ANSA / ETTORE FERRARI 

Piccola Posta

“Nella gestione a domicilio dei contagi si rischia un caporalato sanitario”. Parla un medico

Ci scrive un dottore a proposito di covid e medici di base

Adriano Sofri

I consigli e il punto di vista del dottor Salerno, medico specialista endocrinologo a Careggi

Mi scrive così, tra altre considerazioni, Roberto Salerno, a proposito di medici di famiglia, eccetera. “La storia che i medici di famiglia devono essere convenzionati e non dipendenti se no si mina il rapporto di fiducia, è un’ipocrisia. Un paziente, un cittadino vorrebbe sempre poter scegliere il medico: anche per la medicina specialistica, ma non è possibile. Se provi a telefonare al Cup metropolitano e chiedi di essere visitato dal tale cardiologo di cui ti hanno parlato, la signora del call center ti risponde gentilmente che la richiesta nominativa non è possibile, il Sistema sanitario regionale ti garantisce la prestazione specialistica ma non ‘quello’ specialista. Se vuoi proprio quello devi richiederlo in libera professione intramoenia. Avendo fatto per un quarantennio il medico specialista endocrinologo a Careggi ed essendo uno dei più vecchi e conosciuti, non ipso facto uno dei più bravi, dai medici di base alla cui scuola di specializzazione tuttora insegno, capitava continuamente che i pazienti chiedessero una visita con me. Mi era vietato e allora, per venire loro incontro, non essendo per carattere, cultura e formazione votato alla ‘marchetta’, li mettevo ‘fuori lista in aggiunta’ con eventuale disappunto del personale di reparto che era spesso costretto ad allungare l’orario di chiusura del turno, e ricevendo anche richiami ufficiali (facevo effettivamente una cosa semi-illecita).

 

 

Ora un medico di base, o di famiglia che dir si voglia, potrebbe essere tranquillamente dipendente e non in convenzione. Un cittadino potrebbe sceglierlo ma non con il massimale di 1.500 iscritti: è impossibile gestire un numero così già in condizioni ‘ordinarie’, figurarsi in un’emergenza, e fare una lista d’attesa di chi non è riuscito a iscriversi con quel medico ed è stato ‘costretto’ a prenderne un altro. Condivido invece le cose che dice Alessandro Frati sulla gestione dei contagi a domicilio. Con alcune avvertenze semplici si potrebbero evitare disagi ai pazienti, e anche ai medici e al Sistema sanitario. Nel mio piccolo, pur su una sponda ormai da ex, medico ospedaliero e pensionato, lo faccio per chi me lo chiede. Positivi al Covid, asintomatici, tre consigli: procuratevi un termometro, un saturimetro e una scatola di cortisone. Misurate la saturazione, prima e dopo avere fatto un giro per casa a passo un po’ veloce. Se scende sotto i 94-93 allertatevi e cominciate a chiamare qualcuno, se vi riesce il vostro medico e da lui l’Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr), altrimenti direttamente il 118 dicendo che siete positivi e la saturazione è 93. Speriamo bene. 

 

Un’ultima cosa sull’Usca: stanno facendo un gran lavoro. Gli infermieri in queste unità di assistenza sono molto sfruttati. Ma è l’intera Usca a essere considerata un po’ un braccio di servizio di cose che dovrebbero fare altri o almeno anche altri. Sarebbe bene che almeno la regione Toscana, regione virtuosa e non canaglia, riconoscesse funzioni, logistica e remunerazione adeguata. Ho sentito nei giorni scorsi un medico di famiglia della zona di Prato-Montale-Pistoia, gli chiedevo come stava andando con le Usca e mi ha detto bene, abbiamo messo su una bella squadretta di ragazzi. Ora sarà perché la parola ‘squadretta’ suona male, non sono riuscito a gradire del tutto. Ho la brutta impressione che, a fronte del lavoro indispensabile e generoso che fanno, con l’epidemia in corso si sia formato una sorta di caporalato sanitario. E spero si ponga rimedio”.

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