Il poeta Ted Hughes (foto LaPresse)

“Ogni donna adora un fascista”

Adriano Sofri

Le lettere di Sylvia Plath a un’amica rinnovano la controversia sui maltrattamenti subiti da suo marito, il poeta Ted Hughes

Sono state ritrovate lettere di Sylvia Plath a un’amica che rinnovano la controversia sui maltrattamenti che suo marito, il poeta Ted Hughes, le avrebbe inflitto. In una Plath dice di essere stata picchiata da lui, nel 1961, pochi giorni prima di avere un aborto. È una storia tremenda, costellata dagli autolesionismi e dai tentativi di suicidio di lei, prima e dopo l’incontro con Hughes, dai ricoveri e dagli elettroshock, e alla fine dal suicidio di cui morì nel 1963, la testa in un forno a gas. Nel 1969 la donna per la quale Plath e Hughes si erano separati, Assia Wevill, si suicidò a sua volta, nello stesso modo, uccidendo la figlioletta di quattro anni avuta con lui. E si sarebbe suicidato anche, nel 2009, il secondo figlio di Plath e Hughes. Mi è difficile districarmi in una così tragica vicissitudine, di cui sono oltretutto troppo ignorante. Ma da quando l’ho sentito sono stato invincibilmente turbato da un verso famoso di Plath, nella poesia intitolata “Daddy”, scritta nel 1962. La si può ascoltare recitata da lei, terribile poesia, su YouTube. Il verso dice: Every woman adores a Fascist – ogni donna adora un fascista.