Umberto Boccioni, La città che sale (1910-11) - MoMA, New York

Così l'Italia ci ricorda che è più forte di chi la vuole rendere fragile

Claudio Cerasa

Bankitalia e il collasso che non c’è. Il reddito e le menzogne sulla povertà

Le previsioni sul futuro sono sempre spaventose, la crescita continua a essere la peggiore dell’Eurozona, la disoccupazione continua a essere una delle più gravi dell’area Ocse, il debito pubblico dopo essere sceso per molti anni non smette di salire, il deficit dopo essere stato sotto controllo per molti anni non smette di essere fuori controllo, la pressione fiscale dopo essere scesa ininterrottamente negli ultimi quattro anni ha ricominciato a salire. Nonostante questo, negli ultimi giorni, e in particolare nella giornata di ieri, sono arrivate alcune notizie di segno opposto che ci dicono in modo incoraggiante che l’economia italiana è molto più forte di chi ogni giorno tenta di distruggerla.

 

  

Le prime notizie di un certo interesse sono state registrate ieri mattina da Bankitalia: nel suo Bollettino economico la Banca centrale ha diffuso alcuni dati sul nostro paese che certificano la direzione pericolosa imboccata dal governo che però non ha ancora portato a una letale uscita di strada. La crescita del credito alle imprese, riconosce Bankitalia, rimane purtroppo contenuta, dai sondaggi qualitativi raccolti emergono segnali di irrigidimento riconducibili al peggioramento del quadro macroeconomico, l’aumento dei rendimenti obbligazionari sui mercati finanziari italiani registrato lo scorso anno si sta trasmettendo gradualmente alle condizioni del credito grazie all’abbondante liquidità e alle buone condizioni patrimoniali degli intermediari. Ma nonostante questo il Bollettino dice che:

(a) il calo dell’occupazione registrato alla fine del 2018 non sarebbe proseguito nel bimestre gennaio-febbraio,

(b) l’indice generale della Borsa italiana è aumentato del 19 per cento recuperando il calo registrato in autunno,

(c) dall’inizio dell’anno gli investitori stranieri sono tornati ad acquistare titoli pubblici italiani 

(d) dopo due trimestri di decrescita registrati nel 2018 il primo trimestre del 2019 potrebbe essere caratterizzato da una piccolissima crescita.

 

Se la gente si affaccia a Roma, ha detto Virginia Raggi in un’intercettazione pubblicata dall’Espresso, vede “la merda” e la stessa delicata sensazione la si ha se si immagina quali saranno sul lungo termine le conseguenze delle irresponsabili politiche del governo populista. Eppure da qualche tempo a questa parte esiste un tema che merita di essere affrontato con onestà-tà-tà, e che non riguarda solo ciò che ieri ci ha ricordato Bankitalia, ma anche ciò che negli ultimi giorni ci hanno ricordato i dati sorprendenti relativi al reddito di cittadinanza. Fino a oggi, lo avrete letto, le domande accolte per il Rdc ammontano a 681 mila e in totale il numero di persone che dovrebbe avere accesso alla misura pensata dal governo nientemeno che per “abolire la povertà” ammonta a una cifra vicina a 1,5 milioni. Una misura che contrasta con un numero che negli ultimi anni è stato trasformato dai populisti nell’indicatore giusto per descrivere l’Italia più o meno come in segreto Raggi descrive lo stato della sua città: ’na merda.

  

Il numero coincide con i cinque milioni di persone che si trovano in povertà assoluta (5 milioni e 58 mila, come ricordato due giorni fa dall’Istat), ma le adesioni al Rdc ci dicono che la misura certificata dall’Istat è fortemente esagerata. Sarà perché l’economia sommersa è il vero ammortizzatore sociale del paese, come dimostra il fatto che le domande accolte per il Rdc sono inferiori alle domande presentate per la pace fiscale (710 mila). Sarà che l’Italia è il paese dove per ogni 100 euro denunciati l’Istat registra una spesa famigliare di 114,4 euro a persona. Sarà che la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ammonta a 3,8 volte il reddito disponibile, mentre quella delle famiglie tedesche si ferma appena a tre. Sarà per questo e sarà anche per molto altro, ma alla fine tutti i dati che vi abbiamo sciorinato rendono evidente qualcosa che riguarda sia chi oggi si trova al governo sia chi oggi si trova all’opposizione: l’Italia è più forte di chi la vuole disegnare debole, ha una vitalità che sfugge alla conoscenza del grande pubblico e chiunque provi a guidarla basandosi più su ciò che è percepito che su ciò che è reale non farà altro che il gioco di chi la vuole rendere più fragile. Vale per chi si trova al governo, che fa male all’Italia trasformando in priorità i problemi percepiti. Ma vale anche per chi si trova all’opposizione, che fa male a se stesso se sceglie di descrivere l’Italia per quello che ancora non è, ovvero un paese al collasso.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.