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Il grande imbroglio dei terzisti per Salvini

Giuliano Ferrara

Degradano la rivolta contro il nazionalpopulismo, considerano le citofonate gesti provocatori, trasformano le ruspe in “smargiassate”. I terzisti fingono di non tifare ma si candidano a essere portavoce del salvinismo. No al metodo Galli della Loggia

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Quando c’era una destra, Ernesto Galli della Loggia la giudicava un’anomalia infelice, per di più di plastica. Ora che al posto della destra (che si diceva a vocazione liberale) c’è il nazionalpopulismo salviniano, nella forma del bullismo o del trucismo, il nostro amico scavalca in destrezza questo piccolo problema, questa novità che ha risvolti europei e mondiali, e al partito del Papeete e del citofono offre consigli politici di moderazione come se fosse un normale soggetto di destra costituzionale e conservatrice. Se abbiamo letto bene quel che scriveva ieri nel Corriere, tra una citofonata e l’altra il senatore Salvini dovrebbe farsi establishment e inventarsi una classe dirigente competente, venire a patti con il carattere ideologicamente e perversamente antifascista dell’opinione comune repubblicana, trovare il modo di non avere contro la chiesa cattolica. Vaste programme, avrebbe detto il generale De Gaulle. Tanto più che il senatore promette o minaccia di “andare avanti come un rullo compressore”. 

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Quando c’era una destra, Ernesto Galli della Loggia la giudicava un’anomalia infelice, per di più di plastica. Ora che al posto della destra (che si diceva a vocazione liberale) c’è il nazionalpopulismo salviniano, nella forma del bullismo o del trucismo, il nostro amico scavalca in destrezza questo piccolo problema, questa novità che ha risvolti europei e mondiali, e al partito del Papeete e del citofono offre consigli politici di moderazione come se fosse un normale soggetto di destra costituzionale e conservatrice. Se abbiamo letto bene quel che scriveva ieri nel Corriere, tra una citofonata e l’altra il senatore Salvini dovrebbe farsi establishment e inventarsi una classe dirigente competente, venire a patti con il carattere ideologicamente e perversamente antifascista dell’opinione comune repubblicana, trovare il modo di non avere contro la chiesa cattolica. Vaste programme, avrebbe detto il generale De Gaulle. Tanto più che il senatore promette o minaccia di “andare avanti come un rullo compressore”. 

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Ma c’è qualcosa di più in questo modo intorcinato e insincero di argomentare da parte dell’editorialista insigne del terzismo, uno che se c’è una destra berlusconiana se ne distingue perché non è presentabile in società, non è una vera destra europea, e se c’è una destra nazipop salviniana offre consigli di moderazione legittimandola come destra nazionale pura e incorrotta. A volte quel che dici è meno importante di come lo dici. E come lo dici svela il senso di quello che dici, anche di nascosto. In Emilia-Romagna Salvini è stato battuto, ed è stato battuto nel suo sforzo massimo di accreditarsi come leader di un’ondata rampante di populismo tutto cacio e salame, capace di dissellare il governo e mettere al suo posto l’uomo solo al comando, per usare una vecchia espressione un po’ ridicola ma efficace. Questo lo hanno visto tutti, a parte la Maglie e Capezzone che da Porro in tv si sono domandati a caldo, con effetti comici notevoli: ma Salvini ha vinto o ha perso? Galli della Loggia, meno comico dei tre, la mette così: “In Emilia-Romagna a Matteo Salvini il colpo grosso non è riuscito.  Ha preso una quantità di voti, ha aumentato di moltissimo il numero dei rappresentanti leghisti, ma…”. Ora tra uno che ha preso uno schiaffo sonoro e uno cui “non riesce il colpo grosso” anche se, come prosegue EGDL, “prende una quantità di voti” e “aumenta di moltissimo il numero dei rappresentanti leghisti” c’è una differenza. Averla cancellata con eufemismi e travestimenti verbali è quel che si dice un lapsus linguae. Il vero senso dell’argomentazione sincera avrebbe dovuto essere: Salvini le ha prese e a me dispiace perché tra lui e i suoi avversari è per lui che parteggio, e allora vi dico che non gli è riuscito il colpo grosso eccetera. Ma i terzisti non parteggiano mai, gettano il sasso e nascondono la mano. 

        

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Il lapsus è ribadito e raddoppiato subito dopo. Si sa, perché ne ha parlato con degnazione e scorno, che a Ernesto non piacciono le sardine, pensa che siano la solita manifestazione di un sentimento gauchiste che lo orripila. E va bene. E’ un suo diritto. Ma si sa anche che le sardine hanno scosso la situazione imbolsita in Emilia-Romagna e sono state determinanti nella vittoria di Bonaccini su Salvini, con il loro principale argomento, la stanchezza verso il linguaggio rissoso del superbullo. Questa verità politica di fatto diventa, nel lapsus gallidellaloggiano, la seguente asserzione giustificativa del mancato colpo grosso: “… gli elettori in fuga dai 5 stelle, gli ex astenuti che questa volta sono andati a votare, la massa di tutti costoro gli ha voltato le spalle finendo per essere decisiva nel determinare la sconfitta”. La rivolta popolare contro il nazionalpopulismo è degradata con greve disinvoltura, le sardine non sono nemmeno citate né è menzionato quel che hanno voluto rappresentare: si tratta di gente in fuga, ex astenuti pentiti, una moltitudine anonima che volta le spalle a Salvini e lo porta alla sconfitta, e il bollo definitivo è che sono, “la massa di tutti costoro”, praticamente una coalizione di voltagabbana. 

        

Ora Galli della Loggia ama Salvini, senza esporsi se non con i suoi lapsus, perché il senatore è detestato tra gli altri dagli antifascisti, e bollato di fascismo di ritorno. EGDL ha diritto di non amare l’antifascismo petulante, isterico, iterativo che si presenta come ideologia sostitutiva e di supplenza in ambienti di sinistra e di establishment incapaci, spesso per gola, di superare i vecchi confini storici e politici del 1945. E’ una posizione rispettabile e non nuovissima, che hanno avuto Longanesi, Montanelli e anche Flaiano, tra gli altri: si può essere oltre tutto antifascisti e antirazzisti senza alimentare queste posizioni giuste e civili di un nutrimento ideologico e sbandieratore che sa di strumentalità politica e di malsana lettura della storia. Ma il superbullo l’alleanza con CasaPound l’ha coltivata e al citofono ci è andato, sebbene non più in divisa da caudillo sudamericano (perché è stato cacciato dal potere simbolico di indossarla a sbafo). Non è un sospetto né un’illazione che nella sua fase trucista e ducista, e anche dopo, il senatore abbia civettato con miti e pratiche del fascismo più convenzionale. Invece ecco il lapsus triplicato. Il consigliori della destra salviniana scrive, dopo una tirata contro l’invadente e egemonico antifascismo, che il senatore Salvini dovrebbe “accuratamente evitare quanto possa avvalorare i sospetti e le illazioni di cui sopra (dalle smargiassate verbali ai gesti che possano apparire intimidatori o provocatori, alla compagnia di gruppi estremisti)”. Seguire bene il testo, per cortesia. Quelli degli antifa sono sospetti e illazioni, ma ruspe e pieni poteri sono “smargiassate” e la citofonata assassina è “un gesto che possa (congiuntivo dubitativo, ndr) apparire intimidatorio o provocatorio”. Va bene. Salvini dovrà evitare di avvalorare eccetera, perché la democrazia è quel regime di vita in cui se suonano alla porta sei sicuro che è il lattaio, ma Galli della Loggia dovrà evitare di avvalorare il sospetto o l’insinuazione che egli stesso si candidi a nuovo portavoce o interprete del nazionalpopulismo, tra le righe e tra i lapsus.

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