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Il costituzionalista di Roberto Fico contro le circolari del governo gialloverde

Maria Carla Sicilia

Salvini chiede alle commissioni per il diritto d'asilo di stringere sui permessi umanitari dei migranti. Grillo interviene sui vaccini. Lucarelli: “Atti monocratici che si sottraggono sia al dibattito parlamentare che a quello governativo”

Dopo aver affrontato a muso duro i recenti flussi migratori nel Mediterraneo, Matteo Salvini entra nel vivo delle politiche interne sull'immigrazione e lo fa chiedendo ai prefetti e alle commissioni per il diritto d'asilo di cambiare le regole con cui fino a ora hanno lavorato. Con una circolare del Viminale, il ministro ha chiesto di rivedere, al ribasso, i criteri con cui viene riconosciuta la protezione umanitaria, una delle tre forme di protezione che l'Italia prevede per i richiedenti asilo, che si affianca a quella internazionale (propria dei rifugiati) e a quella sussidiaria. La protezione umanitaria, dice la legge, è rilasciata qualora sussistano gravi motivi di carattere umanitario che tuttavia non giustificano l'attribuzione dello status di rifugiato. In questi casi le commissioni territoriali possono trasmettere al questore competente i fascicoli dei richiedenti asilo perché valutino l'eventuale rilascio di questo speciale permesso di soggiorno che dura, in prima istanza, due anni. 

   

“Il senso dell'iniziativa – spiega Salvini – è limitare un abuso che va a discapito dei rifugiati veri. Su 43 mila domande esaminate, i rifugiati sono il 7 per cento mentre la protezione sussidiaria raggiunge il 5. Poi abbiamo la protezione umanitaria che, sulla carta, è riservata a limitati e residuali casi di persone che, pur non essendo in fuga dalle guerra, hanno necessità di una tutela. Ma rappresentano il 28 per cento dei casi, che poi arriva al 40 per cento con i ricorsi, decine di migliaia di persone”. Numeri e percentuali che di fatto dovrebbero rispecchiare la reale composizione dei richiedenti asilo ma che Salvini vuole vedere diminuire. Così la circolare ministeriale, che di solito spiega alle pubbliche amministrazioni come applicare delle novità legislative, serve qui al ministro per dare un indirizzo di merito alle commissioni territoriali.

  

Che le circolari si vadano a occupare di diritti fondamentali è abbastanza particolare", commenta al Foglio Alberto Lucarelli, ordinario di Diritto costituzionale alla Federico II di Napoli. “Ci sono determinati ambiti materiali, quelli che attengono i diritti civili e fondamentali, che il nostro ordinamento pone sotto riserva di legge e che vanno quindi affrontati con atti normativi. In questo caso c'è un tema che riguarda la vita civile che viene affrontato per via amministrativa”. E tra questi, ci dice il costituzionalista, amico e consigliere del presidente della Camera Roberto Fico, rientrano anche i vaccini.

 

Eppure un'altra circolare, scritta per competenze congiunte dal ministero di Giulia Grillo (Salute) e da quello di Marco Bussetti (Istruzione), è intervenuta proprio oggi in tema di salute pubblica, permettendo di usare un'autocertificazione per iscrivere i propri figli a scuola invece dei documenti sanitari. In questo caso l'atto ministeriale anticipa una scadenza prevista per il 10 luglio depotenziando sì, nei fatti, il decreto Lorenzin, ma restando nei ranghi di una comunicazione amministrativa. Per Lucarelli, tuttavia, la circolare resta “un atto monocratico che si sottrae sia al dibattito parlamentare che a quello governativo”, atipico per un governo che della trasparenza e del confronto ha fatto il suo cavallo di battaglia e non giustificato nemmeno per motivi d'urgenza: “In questi casi, nelle materie sottoposte a riserva di legge, l'urgenza può essere soddisfatta con decreti legge e decreti legislativi”. Sembrerebbe quasi che l'autonomia con cui sono stati portati avanti questi due provvedimenti, scritti e dati alla luce all'interno delle stanze ministeriali, rifletta quella divisione di temi e competenze che regge l'accordo tra Lega e M5s. Visioni politiche che forse, ridimensionate in un atto amministrativo, evitano di far venire alla luce fratture tra i due azionisti di governo. La circolare così usata non è altro che “una fuga dalla legalità che serve a evitare la norma e tutto quello che ne consegue", dice Lucarelli, ovvero il carattere generale e astratto proprio delle leggi, il confronto, la dimensione politica. "Bastava un decreto ministeriale o un regolamento, e invece così lo scenario che si apre è inusuale, nuovo, rispetto alla più tradizionale forma di governo parlamentare”.