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I 90 anni di Emanuele Macaluso, un anno dopo

Adriano Sofri
Un anno fa, Emanuele Macaluso compiva novant’anni. C’era una festa per lui al Senato, tenevo a esserci perché gli voglio bene.
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Un anno fa, Emanuele Macaluso compiva novant’anni. C’era una festa per lui al Senato, tenevo a esserci perché gli voglio bene. Era di mattina, per arrivare in tempo avevo rinunziato ad andare a dormire: ho orari strampalati, e ci metto quasi altrettanto dalla mia casa di campagna a Santa Maria Novella che da qui a Roma. Piccolo sacrificio cui mi sobbarcai volentieri, e anche a un altro: mi misi una cravatta, dubitando che fosse d’obbligo in locali del Parlamento. Doveva essere la mia prima cravatta da una quarantina d’anni: sarei stato più disinvolto se avessi portato un cartello con su scritto Viva Emanuele. C’era anche qualche contrattempo di traffico a Roma, e spiegai al tassista la circostanza: lui sembrò parteciparne sentitamente. Entrai al Senato, trafelato, sventolando l’invito ricevuto dal Quirinale: “Alla Sala Koch”. Una giovane donna elegante mi guidò, salimmo di un piano, era gentile ma aveva un’espressione sconcertata, o scontenta. Una che ce l’ha con me, pensai – amen. “La sala Koch è qui”, disse, davanti a un corridoio e una porta chiusa, cortese ma visibilmente imbarazzata e interrogativa. “Il compleanno di Emanuele Macaluso…”, dissi, un po’ seccato. “Sì – disse lei, incoraggiante – ma è domani”. Era domani, infatti. A volte io faccio confusione: avevo preso il venti marzo per un ventuno. Controllai il mio invito, per salvare la faccia. Poi presi la mano della giovane signora e dissi: “Senta, non lo dica a nessuno”. Rifeci la strada, all’ora di pranzo ero già a Tavarnuzze. La mattina dopo restai a dormire: due notti in bianco di seguito, due cravatte di seguito, non me la sentivo più, ed ero anche demoralizzato. Bene: oggi, sabato 21 marzo 2015, Emanuele Macaluso compie novantun anni. Non posso esserci, ma questi sono i miei auguri.
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