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Piccola Posta

Gianna Radiconcini e la sua incredibile vita contro

Adriano Sofri

La giornalista, scrittrice, ex staffetta partigiana è morta ieri a Roma a 96 anni. Aveva raccontato la sua militanza e la propria vita di donna

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Gianna Radiconcini è morta ieri a Roma. E’ stata una giornalista prestigiosa e combattiva, una impegnata europeista, una scrittrice. Ragazza, era stata antifascista, “per motivi quasi estetici”, e staffetta partigiana per motivi più circostanziati. Aveva aspettato prima di raccontare la propria vita di militante politica e civile, nel 2015: “Memorie di una militante azionista. Storia della figlia di un onesto cappellaio” (ed. Carocci). Aveva aspettato ancora di più per raccontare, in forma di romanzo, la propria vita di donna, nel 2019: “Semafori rossi” (ed. La lepre). La fine di un matrimonio, un marito che si fa un’altra vita ma la proibisce a lei, il nuovo amore di lei che resta incinta e non può mostrarlo, perché sarebbe denunciata e forse incarcerata come adultera e perderebbe il lavoro alla Rai, il parto dissimulato a rischio della vita, l’espediente di non riconoscere il figlio e di ottenerne l’affidamento e poi l’adozione: vicissitudini incredibili e avvenute appena l’altroieri, ieri – fino al 1975.

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Gianna Radiconcini è morta ieri a Roma. E’ stata una giornalista prestigiosa e combattiva, una impegnata europeista, una scrittrice. Ragazza, era stata antifascista, “per motivi quasi estetici”, e staffetta partigiana per motivi più circostanziati. Aveva aspettato prima di raccontare la propria vita di militante politica e civile, nel 2015: “Memorie di una militante azionista. Storia della figlia di un onesto cappellaio” (ed. Carocci). Aveva aspettato ancora di più per raccontare, in forma di romanzo, la propria vita di donna, nel 2019: “Semafori rossi” (ed. La lepre). La fine di un matrimonio, un marito che si fa un’altra vita ma la proibisce a lei, il nuovo amore di lei che resta incinta e non può mostrarlo, perché sarebbe denunciata e forse incarcerata come adultera e perderebbe il lavoro alla Rai, il parto dissimulato a rischio della vita, l’espediente di non riconoscere il figlio e di ottenerne l’affidamento e poi l’adozione: vicissitudini incredibili e avvenute appena l’altroieri, ieri – fino al 1975.

 

Gianna Radiconcini aveva 96 anni. Si ha uno strano modo di pensare alle persone che hanno tanti anni, si smette quasi di aspettarsene la fine. E’ come se, arrivate fin lì, non dovessero andarsene più. Io avevo fatto amicizia con lei da poco, avevamo fissato degli appuntamenti, l’epidemia li aveva rinviati. Mi aveva detto con gran naturalezza di una sua severa malattia. Pochi giorni fa ne aveva riscritto, “malattia un po’ faticosa”, e intanto aveva orgogliosamente raccomandato una lezione in rete di suo figlio Francesco, sulla crisi di autorevolezza degli esperti e le derive complottiste. Le piaceva attenuare le parole. “Ogni tanto la mia è stata una vita contro. Come quando portavo le bombe a casa durante la resistenza…”. Ogni tanto. 

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