. Rowling ha dovuto subire attacchi durissimi di omofobia e sessismo per avere detto che il sesso è reale. Insomma, solo per precisare che capisco che il tema, questo sì, è autentico. Tuttavia non mi ritrovo nei timori di questi movimenti. Rischiano di fare sponda con le posizioni della Lega e di quella destra che ha valori a loro diversissimi” ritiene la dem Pini che parla di ddl ancora alla fase uno, un ddl che “siamo pronti a modificare insieme alle associazioni, i movimenti. Tutto è migliorabile. In commissione sarà possibile presentare emendamenti. E poi ci sarà l’aula. Solo per dire che non ci può essere ostilità a priori”.

 

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Ma ci può essere un confronto all’interno del partito che tenga conto delle insicurezze avanzate dalle femministe? Ed è accettabile quanto stanno mettendo in atto i circoli Lgbt che hanno lanciato un appello per promuovere l’espulsione dall’Arci di Arcilesbica, colpevole di “deviazionismo” per atteggiamenti da loro classificati come “transfobiche e transescludenti”? “Non solo non è accettabile, ma stigmatizzo questa forma di intolleranza. Provo amarezza per questi appelli. Non possono arrivare proprio da chi ha sperimentato ostilità sulla sua pelle”, pensa Valeria Valente anche lei deputata del Pd che rivendica il titolo di onorevole femminista (“Lo sono, non rinuncio certo adesso”).

 

È d’accordo ed è pronta a sostenere tutti quei disegni di legge che aumentano le tutele, ma non ha difficoltà a dire che non accetta l’intera “impostazione del ddl Zan”. “Il sesso è una specificità biologica che non può essere annacquata o indebolita. Le differenze biologiche esistono e mi sembra non si possano mettere in discussione”. È dell’opinione che si debba cominciare dal riconoscere la diversità uomo, donna (“devo dire che il ddl ha già recepito alcuni suggerimenti mettendo in testa alle discriminazioni quelle legate al sesso e subito dopo il genere”) e che le femministe hanno le loro ragioni che sono poi quelle espresse nella lettera. È tra quelle parlamentari che continuano ad avere più di un’apprensione verso la maternità surrogata ed è infastidita dalle speculazioni che se ne fanno.

  

Si trova quindi a condividere le stesse angosce di Rosa Maria Di Giorgi, oggi alla Camera ma in passato al Senato, che si è sempre occupata di diritti civili e sempre opposta alla pratica dell’utero in affitto; idea che, garantisce, non ha mai cambiato. Come tutte le sue colleghe del Pd, che si stanno interrogando, sa che questa volta le proteste delle femministe non possono essere derubricate a fuoco amico, ma vanno rispettate malgrado “le loro posizioni mi sorprendano”. Onorevole Di Giorgi, sta con loro o contro di loro? “Ho una mia idea ed è quella che una legge non può che servire perché va a colmare un ritardo. Trovo fastidioso che il dibattito venga inquinato da chi come il leghista Simone Pillon lo piega alle sue campagne. Le dichiarazioni che rilascia si commentano da sole…”. Quello finale è invece della “femminista al valore” Fedeli che di una cosa è certa: “Non accetterò mai che un argomento tanto importante finisca nell’agenda della destra più retriva”.

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