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La terza guerra mondiale a pezzi

Adriano Sofri
Sento la mancanza di un’analisi sinottica di partiti e movimenti più o meno nuovi nella sinistra europea che documenti e metta a confronto le loro posizioni sulla situazione internazionale, e più precisamente su quella che anche il Papa ha chiamato la terza guerra mondiale a pezzi.
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Sento la mancanza di un’analisi sinottica di partiti e movimenti più o meno nuovi nella sinistra europea che documenti e metta a confronto le loro posizioni sulla situazione internazionale, e più precisamente su quella che anche il Papa ha chiamato la terza guerra mondiale a pezzi. Trovo infatti abbastanza sconcertante che visioni e programmi di queste formazioni non siano valutati su questo metro, almeno quanto su altri temi. Naturalmente, sappiamo (più o meno) che cosa dicono dell’adesione all’Unione europea, o della permanenza nell’euro, o dell’accoglienza o del rifiuto dell’immigrazione, o dell’invadenza della finanza mondiale. Sappiamo pochissimo di che cosa pensino, e se pensino qualcosa, della guerra in Ucraina e dei rapporti con la Russia di Putin, del conflitto israelo-palestinese, della guerra in medio oriente e in Africa, della necessità e della possibilità di una polizia internazionale, dell’azione della giustizia penale internazionale. Dico di partiti e movimenti di sinistra, perché di quelli di destra è più facile conoscere o dedurre le risposte: comprese quelle meno scontate che però hanno fatto enormi passi comuni, come l’amore per Vladimir Putin. Magari si ritroverebbe anche in qualche parte dello schieramento opposto. Anche di partiti e movimenti di sinistra si conosce una risposta universale: sono contro la guerra. Peccato che oggi non ci sia frase più equivoca, se non losca, che quella. Io sono contro la guerra. Qui evito di dirlo, in odio alla retorica e alle sue rimozioni. In un campo di profughi yazidi a Dohuk, semplicemente, mi vergogno di dirlo.
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