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Andare a Formia per la prima volta

Adriano Sofri
Chi non è andato a Formia, direte voi. Io, fino a venerdì scorso. E ora, come ogni esploratore, vorrei raccontarla. Ci sono andato perché vi si svolge un incontro annuale in ricordo di Vittorio Foa, che a Formia trascorse i suoi ultimi anni e morì, il 20 ottobre del 2008
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Sono andato a Formia. Chi non è andato a Formia, direte voi. Io, fino a venerdì scorso. E ora, come ogni esploratore, vorrei raccontarla. Ci sono andato perché vi si svolge un incontro annuale in ricordo di Vittorio Foa, che a Formia trascorse i suoi ultimi anni e morì, il 20 ottobre del 2008. Abbiamo discusso di immigrazione e di guerre, abbiamo camminato nella villa di Mamurra e dentro la Cisterna romana, siamo passati davanti alla (dubbia) tomba di Cicerone e a quella (certa) di sua figlia Tulliola. Erano tante le cose che non sapevo, o che avevo dimenticato. Sandro Bartolomeo, che di Formia è sindaco per antonomasia, ha ricordato che qui nel 1970 è morto anche Amadeo Bordiga, il leggendario fondatore del Partito Comunista d’Italia. A Formia, nella clinica del dottor Cusumano, era stato detenuto dal 1933 al 1935, sotto strettissima sorveglianza, benché fosse molto malato, Antonio Gramsci, che fu mandato poi a morire a Roma. Al ritorno sono corso a controllare sulle mappe di Google se le vie che Formia ha intitolato a Bordiga e a Gramsci fossero adiacenti, o addirittura si intersecassero: non so se lo desiderassi o lo temessi. Se non ho visto male sono distanti, più o meno 3 km -8 minuti, nel calcolo di Google, che è ottimista sul traffico locale- per lo più coperti dall’Appia. In uno scritto di Mariangela Lombardi ho trovato questo brano: “Secondo la testimonianza di Giuseppe De Meo, cognato di Bordiga, Gramsci e Bordiga si incontrarono a Formia nell’estate del 1935, mentre l’ingegnere napoletano si recava in bicicletta in un cantiere di lavoro. Non parlarono, si salutarono con affetto e commozione: ‘Ciao Nino’, ‘Ciao Amadeo’. Amadeo lo aspettava nei pressi della sua villetta, poco distante dalla clinica, quando sapeva che Gramsci sarebbe passato per la passeggiata, per salutarlo, senza aggiungere niente altro al semplice saluto. Gramsci però gli fece sapere che non lo aspettasse più,  perché non voleva che gli agenti si insospettissero e gli venisse tolta l’ora d’aria. Per un periodo i due si scambiarono brevi messaggi tramite un’infermiera che credo si chiamasse Teresa. ‘Amadeo fece pervenire ad Antonio anche del vino rosso, prodotto in casa, che io stessa gli portai’.” Gran bell’episodio, abbellito o no, di cui Formia non si accorse, ed è raro che le città si accorgano dei begli episodi se non molto tardi. Mi sono detto che Formia dev’essere un buon posto per morire, e se non avessi già un impegno irrevocabile altrove ci penserei. Ma in realtà Formia dev’essere un buonissimo posto per vivere, e per questo Cicerone ci fece la sua villa, quando non sapeva che lo avrebbero ammazzato, e Bordiga ci condusse la sua imperterrita ultima esistenza, e Vittorio Foa la sua, curiosa di futuro. 
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