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Massimo Bordin e Alexander Langer: gli archivi tutelati e messi a disposizione

Adriano Sofri

Montagne di carte scritte a mano, con una grafia chiara e minuta, segno distintivo di una generazione. Negli stessi giorni finisce il lavoro sull'archivio di Bordin e inizia quello su Langer: una bella coincidenza

Ci sono coincidenze che scaldano il cuore e la mente. Nei giorni scorsi, a capo di un gran lavoro durato un anno, Radio Radicale ha messo in rete l’archivio dei 102 taccuini di lavoro e delle altre carte, migliaia, di Massimo Bordin, ordinato e catalogato da Andrea Maori, archivista e collaboratore della radio, e Anna Fuggi, della società Hyperborea. La consultazione (bordin.archivio.radioradicale.it), attraverso parole chiave e indici particolari, è agevolissima. E’ una fonte originale su persone ed eventi della vita pubblica italiana e internazionale (Bordin era un internazionalista, altrettanto appassionato al mondo intero che a Roma o a Racalmuto) che va dal 1975 al 2019. Ed è un documento prezioso su Massimo, il suo modo di lavoro così costante e scrupoloso in contrasto con l’aria trasandata e stropicciata, la sua lealtà, la sua intelligente ironica indipendenza. Così la radio diretta da Alessio Falconio aggiunge al favoloso archivio di registrazioni e di filmati l’archivio personale di Massimo, che ne era stato per quasi vent’anni direttore e fino alla fine l’anima.

 

 

La bella coincidenza sta qui: che un altro ricchissimo archivio personale, quello di Alexander Langer, è stato negli stessi giorni posto sotto la tutela della soprintendenza ai beni culturali della Provincia autonoma di Bolzano, con un decreto della responsabile, Karin Dalla Torre Pichler. L’archivio, che copre l’intero arco della vita di Alex, 1946-1995, sarà gestito e promosso insieme dalla Fondazione Langer di Bolzano, che dal 1999 l’ha raccolto e inventariato, dall’Archivio provinciale, e dalla Fondazione Museo Storico del Trentino. Alex teneva una meticolosa registrazione della sua attività pubblica – compresa una leggendaria attenzione a documentare ogni spesa, fino al biglietto di tram – e curava l’abitudine alla scrittura personale: era un famoso scrittore di cartoline illustrate. Gran parte del suo archivio è da tempo in rete sul sito della Fondazione (alexanderlanger.org). E un contributo ingente è venuto da interviste e interventi registrati da Radio Radicale.

 

Ecco il dettaglio più commovente ai miei occhi. Alex e Massimo scrivono tanta parte di queste carte a mano, con una grafia chiara e minuta, la grafia che era fra i segni distintivi di una generazione e di un’educazione. Diventata, a differenza di loro, vecchia, quella generazione stenta a rileggersi, occhiali e tutto, nei caratteri così minuscoli cui aveva confidato la prima rivendicazione della propria personalità. La successiva questione è nota e arata: quando mi succede di vedere persone giovani che scrivono a mano – non succede spesso, infatti – mi stupisco di una grafia impersonale, per così dire, di lettere staccate l’una dall’altra, emule di un corsivo affaticato, che non vedono l’ora di tornare a una tastiera di telefono. E la mano che impugna la penna o la matita come si sarebbe impugnato un kriss malese per affondarlo in un petto nemico. Non mi sogno di stabilire gerarchie di valori: sono ammirato dalle dita che corrono sui tasti dello smartphone. Semplicemente, la calligrafia era l’uomo – o la donna. Non più. E io ho nostalgia di sbirciare sotto le cancellature. Come sulle pagine a quadretti di Bordin, sui foglietti sciolti di Alex. 

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