Una manifestazione a favore del sindaco di Riace Mimmo Lucano (Foto LaPresse)

La tortura dell'esiliato Mimmo Lucano

Adriano Sofri

La durezza è un tratto distintivo degli stati ma da noi è diventata la norma. La lezione di Lodi e Riace

Firenze sta facendo una sua gara d’inseguimento. Ieri si è saputo di due circolari della prefettura destinate ai centri di accoglienza dei richiedenti asilo (di accoglienza!). La prima obbliga a rientrare nei centri entro le 20. La seconda dispone la perquisizione dei pacchi ricevuti per controllare che non contengano oggetti “troppo costosi” acquistati online. Firenze si va piazzando bene nella gara d’inseguimento, fra Lodi e Riace. Intanto però Riace ha allungato.

 

La durezza è un tratto distintivo degli stati, dai vertici al fondo, dagli ermellini fino a qualche sportello impiegatizio stanco della vita altrui. La durezza delle burocrazie è più distratta che cattiva, diventa cattiva per abitudine o per frustrazione. La crudeltà invece esige applicazione, è una specie di buona volontà alla rovescia, è una durezza calcolata nei dettagli in modo da moltiplicare l’oltraggio e la sofferenza. Potreste perfino trovare un torturatore di professione duro senza essere crudele, ma di uno crudele farete un torturatore magnifico, appassionato, per così dire.

 

Pensieri così suscita la misura che libera Mimmo Lucano dagli arresti domiciliari seguita dal codicillo – ecco la crudeltà, come una prova d’artista – di vietargli il soggiorno nel suo paese. Dev’essere per educarlo, rieducarlo. Dev’essere per il suo e nostro bene. Alla voce: tortura.

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