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Salvare i siriani o le opere d'arte? Nel dubbio, nessuno dei due

Adriano Sofri
Con la pubblica e applaudita decapitazione, nella piazza di Palmira, di Khaled Asaad, 82 anni, da parte del sedicente Califfato, si deve considerare chiusa una delle più stolide discussioni del nostro spazio futile e vigliacco: se sia più giusto difendere i monumenti e le opere d’arte, o gli esseri
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Con la pubblica e applaudita decapitazione, nella piazza di Palmira, di Khaled Asaad, 82 anni, da parte del sedicente Califfato, si deve considerare chiusa una delle più stolide discussioni del nostro spazio futile e vigliacco: se sia più giusto difendere i monumenti e le opere d’arte, o gli esseri umani viventi. L’alternativa, che permette a ingegni vanitosi e severi di riempire colonne su colonne, non si pone pressoché mai nella realtà. Per giunta, nella realtà, non si difendono né le opere d’arte e i monumenti, né gli esseri umani viventi.  Nella realtà, Khaled Asaad, il più vivo degli esseri umani, viene sgozzato e appeso a una colonna monumentale. La soluzione degli sgozzatori è quella del nodo di Gordio: che però era un capolavoro senza capo né coda, mentre l’alternativa fra monumenti e vite umane è una colossale cazzata.
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