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La strategia in medio oriente è fare un poco, non fare abbastanza

Adriano Sofri
Con l’invio di altri 600 militari a Qayyara, che farà da base per la controffensiva su Mosul, annunciato dal ministro della Difesa Ash Carter, il numero totale di truppe americane in Iraq e specialmente nel Kurdistan iracheno sale a 5.200.
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Con l’invio di altri 600 militari a Qayyara, che farà da base per la controffensiva su Mosul, annunciato dal ministro della Difesa Ash Carter, il numero totale di truppe americane in Iraq e specialmente nel Kurdistan iracheno sale a 5.200. Cifra problematica: forse troppi per i risultati raggiunti finora, forse troppo pochi per quelli da raggiungere ancora. E soprattutto rafforza la domanda iniziale: perché non si è sbrigata per tempo come si doveva e poteva la pratica di una banda armata internazionale? Forse, ammesso che una strategia ci sia stata, era proprio quella: di fare un poco, di non fare abbastanza. Di tenere aperta la ferita, disinfettandone i bordi. Il bilancio di una tale strategia, anche per i suoi eventuali autori, è chiaro da tempo, e ogni giorno più chiaro. Ora bisogna fare qualcosa ad Aleppo, dove anche il troppo poco minaccia di essere troppo, e vedersela col milione e mezzo di Mosul. Siamo in ballo, benché l’Europa e le marionette del suo spettacolo pubblico non immaginino nemmeno in che ballo siamo.
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