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La frase sul terremoto che resterà

Adriano Sofri
Il terremoto ha colpito a cavallo fra due diocesi, due vescovi, due omelie da mettere a confronto.
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Il terremoto ha colpito a cavallo fra due diocesi, due vescovi, due omelie da mettere a confronto. Bisognerebbe leggere i testi interi, lo so, ma ora non ho tempo, e poi i vescovi di oggi sanno che sarà una sola frase quella che resterà, e ci hanno pensato, dunque. Uno ha detto di aver chiesto a Dio: “Che si fa?”. Uomini straziati dal dolore, poeti persuasi che non ci fosse più posto alla poesia, profeti traditi e papi inesauditi si erano rivolti al loro Dio: Dov’eri, Signore, quando…? Padre, perché ci abbandoni? Tu, Signore, non hai voluto ascoltarci! “Che si fa?”. L’altro ha detto che non è il terremoto a far male, ma le opere dell’uomo. Il Dio dei terremoti si è coperto gli occhi per l’imbarazzo. Ieri il più intempestivo dei tifoni, presto declassato a ciclone tropicale, ha infierito del nord del Giappone, nella stessa prefettura del disastro del 2011, uccidendo una dozzina di anziani in una casa di riposo. Raijin e Fujin, gli dèi del vento e delle tempeste, hanno ghignato.
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