De Falco prepara il ricorso contro il M5s

David Allegranti

Una norma dello statuto grillino ha valore anche se è in contrasto con la Costituzione? Il caso del senatore espulso può chiarire la questione 

Roma. Il senatore Gregorio De Falco, fresco di espulsione dal M5s a seguito della violazione dell’articolo 11 dello statuto e dell’articolo 3 del codice etico del M5s, è pronto a presentare ricorso. “Ci sono cinque giorni per farlo, ma ne sono già passati due dal 31 dicembre. Mi rivolgerò a qualcuno che conosce bene queste procedure”, ha spiegato il senatore a Radio Radicale. “Non ho dimestichezza con queste cose e non penso di riuscire ad acquisirla in tre giorni. Io confido ancora che il Movimento 5 stelle possa avere, in autotutela della propria storia, la capacità di tornare sui suoi passi e annullare questo provvedimento perché è incostituzionale e sbagliato. E la politica che sta seguendo il Movimento è differente da quello che ha promesso ai suoi elettori”. 

   

De Falco non lo menziona ma quel “qualcuno” che conosce a menadito le procedure è l’avvocato Lorenzo Borrè, bestia nera dei Cinque stelle, che ha combattuto e vinto diverse cause. Interpellato dal Foglio, Borrè al momento non può confermare che se ne occuperà lui. In ogni caso la questione, dal punto di vista giuridico, è chiara. L’espulsione di De Falco avviene per dissenso “etico”, per aver espresso posizioni conformi alla Carta di Firenze e per aver privilegiato la Costituzione. Non ha dunque votato “contro” qualcosa. La questione rilevante è quella che riguarda il rapporto di prevalenza tra Costituzione e statuto associativo: se un parlamentare esercita una prerogativa costituzionale non ci dovrebbe essere diktat che tenga. In sintesi: l’obbligo di votare la fiducia – quello che vorrebbe il M5s – è un vincolo di mandato. E l’articolo 67 della Costituzione italiana, quella strenuamente difesa dal M5s nel dicembre 2016, vieta un tale vincolo. Dunque, la norma statutaria potrebbe essere nulla.

 

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.