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La vera verifica è per il nuovo Zingaretti

Redazione

Il segretario può dettare l’agenda, ma prima bisogna trovare l’agenda

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L’argomento reale della verifica di maggioranza che è iniziata ieri è il riequilibrio tra le diverse forze anche in base ai risultati elettorali di domenica scorsa. Nicola Zingaretti vorrebbe capitalizzare il risultato raggiunto in Emilia-Romagna soprattutto ottenendo concessioni dai 5 stelle sulle scelte immediate (la questione delle concessioni a Autostrade e quella della prescrizione in primo luogo) e su quelle di prospettiva, con una revisione del reddito di cittadinanza e una riforma dell’Irpef e una sostanziale modifica dei decreti sulla sicurezza. Sono tutte leggi approvate dai 5 stelle nella precedente esperienza di governo con Matteo Salvini, il che pone ai grillini non tanto una questione di coerenza, che non è il loro forte, ma di autonomia.

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L’argomento reale della verifica di maggioranza che è iniziata ieri è il riequilibrio tra le diverse forze anche in base ai risultati elettorali di domenica scorsa. Nicola Zingaretti vorrebbe capitalizzare il risultato raggiunto in Emilia-Romagna soprattutto ottenendo concessioni dai 5 stelle sulle scelte immediate (la questione delle concessioni a Autostrade e quella della prescrizione in primo luogo) e su quelle di prospettiva, con una revisione del reddito di cittadinanza e una riforma dell’Irpef e una sostanziale modifica dei decreti sulla sicurezza. Sono tutte leggi approvate dai 5 stelle nella precedente esperienza di governo con Matteo Salvini, il che pone ai grillini non tanto una questione di coerenza, che non è il loro forte, ma di autonomia.

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Il ceto politico dei 5 stelle sembra disposto a tutto pur di restare in questo Parlamento, ma la militanza e soprattutto l’elettorato digeriscono male che il partito del cambiamento dopo essere stato succube della Lega ora lo diventi del Pd. Il problema di Zingaretti è proprio questo, spingere i grillini nella direzione di una sostanziale discontinuità senza che questo facendo esplodere la crisi interna latente del movimento, finisca col far saltare tutto. Una verifica complessiva non è il terreno più adatto per questa operazione: far digerire uno alla volta gli arretramenti richiesti potrebbe essere giustificato da specifiche ragioni di merito o di opportunità, metterli tutti insieme rischia di renderli assolutamente indigesti.

   

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aiuta, farà diluire le questioni in una lunga serie di confronti su quello che chiama cronoprogramma, spostando l’attenzione dal cambiamento delle priorità a quello più anodino della loro successione temporale. Tuttavia l’operazione resta assai ardua, perché sia il rischio di spezzare la corda se si tira troppo forte sia quello simmetricamente opposto di non mostrare sufficiente energia lasciando il governo nella paralisi sono reali. Il Pd, però, oggi può provare a dettare l’agenda. Ma prima di dettare un’agenda riformista occorre capire – a partire dalla prescrizione – se quell’agenda il Pd ce l’ha oppure no. Chissà che non ci siano sorprese.

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