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La guerra infinita delle autostrade

Redazione

Di Maio annuncia, di nuovo, la revoca. Ma il decreto rischia di essere illegale

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Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato, per l’ennesima volta, la revoca della concessione autostradale ad Aspi. “Nel milleproproghe abbiamo inserito la norma sulle concessioni autostradali. Questo decreto dice finalmente che si avvia un percorso per alcune infrastrutture che ci permette di revocare le concessioni ai Benetton”, ha dichiarato in una diretta Facebook. In realtà l’iter amministrativo di revoca è stato avviato molto tempo fa ed è ancora in corso. Poco tempo fa il premier Conte ha dichiarato che “siamo in dirittura di arrivo e non faremo sconti. Tra poco gli italiani conosceranno l’esito di questo procedimento amministrativo”. Pertanto non è molto opportuno né prudente, da parte di membri del governo, annunciarne l’esito prima della fine. Eppure ci sono esempi, anche recenti, che dovrebbero suggerire più cautela. Un esempio è proprio il caso dell’Ilva: il governo, nella persona del premier, aveva promesso “la battaglia giudiziaria del secolo” per far rispettare ad ArcelorMittal il contratto. Poche settimane dopo si è scoperto che proprio i commissari governativi, hanno chiesto il rinvio del ricorso d’urgenza, perché a violare i termini era stato proprio il governo, che conseguentemente è sceso a compromessi con gli investitori indiani. Non è ovviamente questo il caso delle autostrade, dove c’è stato un evento drammatico come il crollo del ponte Morandi sul quale vanno accertate tutte le responsabilità. Ma proprio perché la questione è seria, va affrontata correttamente e non con gli annunci su Facebook. La norma inserita nel milleproroghe è a forte rischio incostituzionalità: primo, per lo strumento (il decreto legge, che andrebbe usato solo per le emergenze); e poi per il contenuto, che prevedendo un passaggio della gestione all’Anas in forma espropriativa vìola le norme costituzionali ed europee sulle gare pubbliche, peraltro in forma retroattiva. Revocare le concessioni non attraverso la legge, ma cambiando appositamente la legge, sarebbe illegale. E dopo la pessima gestione politico-giudiziaria dell’Ilva, sarebbe un altro segnale devastante per la credibilità dell’economia italiana agli occhi degli investitori.

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Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha annunciato, per l’ennesima volta, la revoca della concessione autostradale ad Aspi. “Nel milleproproghe abbiamo inserito la norma sulle concessioni autostradali. Questo decreto dice finalmente che si avvia un percorso per alcune infrastrutture che ci permette di revocare le concessioni ai Benetton”, ha dichiarato in una diretta Facebook. In realtà l’iter amministrativo di revoca è stato avviato molto tempo fa ed è ancora in corso. Poco tempo fa il premier Conte ha dichiarato che “siamo in dirittura di arrivo e non faremo sconti. Tra poco gli italiani conosceranno l’esito di questo procedimento amministrativo”. Pertanto non è molto opportuno né prudente, da parte di membri del governo, annunciarne l’esito prima della fine. Eppure ci sono esempi, anche recenti, che dovrebbero suggerire più cautela. Un esempio è proprio il caso dell’Ilva: il governo, nella persona del premier, aveva promesso “la battaglia giudiziaria del secolo” per far rispettare ad ArcelorMittal il contratto. Poche settimane dopo si è scoperto che proprio i commissari governativi, hanno chiesto il rinvio del ricorso d’urgenza, perché a violare i termini era stato proprio il governo, che conseguentemente è sceso a compromessi con gli investitori indiani. Non è ovviamente questo il caso delle autostrade, dove c’è stato un evento drammatico come il crollo del ponte Morandi sul quale vanno accertate tutte le responsabilità. Ma proprio perché la questione è seria, va affrontata correttamente e non con gli annunci su Facebook. La norma inserita nel milleproroghe è a forte rischio incostituzionalità: primo, per lo strumento (il decreto legge, che andrebbe usato solo per le emergenze); e poi per il contenuto, che prevedendo un passaggio della gestione all’Anas in forma espropriativa vìola le norme costituzionali ed europee sulle gare pubbliche, peraltro in forma retroattiva. Revocare le concessioni non attraverso la legge, ma cambiando appositamente la legge, sarebbe illegale. E dopo la pessima gestione politico-giudiziaria dell’Ilva, sarebbe un altro segnale devastante per la credibilità dell’economia italiana agli occhi degli investitori.

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