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Un sondaggio pugliese su Emiliano perdente semina il caos nel Pd

David Allegranti

Una parte dei democratici pugliesi vorrebbe fare a meno del governatore, ma lui è pronto a candidarsi comunque

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Roma. Ha seminato il panico nel centrosinistra, pugliese e non solo, il sondaggio riservato – commissionato dal Pd nazionale – che il Foglio ha svelato nel fine settimana nella sua edizione online e che poi è stato ripreso da alcuni quotidiani locali.

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Roma. Ha seminato il panico nel centrosinistra, pugliese e non solo, il sondaggio riservato – commissionato dal Pd nazionale – che il Foglio ha svelato nel fine settimana nella sua edizione online e che poi è stato ripreso da alcuni quotidiani locali.

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I numeri, d’altronde, non sono buoni per Michele Emiliano che, raccontano, non ha preso bene la rilevazione che prende in considerazione due possibili scenari.

 

Nel primo, il governatore uscente è candidato con il centrosinistra senza il sostegno dei Cinque stelle e prende il 32,7 per cento; Teresa Bellanova, possibile candidata di Italia viva, Azione e +Europa, prende il 10,1; Raffaele Fitto, candidato del centrodestra, è dato vincente al 47,8; i Cinque stelle invece sarebbero inchiodati all’8 per cento.

 

Nel secondo scenario, Emiliano è sostenuto dai Cinque stelle ma perde comunque la competizione con il centrodestra, fermandosi al 36,4 per cento; dietro di lui, Bellanova all’11,7. Fitto invece prenderebbe il 50. La ricerca analizza anche le intenzioni di voto, che danno il Pd al 23 per cento, la Lega al 20,4, Fratelli d’Italia al 20,2, i Cinque stelle al 9,6, Italia viva al 4,3. Difficile che Matteo Salvini riesca, con questi numeri, a convincere Giorgia Meloni a ritirare la candidatura di Fitto.

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Il sondaggio si concentra poi su due questioni centrali per la vita pubblica pugliese: Ilva e Xylella (spoiler, anche qui i numeri non sono buoni). Domanda: come giudica l’operato di Michele Emiliano sulla gestione dell’Ilva di Taranto e dell’emergenza Xylella? Sull’Ilva, il 51 per cento lo giudica abbastanza negativamente, il 18 molto negativamente. Abbastanza positivamente il 27 per cento e molto positivamente solo il 4 per cento. Non va molto meglio sulla Xylella. La gestione Emiliano è valutata abbastanza negativamente dal 49 per cento e molto negativamente dal 24. Abbastanza positivamente dal 24 e molto positivamente solo dal 3 per cento.

 

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Dopo la pubblicazione dell’articolo, sabato pomeriggio, il Pd nazionale ha cercato di spiegare che il sondaggio “è falso”. Peccato che le quattordici pagine, di cui il Foglio è in possesso, siano molto dettagliate (indicano il campione, ci sono le slide con il grafico e il committente, cioè lo stesso Pd). Alla fine, la segreteria di Nicola Zingaretti, per bocca del coordinatore politico Nicola Oddati, ha ammesso di aver commissionato “con diversa cadenza temporale” sondaggi sulle regioni che vanno al voto, tra cui la Puglia: “A oggi sulla Puglia, a quanto ci risulta, l’elaborazione è ancora incompleta e non conclusa”.

 

Evidentemente, il Pd nazionale aspetta che i numeri diano prima o poi Emiliano in vantaggio per considerarlo concluso. “In ogni caso il Pd è impegnato a sostenere la candidatura di Michele Emiliano, confermata largamente anche dal voto delle primarie”. Questa postilla sembra essere scritta proprio per rassicurare il focoso governatore sull’inevitabile sostegno del Pd alla sua candidatura. “Siamo certi di essere non solo molto competitivi, ma di poter vincere la sfida contro qualunque candidato del centrodestra”, dice ancora Oddati. Non tutti la pensano così. Una parte del Pd pugliese, cioè Base Riformista, spera ancora di poter fare a meno di Emiliano, anche se il governatore ha già fatto sapere a Zingaretti che si candiderebbe comunque. La segreteria nazionale dunque difficilmente potrebbe fare marcia indietro: le primarie hanno dato a Emiliano “un ombrello” per proteggersi e fra i suoi sostenitori c’è ancora Antonio Decaro, sindaco di Bari.

 

E la ministra Bellanova? Matteo Renzi insiste molto sulla sua candidatura (il 10 per cento indicato dal sondaggio è comunque incoraggiante) ma lei al Foglio spiega che non si può fare il ministro e il candidato governatore allo stesso momento. Come finirà? “Se il Pd avesse una classe dirigente in grado di assumere la responsabilità di cambiare un candidato che oggi è mal visto e mal percepito, saremmo in grado di raccontare un’altra storia. Ma temo che non sarà così”, dice Bellanova al Foglio. Fitto e Meloni per ora ringraziano.

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