La doppia faccia della "liberazione" di Palmira

Adriano Sofri
Ecco una nuova, amara rappresentazione dell’orrenda “guerra” siriana. Le notizie dicono di un’avanzata parziale delle forze di Bashar al Assad e delle milizie sciite loro associate a Palmira, preparata da giorni di bombardamenti aerei russi.

Ecco una nuova, amara rappresentazione dell’orrenda “guerra” siriana. Le notizie dicono di un’avanzata parziale delle forze di Bashar al Assad e delle milizie sciite loro associate a Palmira, preparata da giorni di bombardamenti aerei russi. Come non rallegrarsi che l’Isis sia cacciata dalla mirabile città in cui ha fatto sfoggio della propria ferocia e brutalità, ha trucidato ed esposto il vecchio custode della sua bellezza, ha dato spettacolo della distruzione e dello spaccio di reliquie antiche. La Palmira perla del deserto e gioiello dell’Unesco ospitava anche la prigione più spaventosa del regime di Assad padre e figlio: per mezzo secolo vi sono stati sepolti, torturati e assassinati oppositori siriani e stranieri a migliaia.

 

C’era una Palmira dei turisti e una dei siriani, una che ispirava emozione l’altra che incuteva terrore. Gli scherani dell’Isis avevano preso la prigione, l’avevano svuotata dei suoi derelitti avanzi, l’avevano filmata e fotografata e poi fatta esplodere. Ecco la doppia faccia della presa e della “liberazione” di Palmira, e di ogni vicendevole vittoria di contendenti accaniti e insieme complici d’infamia. L’Isis è il nemico principale, per chiunque di noi non sia accecato, e non voglia sottrarsi all’obbligo ricattatorio di discernere il nemico principale. Ma Palmira aiuta a capire perché per tanti altri, lontano da noi, la classifica dei nemici primi e secondi possa essere diversa.

Di più su questi argomenti: