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A Torino impazzano le liste civiche

David Allegranti

Fra un anno si vota ed è tutto un fiorire di candidature non politiche per Pd, M5s e Lega

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Roma. Manca un anno alle elezioni comunali a Torino, città sgovernata dai Cinque stelle da quasi un lustro, e i partiti sono a caccia di candidati.

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Roma. Manca un anno alle elezioni comunali a Torino, città sgovernata dai Cinque stelle da quasi un lustro, e i partiti sono a caccia di candidati.

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Va forte, anche nel capoluogo piemontese, la mitologica società civile. E dire che un tempo erano proprio i Cinque stelle i campioni della “civicità”; adesso invece, di accordo di Palazzo in accordo di Palazzo, sono persino diventati alfieri e degni rappresentanti dell’odiata (da loro) comunità politica. Al punto che pur di far dimenticare i propri disastri amministrativi, i grillini potrebbero ripetere anche a Torino l’alleanza con il Pd che tiene in piedi il governo Conte 2. Naturalmente, servirebbe un candidato “indipendente”, fuori dai partiti, insomma un nome della società civile. Tra questi c’è anche il rettore del Politecnico Guido Saracco. “Fosse per lui si candiderebbe anche alla presidenza della Repubblica!”, dice al Foglio con un sorriso un autorevole professore dell’Università di Torino che conosce bene la politica torinese. Saracco avrebbe anche il beneplacito di Chiara Appendino, sindaca uscente impelagata in grane giudiziarie e considerata politicamente troppo debole per tentare un secondo mandato. L’idea sta tentando anche il Pd, che ne sta parlando da settimane e che adesso, nonostante una smentita dell’interessato, Saracco, è tornato a discuterne. Tra i favorevoli ci sarebbero Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, e Andrea Giorgis, sottosegretario alla giustizia e definito dallo Spiffero “grillino di complemento”.

 

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Ci sono però delle resistenze. Anche perché nel centrosinistra c’è chi vorrebbe fare le primarie, vedi il capogruppo del Pd in consiglio comunale Stefano Lo Russo, e non accettare sic et simpliciter la candidatura del rettore Saracco, al quale verrebbe risparmiata la disavventura di una competizione politica alla quale non è abituato. Citofonare Francesco Profumo, che nel 2010 – da rettore del politecnico – prima accettò di candidarsi alle primarie e poi si ritirò.

 

Viene da chiedersi, comunque, se tutta questa ansia di società civile non nasconda le difficoltà dei partiti a costruire una classe dirigente adeguatamente preparata. L’ipotesi del candidato civico, peraltro, piace anche al centrodestra. E’ stato lo stesso Matteo Salvini, due settimane fa, a dirlo apertamente in un incontro pubblico: “Sto già pensando al candidato sindaco per il 2021 per Torino, Milano, Roma, Bologna, coinvolgendo la società civile. Bisogna lasciare da parte ogni tanto anche gli interessi di partito e coinvolgere persone nuove, imprenditori, liberi professionisti, docenti, medici, operai, studenti”. Quindi, ha aggiunto il capo della Lega, “il prossimo sindaco di Torino potrebbe anche non avere nessuna tessera in tasca, essere culturalmente di area di centrodestra”.

 

Da settimane si fa il nome di Paolo Damilano, imprenditore piemontese, alla guida dal 1997 della storica cantina di Barolo. Un civico contro un altro civico? Effetti della narcotizzazione del dibattito pubblico o evoluzione naturale nell’epoca del governo giallo-rosé? C’è da capire, poi, che cosa faranno gli esponenti di punta del cosiddetto “sistema Torino”, quegli imprenditori che nel 2016 si buttarono fra le braccia di Appendino credendo alla novità grillina (e al presunto laboratorio). I Lavazza, imprenditori con un forte radicamento territoriale, stavolta potrebbero orientarsi su una candidatura civica di centrodestra. La delusione nei confronti della sindaca è insomma generalizzata e sembra destinata ad aumentare. Così come i problemi dell’amministrazione. Dopo Luca Pasquaretta, ex portavoce (finito sotto indagine per estorsione, peculato e corruzione), e Paolo Giordana, capo di gabinetto factotum (s’è dimesso per aver chiesto al presidente di Gtt di togliere la multa a un amico), è il turno della coordinatrice del Tavolo di progettazione civica, Cristina Seymandi, accusata di conflitto di interessi sia dall’opposizione sia dallo stesso M5s. La sindaca sembra avere un talento speciale nell’individuare membri dello staff troppo disinvolti.

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