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Guicciardini è il vero antidoto al populismo

Adriano Sofri
Postilla. Vittorio Sgarbi ha scelto il Guicciardini dei “Ricordi” per spiegare come finiranno le cose col referendum. “Spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sí folta, o uno muro sí grosso, che non vi penetrando l’occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa, o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India”.
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Postilla. Vittorio Sgarbi ha scelto il Guicciardini dei “Ricordi” per spiegare come finiranno le cose col referendum. “Spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sí folta, o uno muro sí grosso, che non vi penetrando l’occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa, o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India”. Guicciardini però è il vero antidoto al populismo, in ambedue le accezioni possibili, quella magnanima, mazziniana, e quella demagogica e ruffiana oggi imperante. Il popolo è “un animale pazzo, pieno di mille errori, di mille confusione, sanza gusto, sanza deletto, sanza stabilità”. Machiavelli sul popolo era meno ultimativo, e a volte se ne lasciava infervorare, come a proposito dei Ciompi. E la sua immagine famosa dall’introduzione al Principe è la più bella, perché va dalla piazza al palazzo e viceversa: “A conoscere bene la natura de’ populi, bisogna essere principe, et a conoscere bene quella de’ principi, bisogna essere populare”.
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